PESCARA – Oggi, sabato 15 gennaio, alle ore 18.00, nello Spazio Arte del Museo delle Genti d’Abruzzo sarà inaugurata la mostra di Nicola Costanzo, “Tempus Fugit”, curata da Erminia Turilli. Saranno presenti, insieme all’artista, il presidente del Museo delle Genti d’Abruzzo Giulio De Collibus, il direttore Ermanno de Pompeis e il vice presidente della Provincia di Pescara, Fabrizio Rapposelli.
Nicola Costanzo, incisore, pittore, saggista, fine intellettuale, con un passo lento, antico, registrato nel rigore della xilografia ed artista veloce, contemporaneo, di acrilici, che variano dal figurativo all’ astratto futurista, presenta fino al 23 gennaio venticinque opere di vario formato dell’ultimo decennio di cui tredici acrilici e dodici xilografie.
Ha detto la curatrice dell’esposizione:
L’artista si è formato a Urbino sotto la guida dei maestri Bruscaglia, Ceci, Sanchini, e dalla fine degli anni Sessanta è stato incisore molto riconosciuto in Italia e all’estero.
Ha seguito con passione l’arte del bulino nel legno, tanto cara anche a Albrecht Dürer, Lucas Cranach, Nicolò Boldrini, Katsushika Hokusai, Edvard Munch, Adolfo De Carolis, Armando Cermignani, Ana Matilde Aybar e ha realizzato nel suo percorso artistico, in quarant’ anni di attività, trecento opere con soggetti e stili diversi: dai manichini disidentificati alle macchine volanti di Tazio Nuvolari, dalle strutture geometriche e seriali agli ex libris dedicati a Gabriele d’Annunzio.
Costanzo dipinge dagli anni Sessanta ed espone dagli anni Ottanta e sempre la sua pittura è attraversata da una riflessione esistenziale persistente sul tempo che fugge e s’invola, tema ricorrente nei poeti classici Sed fugit interea fugit irreparabile tempus (Virgilio, Georgiche,III libro), nei poeti del XVI secolo, Quando penso che tutto ciò che nasce/ Resta perfetto un solo breve istante,/ E questa scena immensa offre solo fantasmi (W. Shakespeare, Sonetti,XV) e del Novecento Alla sabbia del Tempo urna la mano /Era, clessidra il cor mio palpitante,/ L’ombra crescente d’ogni stelo vano /Quasi ombra d’ago in tacito quadrante (G. d’Annunzio, Sabbia del Tempo), o anche nei versi Restano indietro i giorni del passato,/penosa riga di candele spente:/le più vicine danno fumo ancora (C. Kavakis, Le Candele), ma presente anche nella canzone Tempus fugit del gruppo Rock degli Yes.
Sensibile ad apprendere modi e stili di correnti dell’Avanguardia come il Futurismo, il Dadaismo, il Cubismo, l’Espressionismo, li rielabora in modo singolare ed autonomo ed approda ad un’ arte forte e sicura nell’incisione e nella pittura, che appaiono tecniche rovesciate e simmetriche, Yin e Yang, la terra e il cielo, la luna e il sole, il negativo e il positivo, la notte come incisione dentro il legno e il giorno ovvero la pittura posata sulla tela per ricostruire una possibile perfezione, inseguendo la totalità dell’uomo e delle cose. Infatti la ciclicità è determinata dal fatto che lo Yin e lo Yang sono due metà uguali con la maggior concentrazione al centro e sul rispettivo lato, quando lo Yang raggiunge il suo massimo apice inizia inevitabilmente lo Yin.
Fatalità, illusorietà, transitorietà, dentro immagini confuse che ne contengono altre, o sovrapposte ad altre in atmosfere mai aggressive, ma crudeli come il destino, in cui c’è l’uomo, disegnato con forme circolari labirintiche o in abbracci, incontri, combinazioni, separazioni, frantumazioni, fughe, e ci sono gli oggetti del presente: frutta, scatole, reti, vetrate, automobili, insegne, graffiti in paesaggi urbani con un cielo lontano.
Tutti esatti istanti dell’odierna vita complessa metropolitana.
E a scavare, scavare (nel legno) si arriva alla noce del mistero dell’arte, che è in grado di d svelare un caleidoscopio di storie ripetibili (permesso dalla stampa) e cogliere l’unicità di un atto vitale, fermato in sogno sulla tela.
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