Nella loro relazione i due assessori hanno preso ad esempio tre diverse esperienze di Urban Center, quella di Roma, di Napoli e soprattutto di Bologna, un modello di Urban Center realmente capace di interagire con il territorio, dunque non solo un luogo di esposizione delle idee, ma di elaborazione e di realizzazione delle stesse idee.
Ha ricordato D’Ercole:
Pescara non ha mai avuto tale ‘luogo’ : il cosiddetto Urban Center di piazza della Rinascita, che la nostra amministrazione comunale la scorsa estate ha deciso di chiudere e destinare a ospitare il punto di informazione turistica della città, era al limite un ‘urban box’, una scatola in cui di tanto in tanto veniva esposto un plastico, ma più spesso era subaffittato per mostre e iniziative di solidarietà.
L’Urban Center è invece un’entità completamente diversa, è un laboratorio di progettazione ad ampio spettro, un luogo in cui creare gruppi di lavoro e di studio per ripensare lo sviluppo del territorio, una struttura operativa che dovrà rappresentare l’interfaccia della pubblica amministrazione, una fucina capace di elaborare programmi di intervento innovativi, individuando anche eventuali canali di finanziamento europei, un luogo di incontro anche di esperienze europee, di costruzione anche del consenso della città attorno a un’iniziativa urbanistica.
L’Urban Center sarà l’Ufficio, lo Sportello, il ‘laboratorio’ in cui anche il singolo utente potrà visionare progetti, chiedere informazioni, conoscere i dettagli di ogni singolo scavo e mattone venga posizionato sul suo territorio, ma soprattutto dovrà necessariamente vedere la presenza e partecipazione del Comune, della Provincia di Pescara, dell’Università, della Camera di Commercio e degli Ordini professionali, ossia di tutti quegli Organismi capaci di fare sistema e interessati allo sviluppo urbanistico della città. E i primi due terreni di confronto potranno essere il Piano Particolareggiato 2, che riguarda la rivisitazione complessiva di Porta Nuova, e il Piano regolatore generale.
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