PESCARA – Al via oggi,1 febbraio, il processo sul “Fangodotto” , uno dei tanti processi di portata storica per la Provincia di Pescara se si tiene conto del numero dei rinviati a giudizio e delle loro credenziali.Infatti sono stati rinviati a giudizio oltre che al Sindaco di Pianella ex Parlamentare ex presidente dell’ATO Giorgio D’Ambrosio, il legale rappresentante del gruppo imprenditoriale Di Vincenzo ed altri tra funzionari pubblici e imprenditori. Quella di oggi sarà la prima udienza.
Ha dichiarato Giovanni D’Andrea Segretario Regionale di Codici:
l’Associazione CODICI Abruzzo è parte civile poiché fu proprio quest’associazione con vari esposti il primo dei quali presentati nel 2005 ad innescare una serie di indagini che portarono gli inquirenti a scoprire vari reati insieme ad una mole di danaro pubblico spesi per fini privati. La storia del fango dotto è emblematica per capire meccanismi perversi e anomali che stanno alla base delle realizzazioni di quasi tutte le grandi opere pubbliche del nostro paese e che pongono al centro dell’obiettivo non la realizzazione di opere funzionali ed efficienti per la collettività ma la costituzione di fondi da erogare alla politica e o a singoli personaggi truffando lo stato e la collettività.
Ha spiegato Domenico Pettinari Segretario Provinciale di CODICI:
il progetto del fangodotto risale al 1989 ed aveva l’obiettivo di realizzare appunto una condotta che partendo dall’impianto di depurazione di Montesilvano era in grado di trasportare attraversando la città di Pescara i fanghi reflui presso l’impianto di depurazione di Pescara dove insieme ai fanghi di quell’impianto, attraverso un processo chimico industriale innovativo dovevano essere trasformati in concime da utilizzare come fertilizzante.
La condotta non fu mai realizzata e la Provincia di Pescara che era stazione appaltante e committente in quanto titolare del finanziamento FIO di circa 30 miliardi di vecchie lire anziché di restituire il finanziamento pensò bene di proseguire nella realizzazione di un opera fantasma pur di lucrare sul danaro pubblico utilizzando solo una parte per realizzare una struttura inutilizzata ed obsoleta che non avendo mai potuto consentire di collaudare l’impianto “a caldo” ha ingenerato un ulteriore sperpero di danaro pubblico poiché il Comune di Pescara ha dovuto dare in gestione l’impianto di depurazione all’impresa Di Vincenzo per un ammontare di circa 1.200.000,00= euro l’anno.
Ha concluso D’Andrea:
un magnifico esempio di sperpero di danaro pubblico sanzionato anche dalla Procura Regionale della Corte dei Conti , in barba a tutti i cittadini di anno in anno vedevano aumentare la tassa di depurazione.