Ad aprire il confronto è stato il presidente dell’associazione Sea River Tenaglia, che ha sottolineato in più di una circostanza le condizioni in cui versava la Regione Abruzzo, nel momento in cui Chiodi si è insediato e ciò che il governatore della Regione ha realizzato in questi cinque anni di governo, mentre il prof. Boldirin è riuscito a portare il movimento “ FARE” alla ribalta.
Dopo i saluti iniziali è stato il presidente Chiodi, a prendere la parola: “Io, credo che questo paese debba capire che esiste un iceberg – dice il presidente – io, dico che ci sono alcuni condizionamenti sui quali noi, dobbiamo prendere atto e non porre in discussione: uno è il tema della globalizzazione che è frutto di alcune scelte politiche a livello di commercio internazionale ma, soprattutto frutto di uno sviluppo scientifico e tecnologico che deriva dalla rete e di tutto ciò che consente alla finanza e di avere un ruolo attraverso la rete molto più veloce e decisivo di quello che magari accadeva in passato e poi, i processi demografici il nostro paese che sta diventando vecchio, l’Abruzzo ha raggiunto per il 22% della sua popolazione supera i 65 anni”.
Chiodi, durante il suo dibattito si sofferma sulla crisi che il nostro paese sta vivendo: “ Se noi, non prendiamo atto della crisi che stiamo vivendo confondiamo quali sono le cause e gli effetti ed in Politica confondere le cause e gli effetti comporta un errore molto grave.Questa crisi è l’effetto di certe situazioni – dice Chiodi – la nostra crisi è doppia: questa non è una crisi finanziaria, prima è una crisi strutturale che riguarda il nostro sistema industriale le nostre imprese non assumono, ma licenziano perché perdono mercato e non sono competitive rispetto ai concorrenti e poi, c’è una crisi da debito, nasce da una constatazione che c’è un limite all’espansione del debito per un paese”.
Nel corso del confronto Chiodi, si sofferma sul perché delle mancate riforme:
“Perché il vero scopo di molti politici non è fare le riforme, spesso impopolari (o comunque impopolari per chi non ne trarrebbe più un vantaggio), ma essere rieletti. Se fai una riforma, necessaria, chi viene toccato nei suoi privilegi e nei suoi poteri strilla, si mobilita, protesta, accende i media, invece, chi se ne avvantaggerebbe non fa la stessa cosa. La Psicologia insegna che il rischio di perdere qualcosa che si ha, porta ad una reazione più forte rispetto a quella di chi conquisterebbe qualcosa che ancora non ha. Le proteste puntuali condizionano più della maggioranza silenziosa. Ecco perché una classe dirigente si misura per il coraggio di apparire nel breve termine impopolare. Poi spetta agli elettori. Gli inglesi rielessero la Thatcher tre volte nonostante gli scioperi e le contestazioni. In Italia non credo sarebbe avvenuto. Come si può riformare un sistema aspettandosi che qualcuno accetti una diminuzione dei propri poteri? Quando il potere viene re distribuito c’è sempre qualcuno (che prima aveva qualcosa) che resta a mani vuote: senza incarico, senza stipendio, senza privilegi. Per questo motivo é così dura cambiare i sistemi democratici (Precht). Vale per le regioni, le province, i primariati, gli ospedali, le burocrazie statali e regionali insomma per tutto”.
In avvio di conclusione, Chiodi ha ricordato alla platea presente il lavoro fatto dalla sua amministrazione ed indica la strada per uscire dalla crisi.
“Prima cosa da fare – afferma Chiodi – contenere la spesa pubblica. L’Abruzzo, può essere la metafora del paese quando noi ci siamo insediati era la regione più indebitata d’Italia, in proporzione alle sue entrati fiscali ed era la Regione più tassata d’Italia, perché aveva dovuto aumentare le addizionali regionali per far fronte, ai disavanzi sanitari. Oggi, la Regione non è più la più indebitata d’Italia, perché ha ridotto le addizionali regionali alle imprese del 30% e anche alle persone fisiche fino a 25 mila € di debito, perché riteniamo che i produttori debbano essere salvaguardati. Dal 2015 – dice Chiodi – libereremo risorse per oltre 60 milioni di € che potranno essere utilizzati per politiche o di spesa o di riduzione delle tasse perché avremmo finito di pagare le famose cartolarizzazioni che furono fatte nel 2005 e che duravano dieci anni, e che posso essere rimesse in circolo per politiche di qualità senza tassare di nuovo i cittadini e senza aumentare il suo livello di debito”.
L'Opinionista © 2008 - 2024 - Abruzzonews supplemento a L'Opinionista Giornale Online
reg. tribunale Pescara n.08/2008 - iscrizione al ROC n°17982 - P.iva 01873660680
Informazione Abruzzo: chi siamo, contatta la Redazione, pubblicità, archivio notizie, privacy e policy cookie
SOCIAL: Facebook - Twitter