Pescara, spaccio di droga: arrestata pregiudicata

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In manette  ieri è finita una donna del clan Ciarelli

PESCARA – Nel corso di mirate azioni di contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti nella zona del c. d. “Ferro di Cavallo” in Pescara, nel pomeriggio di ieri la Squadra Mobile ha arrestato Di Rocco Adelina, nata ad Atri (TE) nel 1963 residente a Pescara in via Tavo, trovata in possesso di 20 grammi di eroina e 3 di cocaina, suddivisi in più involucri. La donna, pregiudicata, di origine rom, era sottoposta agli arresti domiciliari perché stava scontando un cumulo di pene. Per eludere la sorveglianza delle “vedette” che giornalmente presidiano il quartiere, avvisando gli spacciatori sull’arrivo delle forze dell’ordine, gli Agenti dell’antidroga si sono travestiti da operai del comune, facendo finta di dover effettuare lavori di manutenzione, riuscendo così a cogliere di sorpresa la rom che nascondeva la droga nel reggiseno. La donna è ritenuta una spacciatrice molto attiva e la sua figura era già emersa nell’attività di indagine scaturita dall’omicidio di Cagnetta  Tommaso Salvatore, avvenuto il 2 luglio 2012 proprio all’interno del cortile del ferro di cavallo ed al conseguente arresto in flagranza del pluri-pregiudicato Ciarelli Angelo. Costui aveva esploso un colpo di revolver calibro 38 nel tentativo di arrestare la fuga di due tossicodipendenti che, recatisi poco prima in via Tavo per acquistare una dose di cocaina, erano scappati pagando solo in parte il prezzo pattuito. Ne era scaturita una lite animata che aveva visto l’intervento del Ciarelli, recentemente condannato in primo grado per detto delitto. Nel corso delle indagini veniva accertata una fiorente attività di spaccio gestita proprio da Di Rocco Adelina e sua figlia – quest’ultima imparentata con il clan Ciarelli, avendo sposato un cugino di primo grado di Angelo Ciarelli – con l’aiuto di Battaiola Ivan, un tossicodipendente che era stato testimone oculare dell’omicidio Cagnetta e che, nel corso di un incidente probatorio, aveva ritrattato le dichiarazioni rese precedentemente alla P. G. contro l’omicida. Grazie alla medesima attività di indagine, peraltro, si accertava che il radicale cambiamento della versione dei fatti fornita dal Battaiola in sede di incidente probatorio era presumibilmente ascrivibile al suo “reclutamento” come “pusher” e “sentinella” della Di Rocco; reclutamento che avveniva proprio nei giorni successivi all’omicidio e pochi giorni prima dell’esecuzione dell’incidente probatorio.

Il 17 gennaio scorso, infatti il Battaiola veniva arrestato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G. I. P. di Pescara per il reato di spaccio, mentre le due donne venivano indagate in stato di libertà. Scarcerato dopo alcuni mesi di detenzione, esattamente il 12 luglio 2013 per essere sottoposto alla misura alternativa della detenzione domiciliare, violando le prescrizioni impartitegli, si recava invece a Pescara per comperare stupefacenti. Infatti, nel tardo pomeriggio di quel giorno, in via Tavo, all’interno di un edificio in stato di abbandono solitamente frequentato da tossicodipendenti, non lontano dal ferro di cavallo, veniva constatato il suo decesso, dovuto probabilmente ad un’overdose da sostanza stupefacente (ma sulla vicenda sono ancora in corso indagini).

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