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Popoli, Sospiri e Lattanzio su manifestazione contro chiusura ospedale

da Redazione

Il consigliere regionale  e il consigliere comunale annunciano che non appena verrà ufficializzata l’uscita dal Commissariamento riporteranno in Consiglio regionale la battaglia collettiva

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POPOLI (PE) – Si è svolta ieri una  grande manifestazione a Popoli contro la chiusura dell’ospedale, partita dal Campo sportivo per arrivare dinanzi al nosocomio,con oltre 1.600 persone, provenienti dall’area peligna e dalla bassa Val Pescara.

Il Capogruppo di Forza Italia alla Regione Abruzzo Lorenzo Sospiri e il consigliere comunale e provinciale Mario Lattanzio, che  hanno preso parte a tale manifestazione, hanno ribadito che l’ospedale di Popoli non può essere chiuso, né tantomeno declassato a delle semplici funzioni riabilitative.

“La misura è colma – hanno osservato Sospiri e Lattanzio – e oggi a dirlo non è stata la politica, ma i semplici cittadini che si rifiutano di accettare la chiusura di un ospedale strategico. Popoli non può restare senza un Pronto soccorso, senza sale operatorie, senza la gestione dell’emergenza, e lo scellerato piano di riorganizzazione della rete ospedaliera va assolutamente rivisto, prima che la situazione, già incandescente, esploda.

ospedale PopoliRicordiamo che Popoli si trova all’interno del cratere sismico e ancora oggi, a quasi sette anni dal tragico terremoto del 6 aprile 2009, le ferite di quella tragedia non sono state rimarginate: il Municipio non è agibile; le scuole primaria e secondaria sono ospitate per gran parte nel modulo provvisorio MUSP perché le sedi originarie sono inagibili; alcune famiglie vivono ancora nei moduli abitativi provvisori, i MAP, e altre in sistemazioni autonome e alternative.

A tutto ciò non è pensabile aggiungere la chiusura del Pronto soccorso e, più in generale, la umiliante riconversione del Presidio ospedaliero. Non solo: qui è in ballo anche la sicurezza dei cittadini, ancor più in apprensione dopo il terremoto di Amatrice e quello del 26 ottobre scorso, cittadini che, a differenza del Governatore D’Alfonso, sono ben consapevoli di quanto sia necessario e fondamentale, in caso di emergenza, poter disporre di una struttura ospedaliera a pochi minuti di distanza, con la presenza dei sanitari e la disponibilità di strutture per l’urgenza ventiquattro ore su ventiquattro.

Lo sanno i cittadini di Popoli e anche quelli delle aree limitrofe che comunque vedono in questa struttura un punto di riferimento irrinunciabile. La manifestazione odierna, alla quale paradossalmente hanno preso parte anche i sindaci del circondario, compreso quello di Popoli, e onorevoli del posto, di area Pd, segna il punto di non ritorno: non appena verrà ufficializzata l’uscita dal Commissariamento riporteremo in Consiglio regionale la battaglia collettiva, portando in aula le 1.600 persone che oggi hanno sfilato e sarà con loro che il Governatore dovrà confrontarsi, negando il diritto alla tutela della salute pubblica.

Nel frattempo – hanno aggiunto Sospiri e Lattanzio – cercheremo anche di capire quali siano le intenzioni del Direttore Generale della Asl che, all’indomani del terremoto del 26 ottobre scorso, con un atto inatteso quanto improvviso, ha disposto l’evacuazione di 3 piani del complesso ospedaliero, imputando l’adozione dell’iniziativa a un problema di vulnerabilità sismica, e creando un disagio evidente per la sistemazione dei pazienti ricoverati nei 3 livelli negli altri spazi della struttura, un disagio che sembrerebbe quasi teso, a pensar male, ad accelerare e giustificare la chiusura dell’ospedale.

In assenza di evidenze strutturali correlabili al terremoto e atte a giustificare tale provvedimento, come l’eventuale presenza di crepe o fessurazioni o cedimenti, chiederemo al Direttore generale la produzione delle carte dei tecnici che hanno evidentemente reso necessaria l’evacuazione dei tre livelli, dunque documenti che attestino avvenuti sopralluoghi di verifica post-terremoto con allegate le successive relazioni che devono, a questo punto, aver manifestato la presenza di pericoli imminenti.

Però non comprendiamo perché tale urgenza non si sia manifestata già con il terremoto di Amatrice del 24 agosto scorso, o, peggio, dopo il terremoto de L’Aquila, eventi che, nonostante le forti scosse, anche geograficamente più vicine, non hanno determinato alcuna evacuazione”.

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