Al Matta proporranno lo spettacolo di fine anno “La macchina infernale”, a cura
PESCARA – Oggi,17 maggio alle ore 21.00 al Matta di Pescara gli allievi del Laboratorio teatrale del Mediamuseum andranno in scena con lo spettacolo di fine anno “La macchina infernale”, a cura di Paolo Rosato, libero adattamento da Jean Cocteau, (1889-1963), figura poliedrica attivamente impegnata in tutti settori artistici che scrisse La macchina infernale nel 1934 dopo essersi già misurato con il mito greco con la scrittura di Antigone e Oedipe Roi, due testi musicati rispettivamente da Arthur Honegger ed Igor Stravinskij ed andati in scena entrambi nel 1927. Ne La macchina infernale Cocteau torna sulla vicenda di Edipo ma allontanandosi stavolta notevolmente dal modello classico. Nella presente messa in scena, i quattro atti di Cocteau sono stati ridotti e adattati in funzione del numero e delle caratteristiche dei giovani attori del laboratorio teatrale del Mediamuseum. Alcune modifiche hanno riguardato i personaggi, come nel caso della sfinge che viene qui rappresentata da tre esseri femminili, o dei soldati che da due diventano tre, o di Aspasia – la figlia della matrona – che qui parla. Sono stati inoltre aggiunti un preludio e due interludi per equilibrare spazio e tempo concessi a tutti gli attori. Ma per i fenomeni nati da esigenze contingenti si è sempre cercato e, si spera, trovato una motivazione nel testo originario di Cocteau, mirando a rispettarne lo spirito di volta in volta surreale, grottesco, comico, o quant’altro. È Cocteau che fa dire a Tiresia che lui e Creonte hanno “permesso le musiche affinché il popolo non si perda d’animo, per tenergli su il morale. Ci sarebbero dei misfatti… e anche peggio, se non si ballasse nel quartiere popolare”. Da qui l’idea del Preludio, in cui Creonte appare intento ad inventare canzonette da sfruttare per il dominio sul popolo, ragionando sulla teoria di Aristosseno di Taranto, musicoterapeuta ante litteram. Si comprende così la gelosia per il pianoforte, che nelle mani di Creonte diviene fondamentale strumento di controllo politico e di potere. Cocteau si diverte a far fare anticipazioni a Giocasta: sulla sciarpa, con cui lei stessa si impiccherà, e sulla spilla, con cui Edipo si accecherà. Da qui alcune delle ragioni dell’Interludio II, in cui la piccola Antigone si scontra con lo zio Creonte, anticipando quanto accadrà nel tempo a seguire, quando i suoi due fratelli, Eteocle e Polinice, anch’essi nati dall’incesto tra Edipo e Giocasta, si uccideranno a vicenda, come raccontato ancora da Sofocle in un’altra tragedia (Antigone). Anche la musica scelta per lo spettacolo – tutta degli anni ’60 – vuole aderire allo spirito provocatorio, anticonformista, estraniante, proprio del surrealismo alla cui genesi e sviluppo Cocteau diede non pochi contributi. La scenografia, concentrata su un ponte per costruzioni edili (che rappresenta ora le mura della città, ora i monti vicino Tebe, ora la stanza nuziale, ora la reggia) mira alla essenzialità, alludendo a modo suo a qualcosa di meccanico. In ultima analisi, si è cercato di ‘attualizzare’ il testo di Cocteau nel senso stretto del termine di ‘mettere in atto’, e non di ‘modernizzare’ come più spesso si usa fare. Ed anche per questo motivo si è cercato di evitare, nei limiti del possibile, l’uso di simboli ricorrenti ed obsoleti: così i soldati, comunque al servizio del potere anche secondo Cocteau, piuttosto che vestiti alla nazifascista o con manierati costumi da antichi Greci, indossano divise vicine a quelle dell’esercito italiano, non escludendo la possibilità che anche questa scelta possa assumere un aspetto parodistico.
Gli allievi che andranno in scena, in ordine di apparizione, sono: Lorenzo Mazzocchetti, Pietro Cerritelli, Davide Cherstich, Marco D’Amelio, Davide D’Alonzo, Angelica Di Pierdomenico, Pietro Di Marco, Aurelio D’Amelio, Francesca Di Matteo, Valeria Scarpetta, Mila Di Giulio, Francesca Marino, Rosamaria Renzetti, Francesca Scampoli, Alessandro De Luca, Giorgia Pez.
Ingresso libero
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