PESCARA – Con una seduta lampo durata circa solo un ora e mezza circa è ripreso dopo quindici giorni di pausa nell’aula 1 del Tribunale di Pescara, il processo “ Housework”, quello relativo alle presunte tangenti al Comune di Pescara; ben 23 le persone imputate tra politici, imprenditori ed ex dipendenti comunali. Tra gli imputati figurano anche l’ex sindaco di Pescara, Luciano D’Alfonso, e l’ex braccio destro Guido Dezio.
In questa udienza sono sfilati davanti al giudice Di Carlo, i testimoni della lista D’Alfonso presenti in aula, solo sei dei diciotto testimoni chiamati a deporre; quattro della lista D’Alfonso e due della lista Dezio. In apertura di udienza, si registrano subito delle rinunce da parte della difesa D’Alfonso, dei testi: Rodolfo Di Zio, Donato Di Matteo, Pelusi Ivani, Rosa D’Alfonso, Marco Guidi ed in corso di udienza si sono aggiunti anche Mirko Frattarelli e Marcello Paolini.
Assenze giustificate invece per i testimoni: Munzi della Clax Italia, Raffaello Aiello, Guido Giambuzzi, Giovanni Di Vincenzo e Maurizio Fioretti, testi che saranno ascoltati nell’udienza fissata per l’11 giugno.
Il primo testimone ad essere chiamato dall’Avv. Milia, è stato l’attuale segretario comunale del PD, Stefano Casciano, che ha riferito sulla comunicazione istituzionale che veniva fatta a suo tempo dal Comune di Pescara; dopo è stata la volta dell’ex consigliere comunale Enzo Imbastaro che nel corso della sua breve deposizione ha ricordato al tribunale dell’organizzazione di una partita di calcio Palestina – Israele, “ mi ricordo ha detto Imbastaro, che D’Alfonso si attivò per l’organizzazione di questo incontro in vista dei Giochi del Mediterraneo, su sollecitazione di Mario Pescante”
La testimonianza di Annalisa Libbi, è stata quella più interessante ed ha riferito sulle attività che si svolgevano nei locali di Piazza Unione.
“Quando D’Alfonso inaugurava qualcosa l’obiettivo era di rendere pubblica l’inaugurazione – ha dichiarato Libbi -, mi sono occupata anche della comunicazione del calice Toyo Yito, l’obbiettivo principale era quello di far capire alla città anche il reale significato dell’opera. Il calice – prosegue la testimone – non era il simbolo della Pescara da bere ma aveva un significato religioso di accoglienza”.
Dopo la deposizione deitestimoni di D’Alfonso, sono stati ascoltati anche quelli della lista Dezio, Cinzia Passamonti, come fornitrice del Comune di Pescara, e Rosanna Di Primio, in qualità di segretaria all’epoca dell’ex braccio destro di Guido Dezio; entrambe hanno riferito della comunicazione istituzionale in modo particolare la ex segretaria di Dezio, si è soffermata sulla vicenda del Bar del Tribunale e sull’episodio della ditta Brandolini.
L’udienza è stata aggiornata poi al prossimo 14 maggio sempre alle 9.30.