“Noi vogliamo monitorare la presenza dei migranti sul nostro territorio – ha sottolineato l’onorevole Fabrizio Di Stefano – noi sappiamo che nella nostra regione ci sono circa 4 mila migranti di cui una cinquantina sono minori non accompagnati ed è questo che ci preoccupa principalmente perché non sappiamo neanche quelli che sono arrivati prima e dopo. Vogliamo sapere che cosa succede dopo per i minori e vogliamo sapere che cosa succede anche nei luoghi dove vivono, se aumenta la microcriminalità, se aumenta il fenomeno della prostituzione, se aumenta l’accattonaggio, se aumentano tutti quei fenomeni che depongono delle situazioni positive.
Poi vogliamo anche fare delle verifiche attraverso i sindaci visto che è un giro d’affari che porta 110 mila euro al giorno, quindi circa 4,5 milioni di euro al mese, quindi circa 50 milioni di euro l’anno perché queste Cooperative pagano i servizi come la Tari, l’acqua, i rifiuti, l’Imu.
È chiaro che questa più che un’operazione umanitaria diventa un business, noi non possiamo consentire che questo business prolifichi in Abruzzo e che va anche a ricadere sulle amministrazioni comunali e direttamente sui cittadini. Dobbiamo vedere chi gestisce queste Cooperative, molte di esse non sono abruzzesi, se c’è all’origine una natura etica o se invece nascono per una natura economica e se è economica è evidente che c’è qualcosa che non va.
Noi, nei limiti della Legge, cerchiamo di incidere su queste Cooperative e chiediamo che le Istituzioni debbano garantire la legalità. La legalità la devono chiedere gli Enti locali e le Istituzioni preposte, non è possibile che in un clima di questo genere ci si appoggi sulla disponibilità di alcuni e ci si speculi sopra”.
“Per quanto ci riguarda, stiamo soprattutto verificando gli ‘affari’ che vengono ormai portati avanti – ha affermato il presidente della Commissione Vigilanza in Regione, Mauro Febbo – abbiamo contezza che ci sono almeno 21 strutture ricettive che sono chiuse da almeno 4 anni, questo significa che sono state riaperte e come tutti sanno le riaperture sono in deroga alle autorizzazioni che precedentemente avevano.
Quindi credo che anche questo vada affrontato, se si tratta di una missione umanitaria, allora chi viene deve essere ricevuto con tutti i crismi, non possiamo riceverli in alberghi chiusi da 4 anni dove magari si potevano ospitare 80 clienti e ci si metteono 150 immigrati, le cui condizioni igieniche ovviamente non le conosciamo, ma soprattutto vorremmo anche capire e analizzare come avvengono le forniture alimentari e se seguono l’iter sanitario che è prescritto dal sistema normativo italiano.
Questa è una competenza strettamente governativa, quindi del prefetto, tutto ciò che è per noi anomalo lo segnaleremo alla Prefettura, chiaramente con l’intento che il prefetto debba intervenire, quindi è una competenza strettamente prefettizia”.
“La situazione si sta complicando – ha detto il sindaco di San Salvo, Tiziana Magnacca – da un numero iniziale previsto di circa 20 siamo arrivati in 10 giorni già a 66, oltre a 14 che già ospitavamo in un’altra struttura. Da quello che sappiamo questo numero può essere ancora aumentato grazie ad un provvedimento derogativo delle normative nazionali e può essere firmato dal prefetto consentendo di ospitare in una struttura ricettiva un numero di ospiti sempre maggiore in deroga alle normative sulla salubrità e dell’igiene dei locali.
Quindi abbiamo 66 migranti provenienti dal Bangladesh, almeno questi sono i numeri che ho dai Carabinieri di San Salvo, che è un Paese che non è in guerra, non c’è una guerra civile e di cui i cittadini sono chiaramente dei migranti economici e quindi la permanenza sul suolo italiano deve essere disciplinata e regolamentata dalle normali Leggi sull’immigrazione.
Cosa succederà a queste persone quando gli verrà negato il diritto d’asilo? Chi controllerà la fuoriuscita di queste persone dal sistema di protezione del Governo italiano? Cosa faranno? Quale mercato andranno ad incrementare?
Sicuramente il mercato nero del lavoro, il mercato nero della vendita degli oggetti contraffatti sulle nostre spiagge e sulle nostre strade giocando a ribasso su quelle che sono le garanzie costituzionali che in un Paese democratico come l’Italia ci sono e che potrebbero essere non solo lese e ci saranno degli svantaggi per coloro che cercano un lavoro e che dovrebbero accontentarsi di condizioni molto inferiori a quelle che invece dovrebbero essere normali nel nostro Paese.
Intanto i sindaci dovrebbero sapere chi arriva, quanti ne arrivano, quanti vengono trasferiti in altri centri e quanti vengono espulsi dal sistema di protezione per capire se queste persone, i clandestini, rimangono nelle nostre comunità, bisogna inventarsi anche un sistema di controllo più efficace dei clandestini e finalmente cominciare ad effettuare dei rimpatri che fino ad oggi non ci sono stati affatto.
Chiediamo soprattutto che si controlli che cosa mangiano, come vivono dentro questi centri e che ci sia un maggiore controllo su queste Cooperative che fanno giri d’affari assolutamente stratosferici e che sono gli unici a beneficiare di tutto questo sistema che è stato messo in piedi dal Governo italiano ma che oggi sta mostrando la vera faccia. Già i vari passaggi che vengono fatti dalle Ong nel Mediterraneo dimostrano che non era esattamente come ce la descrivevano la situazione”.
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