PESCARA – Il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia ,nel corso della conferenza stampa convocata ieri , ha ufficializzato la firma del decreto di Vas per il Piano regolatore portuale, alla presenza del Comandante della Direzione Marittima Luciano Pozzolano, del consigliere regionale Lorenzo Sospiri, dell’assessore alle Problematiche portuali Antonio D’Intino e soprattutto di alcuni operatori commerciali del porto, tra cui Gianni Leardi della Sanmar e Leonardo Costagliola, pilota del porto.Ora lo strumento urbanistico dovrà essere sottoposto alla ratifica del Consiglio comunale ,per poi essere trasmesso al Consiglio Superiore dei Lavori pubblici per i pareri necessari e per dare il via libera all’erogazione dei finanziamenti che, inevitabilmente, saranno per tranche, ma che intanto permetterebbero di partire con la prima opera, sicuramente la più importante, ossia la canalizzazione del fiume per portarlo al di là della diga foranea e risolvere così, in modo definitivo, il problema dell’insabbiamento dei fondali.
“Purtroppo – ha ricordato il sindaco Albore Mascia – il Porto di Pescara è vittima di un assurdo travaglio che ha impegnato i nostri cinque anni di amministrazione. Inutile ricordare l’intera vicenda del dragaggio del porto, una vicenda nella quale il Comune, e lo dico con dolore, non ha competenza perché il nostro è un porto nazionale e come tale tutte le decisioni sono state assunte da Roma, dal Consiglio Superiore ai Lavori pubblici, decisioni che, tra mille problemi e difficoltà, hanno dilatato in maniera insostenibile i tempi di intervento per la bonifica dei fondali, con disagi enormi per l’intero comparto marittimo, dunque la marineria, il traffico merci, il traffico passeggeri, con mesi vissuti in stand by e con il fiato sospeso, cercando di sostenere, in ogni modo, oltre 300 famiglie che da un giorno all’altro si sono viste costrette a tirare i remi in barca sperando nella sorte. Il Comune è stato, con Regione e Provincia, l’Ente che ha vissuto sulla propria pelle tutta la sofferenza di quei mesi, con i viaggi della rabbia a Roma, dove abbiamo sbattuto i pugni sul tavolo per farci ascoltare. E alla fine ce l’abbiamo fatta, ma con sacrifici enormi pagati dalle Istituzioni locali e dalla città. Ma non è finita, perché tutti abbiamo sempre avuto la piena consapevolezza che certamente il dragaggio estemporaneo o periodico è solo una panacea, ma non la soluzione del male, perché fino a quando sul nostro porto non verranno effettuati interventi strutturali il fenomeno dell’insabbiamento, purtroppo, si ripresenterà. E per questo abbiamo continuato a lavorare per cinque anni per portare avanti il Piano Regolatore Portuale, uno strumento che complessivamente prevede interventi per 100milioni di euro di investimenti, ma che ovviamente andrà realizzato per lotti di completamento, aprendo, ogni volta, una fase di ascolto e di confronto con la città e, soprattutto, con quelle categorie produttive che prime di altre verranno direttamente interessate da tali opere, proprio per non ripetere gli errori del passato, quando Pescara si vide calare dall’alto una diga foranea che è sempre stata un corpo estraneo, un’opera senza dubbio nata sull’onda di un’emergenza, ovvero un porto scoperto alle correnti che aveva causato anche la perdita di vite umane, e dunque l’esigenza di trovare un rimedio immediato. Ma, come tutti ben sappiamo, quella diga è poi divenuta essa stessa ‘il’ problema per eccellenza per il nostro scalo marittimo. Ovviamente abbiamo preso in mano il Piano Regolatore Portuale, portando avanti tutte le procedure che facevano capo al Comune, compresa la fase delle osservazioni. Poi, nel gennaio 2013, dunque 15 mesi fa, abbiamo trasmesso le osservazioni pervenute contro il Piano regolatore portuale alla Regione Abruzzo che sostanzialmente era chiamata a emettere il Decreto di Valutazione ambientale strategica, una procedura che fa capo alla struttura tecnica regionale, dunque non alla politica, ma agli uffici tecnici e in tutta onestà, ritenevamo che la vicenda si sarebbe chiusa in pochi mesi. E invece anche in questo caso ci siamo arenati nella sabbia, ovvero lo scorso agosto abbiamo ricevuto una nuova comunicazione con la quale la Regione ci ha chiesto di predisporre una determina di presa d’atto delle controdeduzioni alle osservazioni, richiesta alla quale abbiamo puntualmente ottemperato e da agosto 2013 siamo sempre rimasti in attesa di un cenno dalla stessa Regione, mentre l’assessore D’Intino e il consigliere regionale Sospiri hanno continuato a interpellare ogni giorno quegli uffici chiedendo informazioni sulla firma del Decreto di Vas. Nel frattempo si sono spesi oltre 15milioni di euro per un dragaggio che comunque, come dicevo, non rappresenta una garanzia e soprattutto ha una validità temporanea. Soprattutto in questi mesi abbiamo continuato a sollecitare la rapida conclusione dell’iter ben consapevoli dei tempi sempre più stretti e rigidi perché anche la nostra consiliatura volgeva a termine e il porto di Pescara ha fretta di atti immediati e tempestivi. Abbiamo atteso quella firma per dicembre scorso, poi gennaio, poi ancora fine febbraio. Ora, finalmente, il Decreto di Vas è stato firmato consegnando alla città un’altra giornata storica e di fondamentale importanza. Con quella firma, però, non è finita, ma comincia una fase 2 della procedura, ossia ora dovremo sottoscrivere un’intesa Comune e Autorità Marittima, un’intesa che poi dovrà essere ratificata dal Consiglio comunale ed è qui che sorge il problema perché, come sapete, la nostra consiliatura sta entrando nei 45 giorni di sospensione delle attività determinate dal voto del prossimo 25 maggio. Tuttavia la norma prevede che, per situazioni urgenti e indifferibili, il Consiglio potrebbe tornare a riunirsi per approvare atti di estrema importanza e personalmente ritengo che il Piano Regolatore Portuale possa essere considerato un atto vitale per la città e per la sua economia. A questo punto, con i nostri uffici, verificheremo la possibilità di portare l’atto in Consiglio comunale con una riunione straordinaria dell’assemblea e penso che su tale materia troverò l’accordo di tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione, perché il Piano regolatore portuale è un atto della città e per la città tutta e non può conoscere contrapposizione politica. Consideriamo che dopo la ratifica in Consiglio comunale il Piano andrà trasmesso al Consiglio Superiore dei Lavori pubblici per i pareri di competenza da esprimere entro 45 giorni, poi lo strumento dovrà di nuovo essere approvato dalla Regione Abruzzo, dunque comunque, nella migliore delle ipotesi, saranno necessari ancora 5 o 6 mesi per passare alla fase operativa. E qui si aprirà un altro fronte, quello del confronto con la città, con il territorio. Sappiamo che non tutte le forze produttive amano il Piano così com’è stato concepito: qualcuno ha espresso mal di pancia per la previsione della nuova darsena pescherecci, che sarebbe spostata più a nord rispetto al porto canale, qualcuno ha espresso perplessità sugli spazi destinati al traffico merci, bene noi siamo pronti oggi e subito dopo la fase elettorale a sederci al tavolino con tutte le forze produttive del territorio e ad aprire la fase di confronto, ma ora l’importante è partire con il primo stralcio, ossia la deviazione e il prolungamento del fiume oltre la diga foranea, opera del costo di 15milioni di euro già disponibili nell’accordo Stato-Regione del 2009. Un’opera che diventerebbe risolutiva rispetto agli attuali problemi, rispetto al dragaggio, mettendo la città al riparo dall’attuale rischio di esondazione del fiume. Ed è un’opera che assume un carattere di assoluta urgenza ancor più dopo l’allarme lanciato lo scorso dicembre dal Commissario per il fiume Adriano Goio secondo il quale basterebbero tre giorni di pioggia consecutiva e intensa per mettere in crisi la città. Senza dimenticare che la realizzazione del prolungamento del fiume oltre la diga foranea garantirebbe l’attracco a Pescara delle grandi navi da crociera nel medio Adriatico, un’occasione di marketing turistico importante in un momento in cui Venezia sta divenendo méta vietata, oltre che scalo delle navi merci, rimettendo in piedi un’economia che oggi rischia di scomparire”.
“Dopo tre anni di angosce, disperazione e altre vicende – ha ricordato il Comandante Pozzolano – mi pare che oggi ci siano buoni presupposti per arrivare più speditamente al Piano regolatore portuale. Ci sarà ancora un’adozione da parte dell’Autorità marittima, poi il passaggio al Consiglio Superiore dei Lavori pubblici, ma metà strada è stata fatta. Siamo arrivati in extremis, ma a chi giorni fa mi chiedeva quali fossero le possibilità, ho sempre ribadito che se c’era la volontà ci saremmo arrivati”.
“Ora – ha aggiunto il consigliere Sospiri – l’unica cosa che abbiamo di certo è che il processo è partito ben prima della giunta D’Alfonso, addirittura c’era l’onorevole Nino Sospiri sottosegretario alle Infrastrutture con le prove in vasca. Oggi c’è stata una firma importante che certifica che il progetto del nuovo porto è ambientalmente compatibile, non produce danni alla balneazione o all’erosione, e non è limitante per le future attività di scavo del porto canale. Il progetto sappiamo che è ambizioso, parte dalle golene per arrivare al molo di levante e si svilupperà in molti decenni, ma ha un punto focale, quello di portare il fiume oltre la diga foranea ed evitare che il bacino commerciale si intasi di detriti; in secondo luogo ci sarà il completamento della banchina di levante, che diventerà il punto di approdo delle grandi navi; e ancora la realizzazione delle grandi vasche di colmata per il dragaggio del porto canale che tanto ci è costato come smaltimento. Il tema di discussione riguarda la zona di attracco e di approdo della flottiglia pescherecci, ma oggi il Piano regolatore portuale è ambientalmente compatibile, e chi verrà dopo di noi si troverà con la parte più difficile già fatta. La seconda notizia è che ora il Ministro Lupi deve farci capire se i soldi ce li dà veramente visto che li ha annunciati o cosa intende fare per competenza su un’infrastruttura che è sua, perché dobbiamo sempre ricordare che il porto di Pescara è stato riaperto perché la Regione Abruzzo su un’infrastruttura che non è sua ha messo 8 milioni di euro, perché i porti di Pescara e di Ortona sono nazionali, non regionali, e il dragaggio è costato tanto quanto costa la stima per portare il primo segmento del porto al di là della diga foranea, ossia 15 milioni di euro. Per avere la Vas c’abbiamo messo un anno e mezzo, oggi abbiamo una Vas positiva per il nostro porto, la invieremo al Ministro Lupi che tanto vuole bene a Pescara e ora ha la possibilità di farci spendere meno di quanto ci ha fatto spendere l’emergenza. Il dispositivo del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici dovrà poi essere approvato dal Consiglio regionale e chi arriverà comunque potrà tagliarlo il nastro”.
“Oggi mi prendo la soddisfazione di aver riportato al Comune la Vas – ha affermato l’assessore D’Intino -. Ho già parlato con il Comandante Pozzolano per predisporre l’intesa con l’Autorità Marittima da ratificare in Consiglio comunale che potrà essere convocato in via straordinaria”.