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Pescara,celebrato il Giorno del Ricordo

da Redazione

PESCARA – Si è svolta ieri la cerimonia di commemorazione del Giorno del Ricordo con grande partecipazione della città che ha affollato la chiesa dello Spirito Santo, seguendo con emozione la funzione religiosa e poi partecipando alla deposizione della corona d’alloro nella piazza Martiri Giuliano-Dalmati che nel 2001 l’amministrazione comunale del sindaco Pace ha realizzato presso la rotonda del Rampigna.Presenti il   sindaco Albore Mascia, i rappresentanti di tutte le Forze dell’Ordine, il Prefetto Vincenzo D’Antuono, il Vicepresidente della Provincia di Pescara Fabrizio Rapposelli, gli assessori comunali Nicola Ricotta e Giovanna Porcaro, il capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Armando Foschi con la fascia del Presidente del Consiglio comunale, i consiglieri regionali Lorenzo Sospiri e Alessandra Petri, il consigliere comunale Vincenzo D’Incecco, il consigliere di Circoscrizione Benedetto Gasbarro, il Coro Polifonico della Polizia municipale di Pescara, il segretario dell’Ugl Geremia Mancini e il Presidente dell’Associazione Esuli Giuliano Dalmati Mario Diracca.Il sindaco ha ricordato che le Foibe sono state una tragedia che ha sconvolto il popolo italiano e che per 62 anni, è stata colpevolmente ignorata, lasciata nel silenzio, sino a quando i nostri esuli hanno iniziato a raccontare, a rivivere, a ripercorrere un capitolo drammatico della nostra storia .

A chiudere la funzione religiosa è stato Mario Diracca, Presidente dell’Associazione esuli Venezia Giulia-Dalmazia, il quale ha ricordato il “terrore vissuto nei giorni delle Foibe, le difficoltà che gli istriani e i dalmati hanno dovuto affrontare una volta esiliati in Italia, difficoltà pure fronteggiate con la felicità comunque di essere in patria. Ma ricordo soprattutto le persecuzioni, i massacri, le angherie: essere italiani significava essere ‘fascisti’ e soggetti da eliminare fisicamente, a partire dai rappresentanti dello Stato, ossia Carabinieri e Guardia di Finanza, Polizia e Vigili urbani, sacerdoti, suore, giudici e chiunque avesse prestato servizio all’Italia. E poi l’esilio di 350mila persone sradicate dalla propria terra e ignorate per sessantadue anni da una politica vile. Ai ragazzi dico ‘siate fieri di essere italiani’, amate la patria e soprattutto siate orgogliosi di quanti si sono immolati per la libertà”.

“Il nostro Paese – ha ricordato il sindaco Albore Mascia – nel 2004 ha istituito la commemorazione delle Foibe, da sempre nel cuore di ogni italiano. I massacri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata richiamano alla memoria una triste pagina della storia contemporanea in cui fra il 1943 e il 1945 fu sterminato un numero imprecisato di italiani che varia addirittura sino a un massimo di 15mila persone. E un numero ancora superiore di esuli che si aggira fra i 250mila e i 270mila. Quei numeri restituiscono l’immagine di un periodo storico dai contorni inquietanti, vissuto dai nostri concittadini con dolore per l’incertezza del loro futuro, divisi tra il restare in quella terra che una volta apparteneva loro e sottomettersi a un giogo costrittore rischiando anche di perdere la vita, oppure lasciare le proprie case, abbandonare i luoghi di sempre, le abitudini care, gli affetti sinceri, i volti e i paesaggi conosciuti a memoria. Tale ‘tepore di casa’ fu spazzato via con un moto di odio e di furia sanguinaria, e con un disegno annessionistico slavo che assunse i contorni della pulizia etnica. Un moto d’odio che, volendo eliminare soggetti e strutture ricollegabili al fascismo, alla dominazione nazista e allo Stato italiano, finì invece per realizzare un tragico disegno di epurazione. E allora ricordare è importante, per chiedere ai ragazzi di lavorare per costruire un’Europa sempre più degna di essere vissuta, perché possa essere cancellato ogni disegno totalitarista”.

Subito dopo la funzione religiosa, accompagnata dal Coro Polifonico della Polizia municipale, e dai rappresentanti di tutti gli Ordini Militari, comprese le Guardie del Pantheon, si è snodato il corteo verso il Cippo sistemato in piazza Martiri Giuliano-Dalmati, presso la rotonda del Rampigna, dove, dopo la benedizione e la lettura della Preghiera dell’Esule, è stata deposta la corona d’alloro ai piedi del Cippo.

“Pescara è forse stata tra le prime città italiane, già negli anni ’90, a commemorare in modo adeguato il dramma delle Foibe – ha ricordato il sindaco Albore Mascia -, con la partecipazione della comunità di esuli che vive nel capoluogo adriatico, tanto da dedicare a quegli italiani una piazza della città. Poi, dal 2004, con l’istituzione del Giorno del Ricordo, la presenza dei cittadini è divenuta sempre più numerosa, con il forte coinvolgimento anche dei ragazzi che hanno fame di conoscenza, che vogliono apprendere i dettagli di una vicenda che fa purtroppo parte della storia d’Italia e che pure spesso non riescono a rintracciare neanche nei propri manuali. E’ un dovere per le Istituzioni ricordare le vittime di tutte le follie e i genocidi che hanno sconvolto l’umanità, come la Shoah o le Foibe, attribuendo a ciascuno di tali eventi eguale dignità perché gli italiani che sono stati vittime di quelle tragedie non hanno colore politico, ma sono solo donne, uomini, che hanno subito una barbarie. Tali cerimonie sono un minimo, piccolissimo, risarcimento per chi ha dovuto subire l’esodo. Ricordiamo che non esistono martiri di serie A o di serie B e quando ancora oggi, purtroppo, sento dire che il dramma delle Foibe è una celebrazione solo di una parte del nostro Paese mi indigno perché è l’ennesimo esempio di una politica che tenta di strumentalizzare tutto pur di trasformare ogni cosa in un momento di scontro amaro”.

 

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