“Registriamo la più grave sconfitta elettorale e politica del centrosinistra e della sinistra italiana nella storia repubblicana: una vera e propria Caporetto. In Abruzzo LeU si colloca molto al di sotto presi da Sel 5 anni fa. A Pescara quasi la metà in meno. Non vi è stato nessun valore aggiunto, anzi LeU ha perso voti rispetto a Sel.
Per il risultato catastrofico di LeU ci sono responsabilità evidenti in chi ha gestito e deciso il profilo programmatico, le candidature e la campagna elettorale, con rara miopia politica e maleducazione personale.
Il dato di 118 pluricandidature, senza nessun rispetto per i territori e la democrazia riassume la vergogna di una gestione personalistica che è stata respinta dagli elettori di sinistra, che non hanno riconosciuto capacità innovativa e democratica al progetto di LeU.
Su importanti questioni come ad esempio, la riforma Fornero che ha sequestrato la vita di milioni di lavoratori, LeU è apparsa reticente.
Dare la colpa di tutto alla politica degli ultimi 3 anni del PD e a Renzi non è stato credibile, le responsabilità del fallimento di LeU hanno origini più profonde e coinvolgono tutte le personalità che hanno diretto il centrosinistra e la sinistra italiana negli ultimi venti anni.
Per un anno i dirigenti autonominatisi di MDP hanno negato un congresso democratico, hanno fatto e disfatto tutto, prima hanno scelto Pisapia e poi Grasso, ma sempre pensando di dare le carte senza nessun controllo da parte di organismi democratici.
Chi ha gestito le candidature dovrebbe dirci perché non sono stati ricandidati gli unici due operai parlamentari ( un senatore della Fiat di Melfi e una senatrice dell’Arsenale di Taranto), perché si è abbandonata la candidatura emblematica del medico di Lampedusa, perché in Abruzzo sono stati imposti ben due capilista esterni nei collegi di Pescara-Chieti e L’Aquila-Teramo così come è stato fatto in tanti altri collegi italiani.
Non c’è Regione italiana senza paracadutati e pluricandidati. Si è aggirata in modo indegno anche la parità di genere con una gestione furba delle pluricandidature.
Per questi motivi chi ha sbagliato deve mettersi da parte lasciando gli incarichi a cui si è autonominato un anno fa, in MDP va subito calendarizzato un Congresso democratico in cui definire linea, profilo ideale e programmatico e gruppi dirigenti”.
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