Per questa inchiesta l’ex sindaco finì ai domiciliari il 15 dicembre 2008 e diede le dimissioni dalla carica di Sindaco e di Segretario Regionale del PD; il processo iniziato il 14 aprile 2011 ha visto 600 testimoni tra accusa e difesa.
In questi due anni di udienza nulla di eclatante è emerso, il processo si è focalizzato soprattutto sui rapporti che D’Alfonso, era riuscito a creare con gli imprenditori locali della città, dove secondo il pm c’era del marcio; ma non solo di questo si è parlato ,ma anche della Villa di Lettomanoppello. Secondo l’accusa quella “ villa” sarebbe stata realizzata dalla ditta Eredi Cardinale, e pagata sottocosto dall’ex sindaco mentre per la difesa quella villa è stata ristrutturata con i soldi della famiglia.
Punti cardini su cui è stata fondata l’inchiesta ed il dibattimento sono stati : il project financing sui cimiteri appalto da 18 milioni di € aggiudicatosi dalla ditta De Cesaris e quello da 60 milioni di € sull’area di risulta dove l’imprenditore Carlo Toto si aggiudicò l’appalto. Il pm sosteneva che in entrambi gli appalti D’Alfonso avesse ricevuto regalie nel primo caso quello sui cimiteri dalla ditta di Massimo De Cesaris, lavori di ristrutturazione nella casa pescarese di via Salita Zanni, invece dall’imprenditore Carlo Toto, cene, pranzi e viaggi.
Anche i famosi “conti fermi” di D’Alfonso, che secondo il pm Varone ha una sua logica “ D’Alfonso ha sempre preso soldi in nero”; secca è stata la replica di D’Alfonso, durante il suo interrogatorio “ E’ stata la mia famiglia a mantenermi. Ero l’unico soldato abile a gestire le risorse”.
Al giudice, dottssa Di Carlo, la parola.
Sono le 12.30 quando la dottssa Di Carlo, nell’aula 1 del tribunale di Pescara, gremita di gente ascolta incredula il dispositivo della sentenza: “tutti assolti”; nessuna associazione a delinquere, nessuna corruzione e soprattutto nessuna squadra d’azione o cupola affaristica ha governato la città di Pescara, negli anni che vanno dal 2003 al 2008.
Si riporta integrale il dispositivo della sentenza letto dal giudice dottssa Di Carlo, in aula: “ In nome del popolo italiano il Tribunale composto dai seguenti magistrati: Di Carlo, Colantonio e Di Geronimo.
All’esito dell’udienza dibattimentale del giorno 11 febbraio 2013 ha pronunciato e pubblicato mediante lettura del dispositivo la seguente sentenza.
Visto l’art. 531 c.p.p. Dichiara non doversi procedere nei confronti di D’Alfonso Luciano e di Perilli Enzo in ordine al reato a loro ascritto al capo G; nei confronti di Dezio Guido, di D’Alfonso Luciano e di FANI’ Vincenzo in ordine al reato a loro ascritto al capo S bis; nei confronti di Dezio Guido in ordine al reato a lui ascritto al capo MM, perché i reati sono estinti per intervenuta prescrizione.
Visto l’art. 530 commi 1° e 2° c.p.p.
Assolve D’Alfonso Luciano e Dandolo Antonio dal reato a loro ascritto al capo MM e Dezio Guido dal reato a lui ascritto al capo HH per non aver commesso il fatto.
Assolve D’Alfonso Luciano, Dezio Guido, Finizio Giampiero, De Cesaris Massimo, De Cesaris Angelo, La Rocca Alberto, Leombroni Giampiero, Mariani Marco, Ferragina Francesco, Costantini Giacomo, Toto Alfonso, Toto Carlo, Paolini Fabrizio, Dandolo Antonio, Pescara Pierpaolo, Di Biase Luciano, Di Mascio Nicola, Colanzi Pietro, Fanì Vincenzo, Presutti Marco, Cirone Vincenzo, Cardinale Rosario, Molisani Marco dai reati a loro ascritti ai capi A –A bis- B-C-D-E-F- H – I –L-M-N-O-P- Q-R-S-U-V-BB- CC – DD-EE-FF- GG- II-LL-QQ perché il fatto non sussiste.
Assolve D’Alfonso Luciano, Dezio Guido, Molisani Marco dal reato a loro ascritto al capo Z, qualificato giuridicamente come reato di cui all’art. 323 c.p., perché il fatto non costituisce reato.
Dispone il dissequestro con restituzione all’avente diritto D’Alfonso Luciano dell’immobile in Lettomanoppello.
Dispone il dissequestro con restituzione agli aventi diritto di tutto quanto in giudiziale ablazione.
Indica il termine di giorni novanta per il deposito della motivazione della sentenza”.
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