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Piano Regolatore Portuale e Dragaggio: tra speranza e realtà

da Gulizia Leonello

porto canale pescara

PESCARA – I Consiglieri comunali del PD Enzo Del Vecchio, Giuliano Diodati e Florio Corneli   in  una nota affrontano  il  problema del dragaggio del porto canale di Pescara  sottolineando la necessità di agire e di uscire dall’emergenza ricorrendo allo sversamento in mare del materiale dragato.

Recita così il comunicato stampa:

Passa anche per la realizzazione del Piano Regolatore Portuale la purtroppo triste e nuda realtà del dragaggio del porto di Pescara tanto invocato ed altrettanto poco conosciuto.

Non vorremmo, però, che le suggestive ed accattivanti prospettive regalate da qualche disegno faccia dimenticare cosa è oggi il porto di Pescara e soprattutto il percorso immediato da intraprendere per tirarlo fuori dalle secche in cui quel porto versa attualmente.

Ben venga una accelerazione riguardo alla definitiva approvazione del Piano Regolatore Portuale, strumento di programmazione urbanistica essenziale ed indispensabile per poter, successivamente, predisporre tutte le progettazioni esecutive e realizzative delle opere previste e la loro cantierizzazione.

Ma in questa lucida e fervida immaginazione è bene tenere conto che la storia di questo strumento urbanistico inizia ad ottobre 2006, quando la Regione Abruzzo stanzia 409.000 euro a cui si aggiungono altri 200.000 stanziati dal Comune di Pescara per la redazione dello studio del PRP, e termina in data 21 aprile 2009 quando il Consiglio comunale di Pescara con la deliberazione n. 73 prende atto dello studio svolto da un complesso gruppo di lavoro che lo stesso Comune di Pescara ha attivato, dopo essersi proposto come soggetto delegato all’espletamento di tutte le procedure necessarie.

Trenta mesi tra il reperimento dei fondi, le gare per l’individuazione del gruppo di lavoro, la redazione e la consegna ufficiale dello strumento urbanistico e la sua presa d’atto da parte del Consiglio comunale e dopo: più nulla.

Devono trascorrere ulteriori ben diciotto mesi, tra solleciti ed interrogazioni consiliari, perché la nuova amministrazione si ricordasse di questo strumento e affidasse, solo in data 28 ottobre 2010 con determina n. 372, la redazione dello studio della V.A.S. – Valutazione Ambientale Strategica.

Nella conferenza dei Servizi tenutasi a L’Aquila il 29.03.2011 si prende atto che occorreranno almeno altri sei mesi per avere lo strumento tecnico della VAS ed altrettanti per concludere l’iter amministrativo approvativo del PRP.

Solo allora e avendo a disposizione quella risorsa economica che in questi giorni tutti danno per scontata, si potrà procedere alle fasi successive che, per chi non vive sulla luna e ne conosce la tempistica, potranno dar luogo ai progetti esecutivi ed alla realizzazione del nuovo porto di Pescara.

Ma oggi. Nei messimi futuri e negli anni che intercorreranno perché si realizzino questi sogni quale risposta si è in grado di dare per rimuovere il materiale che impedisce la navigazione sicura nel Porto di Pescara.

Chi è in grado di dire che le procedure sin qui adottate sono sbagliate e meritano di essere immediatamente riviste e superate?

Francamente nessuno se ancora oggi il Sindaco Mascia parla di fanghi inquinati per il 90% quando questa percentuale è riferita alla granulometria del materiale e quindi alla sua composizione tra sabbia e limo

Per quanto concerne, invece, le analisi sui parametri chimici e microbiologici svolte dall’ARTA, uniche analisi oggi esistenti e risalenti all’ottobre 2009, queste hanno rilevato solo ed esclusivamente una presenza di coliformi ed enterococchi oltre i limiti previsti dalla legge, come peraltro risultato anche nei campioni del porto turistico la cui sabbia a giorni verrà utilizzata per il ripascimento del litorale sud, che ne consentirebbero, quindi, lo sversamento in mare.

Eventualità, questa, da sempre sostenuta da chi scrive e dagli operatori marittimi e che sembra, finalmente, essersi fatta strada anche nel corso dell’ultima riunione tenutasi presso la Prefettura.

A questo punto ci si augura, finalmente, si cavi la testa dalla sabbia e si affronti l’emergenza porto per quello che oggi è evitando fughe in avanti con il solo scopo di frastornare l’opinione pubblica con possibili, futuri fuochi d’artificio.

Infine una nota anche rispetto a quanto impropriamente detto in questi mesi sulla assoluta impossibilità di operazioni di sversamento in mare.

I documenti che si allegano datati 2010 dalle Capitanerie di Porto di Rimini e Monfalcone che autorizzano proprio in questo senso ne sono la risposta migliore.

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