PESCARA – Grazie ad un ordinananza del Tar di Pescara, l’Amministrazione comunale del capoluogo adriatico è ufficialmente rientrata in possesso della banca dati storica della città su tutti i contribuenti censiti ed ha così chiuso definitivamente un capitolo complesso. Si tratta di 170 faldoni che costituiscono l’archivio contributivo del Comune e che la Tributi Italia aveva rifiutato di consegnare un anno fa quando, dopo l’avvio delle procedure giudiziarie, il Comune stesso aveva affidato il servizio di riscossione all’Aipa. Ora i responsabili del Comune esamineranno tutta la documentazione cartacea per quantificare il danno arrecato alle casse comunali per le partite che non si sono potute riscuotere e ormai prescritte e per le quali verrà richiesto il risarcimento del danno patrimoniale nei confronti di Tributi Italia stessa, per ora già quantificato in circa 2milioni di euro.
L’assessore alle Entrate Massimo Filippello,ieri, ufficializzando l’esecuzione del provvedimento, ha ricordato:
parliamo di una vicenda che ho ereditato e della quale ho iniziato a occuparmi due giorni dopo il nostro insediamento, ossia il 7 luglio 2009: subito, esaminando le carte, mi sono reso conto che qualcosa non quadrava, e in particolare ho compreso che, nel contratto con Tributi Italia, mancava la polizza fideiussoria che dava le garanzie al Comune per eventuali ammanchi. Ho subito coinvolto tutta la struttura comunale e gli uffici e siamo arrivati alla conclusione che in realtà non mancava solo la polizza, ma non erano stati eseguiti neanche gli adempimenti relativi alle certificazioni Inps e Inail. Ci siamo messi in contatto con i vertici di Tributi Italia, con i quali abbiamo avuto un incontro nel settembre del 2009, e in quell’occasione gli stessi responsabili ci avevano rassicurato circa la volontà di mettere in regola tutte le carte, impegnandosi entro un mese e mezzo a firmare la polizza e a regolarizzare la posizione contributiva dei dipendenti. Nel frattempo però anche l’amministrazione comunale ha adottato le proprie misure di cautela: prima infatti Tributi Italia era tenuta a incassare i Tributi per poi riversare l’aggio al Comune. A fronte di un’assenza di versamenti per diverse centinaia di migliaia di euro, circa 560mila euro, l’amministrazione ha adottato il cash pooling, ossia abbiamo riversato direttamente su un conto del Comune i tributi, trattenendo l’aggio, ossia il 17-18 per cento. Ovviamente abbiamo presentato la nostra diffida a versare tutto il pregresso entro 30 giorni, richiesta che non ha avuto seguito e di conseguenza i nostri uffici sono andati avanti con la richiesta di revoca del mandato a Tributi Italia, ma non a seguito delle varie cancellazioni della società dall’Albo delle società di riscossione, cancellazioni puntualmente impugnate dalla società dinanzi al Consiglio di Stato che ha concesso delle sospensive contro le sentenze, consentendo alla stessa Tributi Italia di proseguire la propria attività presso i Comuni in cui si era aggiudicata il servizio.
Il Comune di Pescara ha presentato richiesta di revoca del mandato per inadempienza contrattuale nei nostri confronti, ossia per mancata esibizione della polizza fideiussoria e per mancata regolarizzazione delle posizioni Inps e Inail. Tributi Italia ha ovviamente presentato appello ai ricorsi e alle sentenze, nel corso del 2010 è stato nominato un Commissario straordinario da parte del Ministero per lo Sviluppo Economico con il compito di gestire eventuali contenziosi e dare la possibilità ai Comuni creditori di inserirsi nelle procedure di passività. Nell’ottobre del 2010, su richiesta del Comune di Pescara, il Tar Abruzzo ha emesso un’ordinanza che impegnava Tributi Italia a consegnare tutta la documentazione inerente la banca dati dei contribuenti della nostra città entro 30 giorni; Tributi Italia ha presentato appello contro l’ordinanza e il Consiglio di Stato si è pronunciato dicendo che era il Tar a dover entrare nel merito della vicenda e definire se Tributi Italia fosse o meno obbligata a restituire tutta la documentazione e a risarcire la nostra amministrazione comunale la quale, a febbraio 2010, ha intanto affidato il servizio di riscossione alla società giunta seconda nella gara d’appalto, la Aipa di Milano, che però ha impiegato un anno per ricostruire tutta la banca dati, assumendo personale che si è occupato di ripercorrere il territorio centimetro per centimetro.
Il Comune di Pescara ha continuato a seguire il ‘caso’ in tutte le sue fasi e abbiamo ribadito nuovamente le nostre istanze al Tar che lo scorso marzo è entrato nel merito del nostro ricorso e con sentenza numero 68 ha accolto definitivamente il ricorso stesso, condannando la società Tributi Italia alla consegna, entro 30 giorni dalla notifica della sentenza, di tutta la documentazione cartacea e le banche dati informatiche relative ai servizi oggetto del contratto di concessione. Inoltre ha anche previsto la condanna a risarcire il Comune di Pescara di eventuali danni patrimoniali subiti, danno che saremmo stati in grado di quantificare una volta acquisite le banche dati: gli ammanchi già contabilizzati, al primo marzo 2011, ammontavano a 560mila euro, ai quali dovremo però aggiungere tutte le attività di accertamento che la società non ha effettuato e che oggi sono andate prescritte, facendo salire la somma a circa 2milioni di euro. Ieri è arrivata nei nostri uffici l’ordinanza con la quale il Tar ci ha autorizzato a procedere con l’esecuzione forzata del dispositivo della sentenza per rientrare in possesso della banca dati che Tributi Italia non ci ha mai consegnato, nonostante il pronunciamento del Tribunale amministrativo: ieri pomeriggio i nostri responsabili, con un Ufficiale Giudiziario, si sono recati negli ex uffici di Tributi Italia a Pescara, in via Bologna, chiusi dal gennaio-febbraio 2010, e uno alla volta abbiamo caricato sui nostri mezzi e portato in ufficio i 170 faldoni contenenti tutta la documentazione cartacea che rappresenta la banca dati storica, un archivio insostituibile, di tutti i contribuenti di Pescara. Ovviamente la documentazione verrà ora trasferita all’Aipa che dovrà cominciare a esaminare foglio per foglio per ricostruire la banca dati cittadina originaria, un lavoro sicuramente lungo, complicato, laborioso, che però ci consentirà anche di quantificare il danno patrimoniale effettivo che Tributi Italia ha arrecato alle casse comunali per tutte quelle partite economiche di tributi arretrati, come il canone di occupazione del suolo pubblico, l’imposta sulla pubblicità e il canone delle affissioni, che i cittadini eventualmente non hanno versato e che ormai sono andate prescritte, dunque non sono più riscuotibili. Ovviamente chiederemo alla società il risarcimento di quel danno inserendoci nella procedura fallimentare in atto. Certo è che l’amministrazione comunale di Pescara rappresenta, probabilmente, un caso unico nel panorama nazionale di Comune che è riuscito a risolvere una problematica di notevole portata senza arrecare disagi alla città, chiudendo in modo rapido e tempestivo una vicenda difficile.