Pescara, Mediamuseum: “Architetture nel Paesaggio” di Antonio Giammarino

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L’esposizione raccoglie i risultati dell’ultimo decennio della sua investigazione pittorica e mette in evidenza  tre soggetti: la Chiesa di San Domenico di Penne, la cattedrale dello stesso paese, un vicolo di Carapelle Calvisio

PESCARA – Al Mediamuseum di Pescara, dal 14 al 23 Giugno 2012 si terrà la mostra dal titolo “Architetture nel Paesaggio” di Antonio Giammarino, a cura di Simone Ciglia. Il Vernissage è fissato per il  16 giugno alle  ore 18.00. L’artista ha  frequentato il liceo artistico di Pescara negli anni più gloriosi dell’istituto. Nei primi anni Sessanta  è stato studente all’Accademia di Roma: la specializzazione che aveva scelto era quella della scenografia.

«Nella scenografia, racconta Giammarino, c’è l’architettura e il colore. In accademia ci facevano eseguire i rilievi delle chiese, come nella facoltà di architettura. Io andavo per le chiese disegnando. Inoltre dovevamo conoscere tutti i costumi, dai tempi degli egiziani ad oggi. Lo scenografo è anche un pittore, e vede l’architettura con una prospettiva falsata. La scenografia infatti è tutto un falso: consiste nel far apparire come grande una cosa piccola. Ci sono dei trucchi, come nel Barocco: questi effetti sono l’arte della scenografia».

Si legge nella nota del curatore della mostra:

A casa di Antonio Giammarino a Penne c’è una teca in vetro: al suo interno, su di un panno rosso, sono allineati in bell’ordine fossili e selci. Quand’ero bambino andavo a fargli visita e restavo incantato da quell’oggetto. Era per me come avere un museo a casa propria. I reperti che vi erano custoditi appartenevano a un passato lontanissimo. Nella stessa stanza le pareti erano coperte di quadri e, sebbene i colori fossero diversi, si riconosceva che a dipingerli era stata la stessa mano. Anche se a otto anni non mi interessavo di pittura, la loro presenza non mi era indifferente.Poi un giorno a casa mia notai un quadro di Antonio. L’aveva eseguito nel 1977, prima che io nascessi. Nella modesta quadreria della mia casa d’infanzia quel quadro aveva una presenza. Essa era evidente pur nella grande economia di colore – pressoché il solo ocra – presentato in una continua variazione di tonalità. La piccola tela raffigurava una casa in campagna.Adesso sono passati vent’anni, ed io non sono più un bambino. Sono tornato a trovare Antonio e la bacheca con i fossili e le selci è ancora al suo posto, tra i braccioli dei due divani. Anche i quadri alle pareti sono più o meno gli stessi, è il mio sguardo ad essere diverso. Ora ne posso apprezzare la costruzione formale, la geometria, il colorismo.

I soggetti che abitano le tele di Giammarino sono pochi, costantemente ricorrenti. L’artista infatti preferisce concentrarsi sempre sugli stessi temi, solitamente architetture nel paesaggio. Rivisitandoli continuamente, Giammarino li affronta ogni volta in maniera diversa. «Quella casa lì – mi indica un quadro – l’ho rifatta tantissime volte, però è sempre diversa, perché la rivedo con altri occhi, con altri colori…».

Così in occasione di questa esposizione, che raccoglie i risultati dell’ultimo decennio della sua investigazione pittorica, i soggetti sono soltanto tre: la Chiesa di San Domenico di Penne, come si vede dalla finestra di casa sua; la cattedrale dello stesso paese; un vicolo di Carapelle Calvisio, inquadrato da un arco. L’artista dichiara tuttavia una deliberata indifferenza nei confronti dei soggetti, che considera un mero pretesto per realizzare delle forme, dei volumi. L’altra grande preoccupazione che lo anima è quella relativa al colore, a proposito del quale afferma: «Mi ha sempre incuriosito il colore: trattare lo stesso soggetto con colori diversi». Eccolo quindi regolare toni caldi e toni freddi, assumendoli come dominanti o combinandoli insieme. I quadri di Giammarino sono governati da un processo di formalizzazione del dato reale, che si risolve in una geometrizzazione degli elementi compositivi. Un altro carattere peculiare è quello legato alla formazione da scenografo, che si esprime in una tessitura incardinata nella ricerca del punto di fuga.Guardando oggi le pareti dello spazio espositivo popolato dai quadri di Antonio ripenso a quand’ero bambino, a quando restavo in silenzio, e non cercavo ancora le parole per dire la pittura.

La mostra, ad ingresso libero, resterà aperta al pubblico dal 14 al 23 giugno tutti i giorni feriali dalle ore 10,30 alle 12,30 e dalle 17,00 alle 19,00.

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