Lo sguardo di Piras nella conferenza pescarese si rivolge alla dimensione scenica e alle interazioni tra musica, gesto, danza e rappresentazione narrativa, in un racconto che abbraccia storia e geografia, evoluzioni tecnologiche e bisogni espressivi primari. Gli spettatori saranno condotti in un viaggio di tre ore, ricco di sorprese e dall’intreccio avvincente e persino avventuroso in alcuni tratti.
Nelle musiche di radice africana vi è qualcosa di più che il puro suono. L’unione di suono, gesto, passo di danza e presenza fisica dell’esecutore fa tendere le musiche nere verso la dimensione del teatro, e questa tensione si è manifestata in vario modo, nel corso dei secoli, a volte sfociando in teatro vero e proprio. Ciò non è sempre evidente perché alcune musiche, come il jazz, si sono diffuse soprattutto attraverso il disco e la radio; altre (ragtime, habanera) attraverso le edizioni a stampa. L’excursus storico del musicologo Marcello Piras, studioso di fama mondiale, è una cavalcata attraverso cinquecento anni di segnali, testimonianze, indizi e compiute realizzazioni di questa aspirazione africana alla sintesi delle arti.
Marcello Piras ha pubblicato saggi sulla storia del jazz e sulle vicende dei suoi protagonisti volumi di grande importanza e profondità e nelle più prestigiose riviste musicologiche del mondo. È stato tra i docenti di Siena Jazz, nelle più qualificate università e in molti conservatori italiani. Ha dato vita nel 1992 alla Sisma, la Società di studi musicologici afroamericani. Dalla fine degli anni novanta vive tra l’Italia, il Messico e gli Stati Uniti.
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