Le Associazioni Italia Nostra – Ecoistituto Abruzzo – Marevivo – Mila Donnambiente richiamano l’attenzione sui problemi del fiume Pescara prendendo lo spunto dall’aspetto preoccupante che presentava ieri
PESCARA – I problemi del porto di Pescara , legati al mancato dragaggio, sono tristemente noti e per vari motivi , per altro incomprensibili ai comuni mortali, gli interventi improcrastinabili di cui necessita sono invece rinviati a date non definite. Le Associazioni Italia Nostra – Ecoistituto Abruzzo – Marevivo – Mila Donnambiente in un comunicato richiamano l’attenzione sul degrado delle sponde del fiume Pescara prendendo lo spunto dall’aspetto che presentava ieri : acque limacciose, di un colore intenso, insolitamente ocra .Sottolineano altresì che l’insabbiamento dello scalo pescarese è un effetto su cui bisogna intervenire al più presto senza però dimenticare le cause dello stesso che devono essere ben individuate e rimosse . Si legge nella nota :
le nostre Associazioni hanno ricevuto tante telefonate da parte di cittadini meravigliati che segnalavano il fenomeno. Fenomeno che si è verificato a seguito delle piogge intense avutesi nell’entroterra nel corso della notte, piogge che hanno eroso superficialmente i terreni prospicienti le sponde fluviali e trascinato nel flusso dell’acqua imponenti quantitativi di fango argilloso.Scriviamo per ribadire il fatto, incontrovertibile, che buona parte di quel fango è destinato a sedimentare nel porto canale ove la sezione del fiume è necessariamente più larga e, con la velocità di corrente rallentata quel trasporto solido va a depositarsi sul fondo.
Ribadiamo con forza che fenomeni di tal genere, ricorrenti e sempre più marcati negli ultimi anni, sono indicatori dello stato di degrado raggiunto dalle sponde del Pescara e dal territorio adiacente soprattutto nel suo tratto di pianura.Le cause sono note: scarichi di terra abusivi lungo le sponde e nei luoghi di esondazione, banchinaggi abusivi, eliminazione dell’azione protettiva della vegetazione fluviale (che svolge funzione di filtro tra terra e acqua evitando l’intorbidamento), imponenti e scriteriati lavori condotti in alveo e sulle sponde da privati, con buona pace delle Autorità regionali che li hanno autorizzati: è stato disboscato un tratto di circa 7 km di fiume, su entrambe le sponde, per realizzare due sbarramenti per centraline idroelettriche ad elevatissimo impatto ambientale con il risultato di “privatizzare” il fiume e sarà chi ha condotto tanto scempio l’unico beneficiario dei conseguenti profitti.Quando le centraline entreranno in funzione produrranno liberazione di fanghi trappolati dalle dighe, periodicamente! Persino la costruzione di una pista ciclabile e la “ripulitura” (come se la vegetazione fosse “sporco” da eliminare) operata dalla Provincia, sono stati progettati e condotti provocando danni inammissibili all’ambiente fluviale e in contrasto a quanto disposto dalle leggi vigenti (Direttiva Quadro sulle Acque 60/2000/CE e il testo Unico delle leggi ambientali del 2006).
Non abbiamo più voce per tentare di farci ascoltare dai nostri inqualificabili amministratori.
Adesso che il fenomeno è sotto gli occhi di tutti ed è verificabile, torniamo a dire ai Ministeri dell’Ambiente, al Ministero delle Infrastrutture (a cui invieremo questo comunicato), al Presidente Chiodi, al Presedente della Provincia, Testa, al Comune e all’ARTA:
· NON LIMITATEVI AGLI SFORZI, PUR NECESSARI E URGENTI, PER LO “SFANGAMENTO” DEL PORTO”
· OCCORRE ANCHE AGIRE A MONTE, PER ELIMINARE, PER QUANTO POSSIBILE, LE CAUSE CHE PRODUCONO TANTO FANGO, MAI VISTO PRIMA, AD OGNI PIOGGIA
· PREVENIRE E’ MEGLIO CHE CURARE. E COSTA INFINITAMENTE MENO.
Vi rendete conto che se non si agisce sulla CAUSE dell’attuale esagerata fanghizzazione, se non si opera la rinaturalizzazione delle sponde, anche il prossimo, costosissimo (e ci auguriamo imminente) dragaggio del porto potrebbe essere vanificato in uno o due anni soltanto? Col risultato di ritrovarsi punto e a capo?