Aveva sede nel capoluogo adriatico e commerciava falsi Titoli di Stato.Sventate truffe milionarie ai danni dello I.O.R. e di Banche Svizzere; sequestrati titoli milionari donati alla Fondazione benefica I.V.E.C
PESCARA – Una organizzazione criminale internazionale con base a Pescara è stata scoperta dalla Squadra Mobile del capoluogo adriatico, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica (titolare dell’indagine il pm Gennaro Varone), che ha denunciato sette persone per associazione per delinquere finalizzata alla perpetrazione di truffe. Il capo della banda era un pescarese, S.A.E., 43enne nato in Argentina e residente nel capoluogo adriatico ,indagato in passato per truffa e falso, e con lui agivano quattro messicani, un venezuelano e una commercialista barese, C.M. di 60 anni. Nel mirino di questa banda è finito anche Mons. Francesco Cuccarese (non indagato), già Arcivescovo di Pescara e Penne, quale legale rappresentante della Fondazione I.V.E.C. (“In Veritate Et Charitate”), di cui è Presidente del Consiglio Direttivo.
Il meccanismo truffaldino ideato dai sette indagati si basava su un procedimento utilizzato nell’alta finanza, che porta il nome di Private Placement Program. Sono i cosiddetti “programmi ad alto rendimento”, sinteticamente descrivibili come forme d’investimento che consentono a chi sia in possesso di patrimoni milionari di ottenere in brevissimo tempo rendite bancarie elevatissime. Gli investitori, per godere di rendite cospicue su tali patrimoni, sono chiamati a cedere o comunque vincolare in favore di un istituto di credito certificati di deposito o altri titoli attestanti le disponibilità finanziarie, a garanzia del buon esito della transazione. Solitamente a fungere da intermediario per simili affari è un trader, un professionista dei mercati finanziari, al quale l’investitore si affida per la buona riuscita dell’operazione, contando sulla professionalità, sull’esperienza, sul senso degli affari, sulla riservatezza e non da ultimo sulla onestà del trader. Il gruppo scoperto dalla Mobile aveva intenzione di realizzare truffe per lo più ai danni di istituti di credito internazionali, con l’obiettivo di accedere a programmi di investimento ad alto rendimento utilizzando però titoli di stato esteri che avevano solo all’apparenza un valore milionario. Uno dei soggetti a cui S.A.E. ha consegnato dei titoli dal presunto ingentissimo valore è Mons. Cuccarese. Infatti, il 1° aprile del 2010 S.A.E. donava, con atto notarile, alla Fondazione I.V.E.C. di Mons. Cuccarese venti titoli messicani della Deuda Bancaria Publica de la Tesoreria de la Federacion Mexicana, emessi nel 1930. Questi titoli risultavano in precedenza donati a S.A.E., davanti ad un notaio di Città del Messico, dal munifico V.G.F., un 53enne messicano, che li aveva ricevuti a sua volta in eredità dal nonno. Nell’atto pubblico di donazione alla Fondazione, completo di documenti di provenienza sui titoli, le parti dichiaravano ai fini fiscali che il valore dei titoli stessi era pressoché numismatico, non superiore a 20mila euro. La singolarità sta nel fatto che, passato poco più di un anno, a quegli stessi venti titoli era attribuito un valore straordinariamente superiore. A novembre del 2011, infatti, la I.V.E.C., per il tramite di Mons. Cuccarese, con atto pubblico notarile, conferiva una procura speciale ad un soggetto residente nel napoletano (non indagato, ma con diversi precedenti di polizia per altri reati) affinché potesse negoziare e condurre trattative per conto della Fondazione in ordine ai venti titoli messicani ricevuti da S.A.E.. Nella procura si affermava che i titoli in questione avevano un valore di oltre 45 milioni di dollari americani ciascuno, per un valore di oltre 900 milioni di dollari americani. Le indagini della Mobile sono cominciate proprio dopo aver studiato gli atti relativi a questi titoli, acquisiti dai poliziotti della 2° Sezione presso un noto studio notarile della città, sul finire del novembre del 2011, mentre era in corso una attività di indagine su altro. Tra le carte esaminate c’era anche una missiva, datata 23 marzo 2010, con cui Mons. Cuccarese, in qualità di presidente della Fondazione I.V.E.C., informava il Presidente ed il Direttore dello I.O.R., anche loro del tutto estranei all’indagine, che alcuni amici benefattori avevano donato alla Fondazione (in realtà l’atto di donazione veniva stipulato presso il notaio solo otto giorni dopo, esattamente il 1° aprile 2010, come visto sopra) dei titoli del tesoro messicani, del valore di alcune decine di milioni di dollari, per promuovere opere umanitarie, tra cui la costruzione di un ospedale pediatrico in Palestina. Con quella lettera l’alto prelato chiedeva allo I.O.R. di poter depositare i titoli su un conto da aprire per l’occasione, a garanzia di un finanziamento in favore della Fondazione I.V.E.C.. L’operazione proposta non andava a buon fine perché nel corso delle indagini i titoli venivano sequestrati dalla Mobile. Infatti il 14 gennaio 2012, i venti buoni della Deuda Bancaria Publica de la Tesoreria de la Federacion Mexicana datati 1930, di cui gli investigatori erano venuti a conoscenza dopo l’acquisizione di carte nello studio notarile, venivano trovati a Roma in possesso di uno stretto collaboratore (anch’egli non indagato) di Mons. Cuccarese, il pescarese C.L. di 67 anni, insieme ad altra documentazione, che si è rivelata falsa, atta a comprovarne l’ingentissimo valore. In particolare veniva rinvenuto un documento in lingua spagnola datato aprile 2010, ad apparente firma del direttore generale della Secretarìa de Hacienda y Crédito Publico (la S.H.C.P., ossia il Ministero delle Finanze e del Credito Pubblico messicano), in cui si attestava, su richiesta di Mons.Cuccarese, che la tipologia dei buoni del 1930 aveva un valore di 45 milioni di dollari statunitensi per titolo. Le verifiche condotte anche tramite Interpol evidenziavano la falsità del documento della S.H.C.P.. La vera Secretarìa de Hacienda y Crédito Publico attestava, invece, che i vecchi titoli di debito, emessi dallo Stato Messicano fra gli anni 1850 e 1951, oggigiorno non assicurano alcun diritto a chi li possiede per cui il valore dei titoli donati alla Fondazione (pur essendo effettivamente documenti d’epoca) era puramente di natura numismatica o collezionistica. Nell’ipotesi più ottimistica si è stimato, con il parere di esperti, che essi valessero fra i 300 ed i 500 euro ciascuno. Nel corso dell’attività d’indagine si è appurato che questo era solo uno dei casi di cui il gruppo si era occupato. I truffatori che ruotavano intorno a S.A.E. erano in grado di procurarsi svariate tipologie di certificati di deposito apparentemente di valore elevatissimo attorno a cui “costruire” storie fantasiose – corredate da tanto di documentazione (fasulla anch’essa) – finalizzate a rendere credibile il valore milionario dei titoli. Solo un navigato scripofilo (così si chiamano gli esperti del settore) avrebbe potuto capire che si trattava di titoli storici ormai fuori corso. I truffatori, spacciandosi per trader professionisti, cercavano di piazzare questo materiale presso istituti finanziari oltre confine in modo da ottenere immediate aperture di linee di credito. E infatti le indagini hanno documentato come si sia tentato di negoziare i falsi titoli milionari in Svizzera, dove alcuni indagati si sono recati per i necessari contatti con le banche del posto, e in Messico, dove alcuni certificati di credito andavano venduti a acquirenti di origine panamense. Anche in questi casi, come nella tentata truffa allo I.O.R., l’operazione non andava a buon fine grazie ad altri due interventi dalla Polizia: il 22 gennaio 2012, a Pescara venivano sequestrati 5 titoli dello stesso tipo di quelli donati alla IVEC ad un emissario di S.A.E., mentre il 14 febbraio 2012, venivano sequestrati due titoli diversi, un c.d. “Pink Lady” del 1899 ed un c.d. “Napoleon” risalente al 1913. In quest’ultimo caso la Mobile ha fatto irruzione in un hotel di Pescara, dove quattro degli indagati (tre messicani e un venezuelano) erano arrivati per incontrare S.A.E.. Infine, nel mese di agosto di quest’anno, nel corso di una perquisizione operata nei confronti di S.A.E., venivano sequestrati altri 21 titoli americani, argentini e russi di cui il predetto aveva la disponibilità, segno sintomatico della sua persistente e attuale propensione alla truffa. Se con i quattro sequestri dei titoli le truffe pianificate dal gruppo criminale non si sono concretizzate, tuttavia sono stati scoperti due casi di raggiri consumati ai danni di privati, documentati nelle indagini. Si tratta di un pescarese e di un chietino che, allettati dalla prospettiva di facili guadagni, sono stati indotti da S.A.E. a consegnare dei soldi, il primo 5.000 euro e il secondo 2.600 euro, nella convinzione di poter partecipare ad un investimento redditizio. Soldi che, ovviamente, sono poi spariti. Nell’organizzazione criminale S.A.E. aveva prevalentemente il compito di procurare i titoli e la falsa documentazione a corredo, di individuare le banche cui proporre le operazioni e di scegliere anche i soggetti che avrebbero materialmente dovuto portare a conclusione tali operazioni.