Dario Ferrari “La ricreazione è finita” – Sellerio editore Palermo
È un trentenne viareggino, Marcello Gori, dottorando per caso dopo una laurea in Lettere e la ricerca di un lavoro per campare pur di non dar ragione al padre che lo vorrebbe erede del suo bar, il protagonista del romanzo di Dario Ferrari. Il racconto, in prima persona, con ritmo incalzante e toni ironici mette in scena la vita accademica, le sue trame, le delusioni di una generazione di giovani laureati costretta a smettere di sognare. Il romanzo, ben costruito per struttura e linguaggio, ricco di spunti letterari, si snoda tra passato e presente affrontando la realtà degli anni ’70 perché Marcello, per decisione del cattedratico di riferimento, si vede assegnata una tesi su un suo conterraneo, Tito Sella, oscuro scrittore morto in carcere ricordato per essere stato un terrorista della Brigata Ravachol, responsabile di un conflitto a fuoco nel 1977. Le storie si sovrappongono: Marcello e Tito sono entrambi due giovani della provincia italiana, vissuti in epoche diverse, desiderosi di dare un senso alla propria vita. Realtà complesse, anche tragiche in alcuni momenti, che l’autore racconta con linguaggio scorrevole senza rinunciare mai al suo sguardo comico, dissacrante e amaro.
Giuseppe Lupo “Tabacco Clan” ed.Marsilio
Romanzo corale e generazionale Tabacco clan , che può ricordare Daniele Del Giudice, Tondelli o più in là Quarantotti Gambini: ma con un tono sicuramente più conciliante, teneramente malinconico, senza struggimenti, ma senza neppure traumatiche fratture, dolori incommensurabili. Ugualmente brillante nella narrativa come nel giornalismo culturale e nella saggistica, Giuseppe Lupo racconta la singolare rimpatriata un gruppo di amici tutti provinciali che si sono conosciuti a Milano quaranta anni prima e si ritrovano per un matrimonio a Stresa nell’albergo dove pare abbia soggiornato Churchill e una sua amante. Un incontro che vuol dire molte cose con i ricordi che danno una forma mobile e vivacissima al racconto. Ognuno dei nostri piccoli eroi, riattivando il lessico della comune identità ,si impegna fino in fondo nella affabilità dei discorsi che celano anche la complessità dei temi e l’inesorabile confronto con lo scorrere del tempo. Lupo è bravissimo nel rendere il timore e il tremore di un bilancio che è dolce e crudele. Dolce perché l’amicizia, immaginata come un sogno di vita imposto dalla vita reale permette quasi di fissare il tempo in una buffa e indimenticabile istantanea, crudele per tutto ciò che, può essere detto, è sullo sfondo. Inesorabile
MADDALENA VAGLIO TANET “TORNARE DAL BOSCO” ed. Marsilio
Con una scrittura che procede volutamente tersa e cadenzata, con la stessa apparente semplicità con cui la protagonista del romanzo abita la sua vita, Vaglio Tanet narra una storia di silenziose tragedie di provincia: il suicidio di una adolescente e la scomparsa, per giorni, della sua maestra che, sconvolta dalla notizia, come un automa si inoltra e scompare nel bosco. Intorno a questi eventi un brulicare di ipotesi, affanni, ricerche da parte dei paesani. Il bosco custodisce la maestra che solo lì può perdersi e ritrovarsi quando, con un rovesciamento di ruoli, sarà un bambino a incontrarla, accudirla e condividere la sua scelta senza mai chiederne ragione, ad aiutarla infine a tornare tra gli altri.
Edoardo Pisani, “E ogni anima su questa terra“ Ed. Castelvecchi.
Un vecchio cappotto e un quaderno di parole incomprensibili sono l’eredità che Yuri riceve dal nonno Gabriele, l’avo dell’Ordine dei cavalieri estinti e dall’imperfetto stato mentale. Sono strumenti inconsapevoli e voci attenuate che danno il “la” a una narrazione dall’anima flaubertiana, dal ritmo lento, che evoca il poema sinfonico. Un dramma affrontato con la poesia e la musica dei sentimenti. La follia, che lega empaticamente luoghi, personaggi e un gatto suicida, è filo conduttore di quest’opera scritta con grande passione, inquietudine e disarmante naturalezza, con stile oggettivo, a tratti istintivo, con trasposizioni di alcuni momenti (anche quelli più macabri) che paiono cesellature di un fine esecutore. Ma questo lucido delirio, che si snoda tra sogno e realtà, illusione e disinganno, tra un passato che continua a vivere nel presente e un oggi che non riserva incanti, finisce con l’essere anche il vero protagonista del romanzo: la ragione presentata sotto diversa forma. E – come scriveva Flaiano osservando la pazzia negli occhi altrui – «solo il bulbo oculare in cui alberga può davvero riconoscerla intorno a sé».
Nicola Cosentino: “Le tracce fantasma” Ed. Minimum Fax
“Le Tracce fantasma”, è un romanzo avvolgente e bellissimo. Racconta la vita di Valerio Scordìa, un giovane che viene dalla Sicilia, ha trentotto anni, vive a Milano e fa il critico musicale, alle spalle si porta dietro un passato di musicista con cui non ha fatto pace (“il successo del suo compagno di band Giacomo Irrera continua a infastidirlo”) e un amore finito che continua a perseguitarlo sotto forma di visioni (“ascoltando la musica e bevendo vede il passato di Anna con cui si è lasciato da tempo”). Nicola H Cosentino racconta le giornate di Valerio tra visite nel negozio di dischi di Jimmy, pezzi da scrivere, e sofferenze varie, tra cui l’idea di essersi lasciato scappare anche Mirella, la ragazza del suo palazzo conosciuta su Tinder, sulla quale si appoggiava parecchio. A complicare il quadro arriva a Milano, Alfredo, nipote diciottenne di Valerio, deciso a fare un provino per un talent show: lo zio combatte tra l’impulso a stroncare la sua musica rap e quello di aiutarlo. Un romanzo, insomma, sulla generazione dei trenta- quarantenni “sospesi tra Happy Days e il Gabbiano di Cechov” e sui semi nascosti costituiti dalle persone che abbiamo incontrato e con le quali abbiamo trascorso un pezzo di vita
Beatrice Salvioni: “La malnata”ed. Einaudi
Monza, marzo 1936: sulla riva del Lambro, due ragazzine cercano di nascondere il cadavere di un uomo che ha appuntata sulla camicia una spilla con il fascio e il tricolore. Sono sconvolte e semisvestite. È Francesca a raccontare in prima persona la storia che le ha condotte fino a lì. Dodicenne perbene di famiglia borghese, ogni giorno spia dal ponte una ragazza che gioca assieme ai maschi nel fiume, con i piedi nudi e la gonna sollevata, le gambe graffiate e sporche di fango. Sogna di diventare sua amica, nonostante tutti in città la considerino una che scaglia maledizioni, e la disprezzino chiamandola Malnata. Ma quella sua aria decisa, l’aria di una che non ha paura di niente, la affascina. Sarà il furto delle ciliegie, la sua prima bugia, a farle diventare amiche. Sullo sfondo della guerra di Abissinia, del dolore per la perdita e degli scompigli dell’adolescenza, Francesca impara con lei a denunciare la sopraffazione e l’abuso di potere, soprattutto quello maschile, nonostante la riprovazione della comunità.
Carlo Verdone, attore, regista, sceneggiatore, scrittore vince il Flaiano Speciale di Narrativa, per il suo ultimo libro” La carezza nella memoria, Ed. Bompiani”.
“Scritto durante il periodo più difficile per l’Italia dal dopoguerra, Carlo Verdone ci regala un libro che è già una sceneggiatura, scritta per un film che però ognuno di noi immagina e vede proiettato nella propria mente, attraverso ricordi, fotografie, lettere, ma soprattutto mediante la memoria dello scrittore che ripercorre la propria vita, di personaggio amato dal pubblico, ma anche di figlio e padre, con la capacità di avvicinarsi alla realtà con ironia ma anche con malinconica verità. Il mondo dei ricordi che si mischiano alla nostalgia, quella che non va via, che ti guarda e che ti tiene compagnia, costruisce la storia del narrato di familiari, amici, personaggi noti dello spettacolo e meno noti, ma anche di persone anonime che riescono a farci sorridere e ridere, ma anche commuovere e piangere, nell’unico modo in cui Carlo Verdone ci ha abituati, la sincerità, sottolinea la presidente dei Premi Internazionali Flaiano, Carla Tiboni”.
La memoria è una scatola. Aprirla, guardare, ricordare, raccontare sono atti naturalmente concatenati in questa raccolta di storie e racconti di Carlo Verdone. L’attore e regista aveva già lavorato sulla memoria ne “La casa sopra i portici”, pubblicato da Bompiani nel 2012, ritornando nelle stanze della casa di famiglia e ascoltando le vicende evocate da quel luogo. Nel suo nuovo libro è il disordine delle immagini in cui si imbatte, immagini dal passato, ad accendere la narrazione. Ogni racconto è un momento di vita vissuta rivisitato dopo tanto tempo: dal legame col padre ai momenti preziosi condivisi con i figli, dai primi viaggi alla scoperta del mondo alle trasferte di lavoro, dalle amicizie romane a un delicato amore di gioventù. Ovunque, sempre, il gusto per l’osservazione della commedia umana, l’attenzione agli altri – come sono, come parlano, come si muovono – che nutre la creazione dei personaggi cinematografici, e uno sguardo acuto, partecipe, a tratti impietoso a tratti melanconico su Roma, sulla sua gente, sul mondo. Leggendo queste pagine si ride, si sorride, ci si commuove, si riflette; si torna indietro nel tempo, si viaggia su treni lentissimi con compagni di viaggio sorprendenti, si incontrano celebrità e persone comuni, ugualmente illuminate dallo sguardo di un artista e di un uomo da sempre attento, per indole, vocazione e professione, all’altro da sé .
Il premio speciale per la narrativa della cinquantesima edizione del Premio Internazionale Flaiano di letteratura è stato assegnato ad Ada D’Adamo “Come D’Aria” edito da Elliott.
Il libro ripercorre il rapporto di una madre con le disabilità della figlia e la sua malattia, tra i reparti di oncologia. Un racconto sul dolore, sulla malattia e sul senso di impotenza , moltiplicati dai sistemi sanitari ed educativi che non sanno prendersi cura della fragilità, incapaci di includere.
Secondo la motivazione della giuria, presieduta da Renato Minore e composta da Donatella Di Pietrantonio, Raffaello Palumbo Mosca, Fabio Bacà, Maria Rosaria La Morgia, Raffaele Manica, Elena Ledda e Giulia Alberico, è una autobiografica fino in fondo (chi l’ha scritto è scomparsa poco tempo dopo l’uscita del libro, avendo appena appreso di essere tra i dodici candidati allo Strega) che raggiunge il massimo di pertinenza e di verità, con una felicità di stile e di leggerezza. Per nulla pietoso e mai vittimistico, crudele e tenerissimo, con una radialità esatta e perturbante, irrorato da un vero stenografo dei sentimenti, lo straordinario racconto pulsa nella commozione del patire, interrogandosi sull’enigmatica natura della parola con cui ogni volta capita di interrogarsi intorno alle circostanze della vita, turbate dalla differenza del dolore.
“Per essere stata la testimonianza nel mondo attraverso la sua opera, che il male debba essere
vinto per non accecare più il genere umano e per aver saputo trasmettere un insegnamento così importante, privo di odio, a tutte le generazioni a cominciare dai giovani”.
Scrittrice ungherese naturalizzata italiana (nata a Tiszabercel nel 1931). Reduce dell’Olocausto, sopravvissuta alla deportazione nei campi di concentramento di Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen, ha trascorso gran parte della sua vita a raccontare la terribile esperienza con la sua arte, gli scritti e portando la propria testimonianza presso scuole e università, per mantenere viva la memoria. Trasferitasi in Italia ne ha adottato la lingua. Edith Bruck ha collaborato con alcuni giornali, tra cui Il Tempo, il Corriere della Sera e Il Messaggero, occupandosi tra l’altro dei temi dell’identità ebraica e della politica di Israele. Il suo libro d’esordio è l’autobiografico Chi ti ama così del 1959. Dal volume di racconti Andremo in città (1962) Nelo Risi, con cui ha avuto un lungo sodalizio sentimentale e artistico, ha tratto l’omonimo film. Tra le altre opere si ricordano: Le sacre nozze (1969), Lettera alla madre (1988, Premio Rapallo), Nuda proprietà (1993), L’amore offeso (2002), Quanta stella c’è nel cielo (2009, Premio Viareggio), Il sogno rapito (2014), La rondine sul termosifone (2017), Ti lascio dormire (2019), Il pane perduto (2021, Premio Strega giovani, finalista al Premio Strega e Premio Viareggio-Rèpaci per la narrativa). È stata anche traduttrice, autrice teatrale e di poesie, sceneggiatrice e regista di tre film. Nel 2021 è stata insignita del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
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