PESCARA – L’assessore alla Protezione civile ,Berardino Fiorilli nel corso della conferenza stampa convocata ieri ,ha presentato il primo Piano di Protezione civile del Comune di Pescara, alla presenza del Geologo comunale Lorenzo Ballone e del referente responsabile delle squadre dei volontari della Protezione civile Angelo Ferri ,che ha materialmente collaborato alla redazione del documento.Si tratta di un volume di 59 pagine e decine di piantine e cartografie , un documento unico, mai redatto prima, che, d’ora in avanti, sarà il riferimento per le unità di soccorso che, in caso di calamità naturali come incendi estesi, terremoti, esondazioni o nevicate, saranno chiamate a intervenire sul nostro territorio. Ben 38 le aree di ‘attesa’ o di primo ammassamento della popolazione, individuate nelle piazze e nelle aree di parcheggio della città, ossia spazi aperti e sicuri, lontano da fabbricati a potenziale rischio crollo; 9 le aree di ‘accoglienza’, dove allestire eventuali tendopoli per dare un riparo a quella popolazione rimasta eventualmente senza casa; e 5 le aree riservate alle stesse unità di soccorso, per allestire unità di crisi e di organizzazione. Il Piano, che ha già superato l’esame della Commissione consiliare Protezione civile, approderà ora all’esame del Consiglio comunale, e quindi si tradurrà in brochure che verrà divulgata alla cittadinanza .
“Finalmente – ha detto l’assessore Fiorilli – Pescara ha il primo Piano di Protezione civile, uno strumento fondamentale e vitale che, nel caso di una calamità, consentirà ai soccorritori della prima ora di avere i primi strumenti utili per intervenire sul territorio in aiuto alla popolazione. Infatti in caso di un disastro naturale, i soccorsi arriverebbero dall’esterno della regione perché i cittadini residenti sono vittime, e dunque abbiamo preparato un Piano che permette a chi non conosce Pescara di sapere già nelle prime dodici ore come comportarsi e quali sono le aree strategiche della città, quindi quali sono i siti di assembramento, di raccolta, dove e come allestire le eventuali tendopoli, consentendo agli stessi soccorsi di avere almeno due o tre giorni di autonomia. Redigere un simile Piano per Pescara non è stato facile, vista la complessità geomorfologica di un territorio che, in pochi chilometri, racchiude la collina, la pianura, il mare, il fiume, ed elementi infrastrutturali che comunque sono potenzialmente fonte di pericolo, come le ferrovie o l’aeroporto. Il Piano redatto è sicuramente una base di partenza sempre perfettibile”.
“Il Piano – ha spiegato Ballone – è frutto del lavoro di due anni, raccoglie tutte le informazioni possibili sulle caratteristiche del nostro territorio e anche sulla popolazione, sia quella censita all’anagrafe che quella censita dalla Asl portatrice di patologie sensibili che quindi necessitano di un’attenzione particolare. All’interno del Piano abbiamo contemplato ogni possibile rischio di calamità, individuando con esattezza le possibili vie di fuga. Quindi abbiamo diviso il territorio in tre maxi-categorie, ossia le aree di colore verde, gialle e rosse. Le aree di colore verde sono le ‘aree di attesa’ della popolazione, ossia le zone in cui la popolazione deve portarsi con i propri mezzi, subito dopo l’evento calamitoso, possibilmente a piedi, e hanno una distribuzione ampia su tutto il territorio, in tutto sono 38, ovvero parcheggi pubblici o piazze facilmente conosciute dalla popolazione residente. Per raggiungere tali aree abbiamo anche disegnato percorsi sicuri che, una volta approvato il Piano, provvederemo a divulgare in maniera capillare, perché è evidente che tutta la popolazione dovrà sapere come comportarsi in caso di emergenza ed essere attiva. Nelle aree di attesa la popolazione riceve le prime informazioni e i primi aiuti. Le aree contrassegnate con il colore rosso sono le ‘aree di accoglienza’, dove abbiamo previsto l’allestimento di eventuali tendopoli nel caso in cui l’emergenza dovesse durare per un medio-lungo termine e la popolazione non potesse far rientro a casa, e tali siti si trovano in via Martiri di Cefalonia, dietro le piscine Le Naiadi; via Nazionale Adriatica Nord, il campo Zanni; la scuola elementare di via Cavour; il campo dei Gesuiti-Diamante per il baseball, in via Maestri del lavoro; campo Rampigna, in piazza Martiri Dalmati e Giuliani; lungomare Cristoforo Colombo, le aree adiacenti il Teatro d’Annunzio; il campo di calcio Donati, in via Lago di Capestrano; il campo San Marco, in via San Marco, e, infine, l’area dell’antistadio, in via Elettra. Per le aree di accoglienza abbiamo programmato in maniera dettagliata anche quante tende montare, dove allestire le cucine, il campo medico, individuando anche dove si trovano gli impianti idrici e gli allacci elettrici. Poi ci sono le aree Gialle, ossia quelle riservate alle unità di soccorso, sono 5, e sono i siti che verranno utilizzati anche per lo stoccaggio dei generi alimentari: le 5 aree sono state localizzate presso i Gesuiti, in via Maestri del lavoro; in strada Colle di Mezzo; in via Lo Feudo, come postazione dei Vigili del Fuoco; presso l’antistadio, via Elettra; a ridosso dell’università, in via Tirino. In aggiunta a quanto previsto dalla normativa, abbiamo inserito anche l’individuazione di due aree Nere, ossia dove, in caso di una grave calamità con numerose vittime, verranno portate le salme che non potrebbero essere ospitate in un normale obitorio: sono due aree localizzate nei pressi del cimitero dei colli e di quello di San Silvestro, in strada Vallelunga”.
“Ovviamente – ha proseguito l’assessore Fiorilli – abbiamo prefigurato ogni possibile scenario di catastrofe naturale, come terremoti, o la caduta di un aereo, o come il rischio esondazione, che interessa tutte le aree coinvolte nell’alluvione del ’92, ovvero la zona industriale compresa tra via Raiale e il Ponte Capacchietti sino al ponte di ferro, dove però c’è l’argine naturale costituito dalle mura della vecchia Fortezza Borbonica, oggi Museo delle Genti, dove però sono stati aperti dei varchi. Ovviamente il Piano ci ha aiutato a individuare gli interventi più urgenti che già stiamo realizzando, come il rifacimento degli argini del fiume, opere partite lo scorso 22 luglio, e la realizzazione di porte-paratie a ridosso dell’apertura del muro del Museo, da chiudere in caso di rischio esondazione”.
“Il Piano è all’avanguardia a livello nazionale – ha aggiunto Ferri –, addirittura abbiamo anche previsto l’allestimento di luoghi ‘multiculto’ per consentire alla popolazione di seguire la propria fede anche in piena emergenza. Il documento è tale da permettere anche ai volontari di operare e di assistere la popolazione per i primi 3-5 mesi. E ovviamente tutte le indicazioni previste hanno valore e utilità anche a fronte di un’eventuale emergenza neve”.