PESCARA – L’assessore ai Tributi Massimo Filippello, commentando la manifestazione indetta ieri a Pescara dalla Confcommercio, ha detto che dalla stessa non trapelava alcuna volontà di confronto con la pubblica amministrazione, ma solo la voglia di sfogarsi degli operatori commerciali che hanno preso parte all’iniziativa contro la crisi che ha colpito Pescara, l’Abruzzo e il mondo intero. L’assessore è rammaricato per quei commercianti che magari avrebbero voluto discutere con il governo cittadino e ai quali invece tutto questo è stato impedito ed ha ribadito la disponibilità dell’amministrazione comunale a dialogare.
“Una manifestazione – ha commentato l’assessore Filippello – che ha di fatto replicato, nelle modalità e nelle intenzioni, quella svoltasi martedì scorso a Roma, con lo stesso disagio, con lo stesso malcontento e con gli stessi timori che non riguardano una sola categoria, ma tutti i contribuenti, a partire dalle famiglie che hanno sempre maggiori difficoltà a pagare quegli oneri fiscali imposti dallo Stato, come l’Imu e oggi anche la Tares. Sicuramente quella odierna era, nelle volontà e nelle intenzioni, una riunione ben diversa da quella che si è svolta nei giorni scorsi sempre in Sala consiliare, concordata con il gruppo No-Tares, e che ha visto, in quell’occasione la presenza di oltre 250 operatori commerciali, a differenza di oggi, operatori che, quella volta, volevano confrontarsi con la pubblica amministrazione. Stamane alcuni interlocutori dell’evento hanno chiesto la mia presenza in aula; quando sono arrivato ho semplicemente chiesto quali fossero le categorie produttive rappresentate in aula, ovvero se si trattasse solo di commercianti, o magari anche artigiani, ristoratori, operatori del settore abbigliamento, o professionisti. E questo perché anche sulla Tares non è possibile fare generalizzazioni, visto che addirittura ci sono commercianti, come i negozi di abbigliamento, che hanno beneficiato di una riduzione della tassa rispetto al regime Tarsu, anche se non osano dirlo, spesso per non urtare la sensibilità di colleghi appartenenti alle sole 6 categorie su 30 che hanno subito degli aumenti sensibili su decisione del Consiglio comunale, che ha approvato aliquote e tariffe, decisione dunque non riconducibile al sindaco, o alla giunta o alla maggioranza di governo. Ma quella semplice domanda è stata l’innesco delle urla che hanno reso impossibile qualunque confronto: alcuni operatori hanno imposto a tutti gli altri di lasciare l’aula consiliare vietando loro di interloquire con l’amministrazione. Un comportamento che non oso definire, e che spero sia dettato solo dall’ansia, dall’angoscia e dalla crisi che ha colpito tutti, dalle famiglie agli Enti pubblici. Comprendo la rabbia e i timori, comprendo lo sfogo degli operatori commerciali, non accetto la posizione di chi sta strumentalizzando stati d’animo determinati non certo dal Comune di Pescara, ma, nel caso, dalle decisioni assunte a Roma. Per questa ragione l’amministrazione comunale ribadisce di mantenere aperte le proprie porte alle istanze del nostro mondo produttivo, pronti al confronto, ovunque e in qualunque momento esso si voglia svolgere”.