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Pescara,Sospiri su ‘caso’ biblioteca Di Giampaolo

da Redazione

PESCARA – Il consigliere regionale e comunale del Pdl Lorenzo Sospiri è intervento ieri  sulla vicenda della Biblioteca ‘Di Giampaolo’, che, trasferita, su decisione della Regione, dai locali di piazza Salotto in un nuovo fabbricato situato in una traversa di via Tiburtina, non è ancora stata riaperta.Sospiri chiederà alla Regione Abruzzo di rescindere con effetto immediato il contratto in essere con i proprietari dei nuovi locali scelti per trasferirvi tale  Biblioteca in via Tiburtina, e di individuare subito nuovi spazi, nel centro di Pescara, in cui riportare rapidamente la struttura.

Ha ricordato Sospiri:

nei mesi scorsi  avevamo avuto contatti chiari con l’assessore regionale Carpineta, responsabile del ‘caso’, illustrando in maniera inequivocabile tutti i risvolti della biblioteca di piazza Salotto, un punto di riferimento per intere generazioni: certamente la struttura non poteva più restare nei locali di piazza della Rinascita, dichiarati insalubri dagli stessi Vigili del Fuoco, ma in seguito a quella certificazione, la Regione Abruzzo, proprietaria dell’Ente, ha emanato un bando pubblico per individuare una nuova localizzazione.

Bando che evidentemente è stato aggiudicato esclusivamente sulla base del principio della convenienza economica, decidendo il trasferimento della struttura non di pochi metri, ma addirittura in un altro quartiere, in via Salara Vecchia, una traversa della via Tiburtina. Una scelta che sicuramente sarà stata vantaggiosa per le casse regionali, ma che non ha tenuto conto delle esigenze dell’utenza della ‘Di Giampaolo’, un’utenza tipicamente territoriale, circoscrizionale, un’utenza che paradossalmente oggi è rimasta priva di una biblioteca, considerando che è rimasta a disposizione solo quella provinciale, in via del Concilio, con tutti i problemi di agibilità che oggi anche quella struttura presenta, limitandone dunque utilizzo e fruibilità. E non si tratta di scatenare ‘lotte di quartiere’ tra il centro e la periferia: infatti consideriamo che la nuova localizzazione individuata, ossia una traversa di via Tiburtina, è andata a posizionare la nuova sede della ‘Di Giampaolo’ a 200 metri dalla biblioteca comunale realizzata con fondi Urban nella vecchia sede del quartiere in via Giardino e a pochi metri dall’Università ‘D’Annunzio’, in altre parole è andata a servire una zona della città che già oggi conta altre strutture simili e ben organizzate. Nel corso della prima riunione, lo stesso assessore Carpineta aveva condiviso tali considerazioni, rendendosi disponibile a individuare un’ulteriore soluzione, ferme restando le risultanze dell’evidenza pubblica, ipotizzando anche la possibilità di costruire una nuova biblioteca in pieno centro. Poi all’improvviso però  abbiamo appreso che l’esame delle possibili alternative era stato congelato e, al contrario, era cominciato il trasferimento della ‘Di Giampaolo’ in via Tiburtina, una scelta che non abbiamo condiviso. Oggi l’amara sorpresa: mentre pensavamo che il ritardo nella riapertura della Biblioteca dipendesse magari dal periodo delle ferie estive o anche dalla necessità di avere tempo per allestire i nuovi spazi, scopriamo invece che l’allestimento è tutt’altro che cominciato, che i libri sono ancora chiusi nelle scatole, con tutti i danni che ne potrebbero derivare a un patrimonio inestimabile, e che addirittura i nuovi locali non hanno neanche l’allaccio all’energia elettrica, per non parlare della climatizzazione, pure necessaria per una buona conservazione dei volumi. Ma soprattutto, a fronte di tale situazione, non s’intravede all’orizzonte neanche la prospettiva di una possibile soluzione. A questo punto è evidente che c’è una sola strada percorribile: chiedo ufficialmente alla Regione Abruzzo di procedere senza ulteriori attese alla rescissione del contratto con il proprietario e fornitore dei nuovi locali e di individuare immediatamente una nuova soluzione nel centro di Pescara in cui spostare subito la Biblioteca ‘Di Giampaolo’. Spiace che si siano intanto persi cinque mesi, e che già lo scorso marzo avevamo detto pubblicamente che quella scelta era sbagliata.

 

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