Domenica prossima presso Villa Filiani; il dibattito sarà condotto da Tino Ferretti
PINETO (TE) – Domenica 15 febbraio, alle ore 18.00 nella cornice di Villa Filiani di Pineto,nell’ambito della rassegna ‘Caffè Letterario itinerante’ Tino Ferretti condurrà una conversazione dibattito sul tema de La Torre del “Marchese volante”: il più incredibile trasformista del XX Secolo.L’evento, organizzato dall’AMP Torre del Cerrano e patrocinato dai Comuni di Pineto, Silvi ed Atri e dalla Riserva Naturale dei Calanchi di Atri, vedrà la partecipazione dello studioso Mario Semproni.
Il tema predominante dei romanzi del pinetese Tino Ferretti è l’ambiente, che lo scrittore riesce a calare perfettamente nel Parco del Cerrano.
Dopo la fortunata opera letteraria dei “I 4 Mon Di..”, nel quale una ragazzina etiope innamorata dell’Abruzzo crea un Parco dei Saperi unico al mondo, Ferretti parlerà di un eccentrico marchese, Diego de Sterlich Aliprandi. Fu uno degli storici possidenti di Torre Cerrano, denominato ‘marchese volante’ per la sua partecipazione a tantissime gare di auto, che tra l’altro amava acquistare; aveva proprietà sconfinate nell’entroterra teramano, ma abitudini scellerate lo portarono a dilapidare un patrimonio immenso.
“Ma come potette accadere che una delle più ingenti fortune allora censibili, – o è meglio dire incensibili? – evaporasse come neve al sole?” chiede Ferretti. A questo interrogativo tenterà di fornire una risposta, coadiuvato dallo studioso Semproni e da coloro che interverranno alla conversazione culturale di domenica prossima. Ferretti ci proporrà, al contempo, un’interessante allegoria a sfondo ambientale e anticipa: “Stiamo perdendo anche noi l’opportunità di mettere a frutto un ingente patrimonio, quello della Regione ‘Verde d’Europa’”? Metafora e monito rivolto principalmente agli amministratori locali, per stimolarli a “costruire senza distruggere”- evidenzia ancora Ferretti, – evocando con forza e determinazione quell’agognata sostenibilità ambientale di cui è sostenitore e portavoce.
LA TORRE DEL MARCHESE VOLANTE
E’ curioso apprestarsi a ricordare la figura del Marchese Diego de Sterlich Aliprandi in prossimità del Carnevale. A chi non ne conosce la storia è utile segnalare che non esisterebbe il mito Maserati se non fossero esistite le centinaia e centinaia di ettari di terra di cui il Marchese si privò per alimentare i suoi sogni e quelli dell’amico Alfieri. Le Officine Maserati erano nate nel 1914, a un anno dall’entrata in guerra della sprovveduta Italietta. Diego fu esonerato dal parteciparvi; Alfieri e molti altri, invece, indossarono la disgraziata divisa fino alla resistenza sul Piave e oltre. Del resto avrebbe potuto il Marchese sparare sui fratelli di sangue? Erano Austrotedeschi dall’altra parte del fronte; della medesima stirpe i suoi avi stabilitisi in Italia fin dall’epoca normanna. Certo è che a tutto era interessato Diego fuorché a conservare. Per la smania di non vedere eroso un patrimonio fra i più cospicui del Centro-meridione si dannarono l’anima, in famiglia. Almeno dovette sembrare così a un ragazzetto che vide morire una dopo l’altra tutte le sorelle. E quando fecero entrare anche lui nell’ottica della “conservazione”, gli morirono d’un colpo padre e figlio. Erano i primi anni venti del secolo scorso. Il nostro Paese usciva dalla guerra e lui, con l’amico Alfieri Maserati, entrava nel futuro rombante dell’automobilismo sportivo. Rompersi l’osso del collo era una faccenda che egli metteva nel conto ogni volta che vedeva agitarsi una bandierina a scacchi. Ma sulla scacchiera della sua mirabolante esistenza c’era che avrebbe perso l’amico Alfieri per i postumi di un incidente in Sicilia; non la sua pellaccia che percorse baldanzosa i decenni fino al 1976, anno in cui la lascio inerte dentro un Istituto di Teramo assimilabile in tutto e per tutto a un inospitale… Ospizio! Ma come potette accadere che una delle più ingenti fortune allora censibili – o è meglio dire incensibili? – evaporasse come neve al sole? E’ quanto tenteremo di decifrare nell’incontro di domenica 15 febbraio, a Villa Filiani di Pineto. Ciò che i promotori dell’appuntamento si augurano di cuore, è che possano cogliersi una strana metafora e il sotteso interrogativo: stiamo perdendo anche noi l’opportunità di mettere a frutto un ingente patrimonio? In sintesi, perché mai dovrebbe essere sciocco vedersi “squagliare” fra le mani un vastissimo latifondo e non altrettanto improvvido e biasimevole assistere a un senso civico latitante e alla scomparsa della “Regione Verde d’Europa”? Non vogliamo rivelarvi nulla di più. Nulla oltre al fatto che è Carnevale e che il Marchese ha voglia di tornare dentro la Torre che un tempo gli appartenne. Morì quell’unico figlioletto che ebbe dalla prima moglie Dirce Cassini. E mai poté dirgli: “Guarda! Un giorno tutto questo sarà tuo!” Ciò che poté subito fare, però, fu di indossare le vesti di un signore magnanimo e donare con larghezza e generosità. Non sappiamo, oggi, se l’Abruzzo si perderà. Ma ciò che avvertiamo distintamente quando frusciano al vento le chiome degli ulivi è che lo sguardo deve perdersi lontano per rintracciare una via che ci guarisca. Signore e signori, ma sul serio non siete cugini del mitico Marchese Volante?