PESCARA – Dopo la sosta forzata di lunedì scorso dovuta alla malattia dell’avv. Milia, è ripreso presso l’Aula 1 del Tribunale di Pescara, il processo “Housework”; quello relativo alle presunte tangenti al Comune di Pescara con ben 24 persone imputate tra politici, imprenditori ed ex dipendenti comunali.L’udienza di ieri mattina è stata dunque interamente dedicata all’ascolto dei testi della difesa Dezio, chiamati dall’avv. Marco Spagnuolo.
Ad inizio udienza l’Avv. Spagnuolo, legale dell’ex braccio destro di D’Alfonso, Guido Dezio, ha comunicato al presidente del collegio giudicante dottssa. Di Carlo, di rinunciare alla deposizione di alcuni testimoni che erano stati citati per essere ascoltati e precisamente : Felice Gimoni, Miriam Severini, Antonio Terra, Luciano Aceto, Antonello Linari, Luciano Marrone, Maria Di Gioisia e Marco Scorrano.
Sono stati ascoltati invece solo quattro testimoni: Liberi Adele, Lupo Rosalba, Fabio Ballone e Vito Epifani. Assenti l’ing. Lanfranco Chiavaroli e l’ex comandante dei vigili urbani Ernesto Grippo.
Tra le testimonianze quella più significativa è stata quella della signora Adele Liberi, ex dipendente comunale ora in pensione, che all’epoca dei fatti era la dirigente del SUAP; presso il Comune di Pescara. La testimone incalzata dalle domande dell’avv. Marco Spagnuolo, ha ricostruito tutta la vicenda inerente al Bar del Tribunale, spiegando perché il Comune non concesse in un primo momento la licenza del Bar.
“Quando fui trasferita alla dirigenza del SUAP non conoscevo la vicenda del Bar del Tribunale, – racconta la signora Liberi – venni a sapere il tutto dopo , quando ricevetti i verbali dei vigili urbani. Di norma la Polizia Municipale, poteva fare ispezioni di proprio conto cioè di sua iniziativa senza la nostra autorizzazione, questa era un attività normale”.
L’esame diretto dall’Avv. Spagnuolo, si fa infuocato soprattutto quando il legale chiede al teste: “ Che tipo di anomalie verificò?”.
“Quando ricevetti i verbali da parte dei vigili urbani, fu mia premura chiedere ai miei colleghi di ufficio lumi su questa vicenda.Attraverso questi controlli ci rendemmo conto – dice il testimone – che il titolare del Bar del Tribunale, non era in regola con alcuni documenti in modo particolare mancava la certificazione sanitaria e i requisiti di agibilità del locale. Sempre durante uno dei sopralluoghi ci rendemmo conto che la signora Rosa Di Pentima, si era qualificata come titolare del Bar mentre invece era il fratello Dario Di Pentima ad essere il titolare; la signora Rosa Di Pentima, non aveva titoli per gestire il Bar, ma bensì il fratello durante l’udienza”.
“Per aprire qualsiasi attività commerciale devi possedere una serie di parametri – dice il testimone -, dopo i nostri sopralluoghi abbiamo dato del tempo al titolare affinchè lui, potesse portarci la documentazione richiesta, è così fu. Quando venne la Polizia Giudiziaria a perquisire i nostri uffici ed a richiedere il fascicolo inerente a questa vicenda io, mi misi a disposizione della Polizia Giudiziaria, fui chiamata per essere sottoposta ad interrogatorio ed è lì che appresi la notizia legata all’appalto del Bar del Tribunale.
A quel punto racconta la testimone, dopo essere uscita dagli uffici della Polizia Giudiziaria, telefonai a Dezio per metterlo al corrente dell’accaduto ed inoltre perché ero preoccupata, lui mi rispose di stare tranquilla perché conosceva già la situazione è se ne stava occupando.Quando il titolare del BAR ci portò la documentazione mancante fu data l’autorizzazione perché c’erano tutte le condizioni per farlo”.
Dopo la testimonianza della Liberi, l’udienza è proseguita senza sussulti acquisendo le testimonianze della Lupo, Ballone Fabio e Vito Epifani; l’udienza è stata aggiornata al prossimo 25 giugno alle ore 9,30.