D’Alfonso annuncia un confronto con i vertici di Trenitalia e avverte: fuori senza questa dimensione destinati alla marginalità
PESCARA – «La strategia macro regionale europea ci costringe a ripensare tutti gli strumenti della programmazione, perché fuori da questo scenario, che produce convenienze, l’Abruzzo non ha futuro». Lo ha detto il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, intervenendo ieri mattina, a Pescara, all’EuropAurum, al convengo “Macro regione adriatico-ionica, il progetto diventa realtà”. Organizzato da un folto parterre di associazioni d’impresa e sindacati dei lavoratori (Casartigiani, Cia, Cna, Coldiretti, Confapi, Confartigianato, Confindustria, Confesercenti, Cgil, Cisl, Uil e Ugl), il confronto ha rappresentato l’occasione, per lo stesso neo presidente della Regione, di annunciare l’imminente vertice in programma proprio in Abruzzo, con il Gotha nazionale di Trenitalia, su temi di maggiore interesse per il nostro territorio: aggancio all’Alta velocità ferroviaria sulla dorsale adriatica, potenziamento della linea di collegamento con la Capitale.
Agli scenari ambiziosi della macro-regionale ha dedicato il suo intervento introduttivo il segretario regionale della Cisl di Abruzzo e Molise, Maurizio Spina, che ha pure ricordato le tappe ravvicinate che trasformeranno in realtà, dopo l’area danubiana e baltica, anche la nuova realtà istituzionale adriatico-ionica.
«Ma l’Abruzzo – ha avvertito – deve recuperare il terreno perduto, tanto nella capacità progettuale che nelle relazioni con altri territori, senza le quali è forte il rischio che il suo territorio resti tagliato fuori dalla ripartizione dei fondi comunitari», una torta che per la sola programmazione destinata alle reti infrastrutturali (ferrovia, banda larga) vale qualcosa come 50 miliardi di euro. A condizione, appunto, di saper realizzare sinergie tra le diverse realtà, fare rete, operare scelte condivise.
Diversi, oltre a reti e trasporti, i campi di una possibile azione comune tra gli otto Paesi coinvolti (con l’Italia, anche Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Grecia, Slovenia e Serbia-Montenegro) nella nuova macro-regione: politiche sociali, energia, ambiente, clima, ricerca e innovazione, turismo, sono i temi in cima all’agenda degli impegni comuni. Proprio ai rapporti tra i diversi territori, ma anche alle criticità che rischiano di penalizzare l’Abruzzo, ha dedicato un approfondimento il professor Roberto Mascarucci, docente alla Facoltà di Architettura, dell’Università d’Annunzio, che lavora da anni su questo tema; circostanza, questa, che ha permesso al neo presidente della Regione, di annunciare in anteprima un confronto imminente, e proprio in terra d’Abruzzo, con l’intero vertice di Trenitalia. Un faccia a faccia, in tema di infrastrutture, destinato a gettare le basi per un confronto sui principali dossier che interessano l’Abruzzo delle strade ferrate: aggancio all’Alta velocità sulla dorsale adriatica, potenziamento della linea con la Capitale.
D’Alfonso, che ha riconosciuto agli organizzatori dell’incontro di questa mattina un forte impegno «che viene da lontano», ha ammonito tuttavia «come la dimensione macro-regionale sia, soprattutto, una strategia di carattere culturale, non una nuova sovrastruttura che si sostituisce o si somma a istituzioni rappresentative esistenti: una dimensione che richiede la capacità di rimettersi in discussione, di fare un salto culturale».
Nei loro interventi, poi, Stefano Palmieri e Claudio Cappellini, componenti del Cese, il Comitato economico e sociale europeo, hanno ricordato le diverse opportunità che la dimensione macro-regionale regalerà all’Abruzzo: come ad esempio, la possibilità di sostenere, con gli altri partner, l’impegno finanziario per la realizzazione di opere di interesse comune, anche di grande interesse per il mondo della piccola e della micro-impresa. Al «recupero di un ruolo per l’Abruzzo, uscendo dall’invocazione rituale sui fondi comunitari», ha fatto riferimento nel suo iniziale indirizzo di saluto il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, che è anche presidente del Forum delle città dell’Adriatico e dello Ionio: «Serve – ha aggiunto – una forte capacità di recuperare una dimensione progettuale credibile, sin qui mancata».
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