Vista l’attuale situazione delle acque del mare e del fiume, il Consorzio Imprese Balneari dell’Adriatico vuole accertare cause e responsabilità
PESCARA – Il Consorzio Imprese Balneari dell’Adriatico (CIBA) scende in campo per salvaguardare la salute del mare e del fiume, preziose risorse della città di Pescara sotto il profilo ambientalistico, paesaggistico, turistico ed economico.
Nel corso di un’assemblea generale che si è svolta nei giorni scorsi, i balneatori che aderiscono al Consorzio, hanno affidato un mandato esplorativo ad un legale pescarese, l’avvocato Ernesto Torino Rodriguez, e ad un pool di esperti del settore affinché ricostruiscano dettagliatamente tutte le tappe che hanno portato all’attuale situazione di inquinamento del mare e del fiume Pescara, con incalcolabili danni all’economia turistica della città. Il senso della protesta è stato sintetizzato in una locandina che verrà affissa negli stabilimenti balneari aderenti al CIBA che sono: Plinius, Coralba, Circolo della Vela, Tramonto, Nettuno, Trieste, Lido, Oriente, Apollo, Gilda, Sirenetta, Penelope, Zara, Croce del Sud, Miramare, La Prora, La Mila, 4 Vele, Tortuga, Saturno, Pepito Beach, SoleLuna, Lido Beach.
“Vogliamo capire esattamente come e perché la risorsa principale della nostra città sia stata così maltrattata negli ultimi 20 anni” – spiega Stefano Cardelli, presidente del Consorzio e titolare dello stabilimento Nettuno. “A nostro parere l’inquinamento del mare è stato in gran parte causato dalla diga foranea, che ostacola il naturale deflusso del fiume, dal mancato funzionamento del sistema di depurazione e dagli scarichi abusivi. Riteniamo, però, che sia indispensabile, individuare tutti i fattori che hanno causato l’emergenza estiva ed accertare le responsabilità di chi avrebbe dovuto vigilare per segnalare eventuali criticità. In questo modo – continua Cardelli – intendiamo mantenere sempre viva la questione, anche quando sarà finita la stagione balneare, e non puntare l’indice contro qualcuno. Ci auguriamo, pertanto, che l’iniziativa non venga strumentalizzata, ma solo vista come un’azione a salvaguardia del mare e del fiume che ci veda tra i soggetti coinvolti e collaborativi. Queste eccezionali risorse devono essere protette nel rispetto dell’ambiente, per il benessere e la salute dei bagnanti e per evitare ulteriori danni all’economia della città, che si regge quasi esclusivamente sul turismo. Solo mantenendo alta la guardia e attuando attività di risanamento e controllo – conclude Cardelli – potremo affrontare con fiducia la prossima stagione estiva e restituire tranquillità ai cittadini e ai tanti turisti che, come noi, amano Pescara e il suo mare”.