Categorie: Attualità

Processo Housework: D’Alfonso rende dichiarazioni spontanee

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PESCARA – Atto secondo nel Processo “ Housework” quello relativo alle presunte tangenti al comune di Pescara che vede tra gli imputati l’ex sindaco Luciano D’Alfonso insieme al suo ex braccio destro Guido Dezio e  numerosi imprenditori tra cui Carlo Toto, ex presidente della Air One. Da ieri  mattina hanno iniziato  a sfilare nell’Aula 1 del tribunale di Pescara, i testimoni della difesa  che sono ben oltre 500 .

L’udienza si apre subito con un colpo di scena che  vede protagonista l’ex sindaco Luciano D’Alfonso, che ha voluto rendere per cinque minuti delle dichiarazioni spontanee, riguardante un viaggio effettuato a Santiago de Compostela insieme alla famiglia Toto.Il tutto è avvenuto dopo che il PM Gennaro Varone, aveva chiesto al Collegio di accertare, tramite rogatoria internazionale presso l’Autorità Giudiziaria spagnola, le modalità di soggiorno e quindi di pagamento di un viaggio a Santiago de Compostela, effettuato tra il 15 e il 17 settembre 2006, dalle famiglie di Toto e D’Alfonso.

Renderò conto di tutti i viaggi fatti durante i 20 anni di rapporti amicali con la famiglia Toto – ha dichiarato D’Alfonso -, in merito a quel viaggio posso dire che non era a carico della mia famiglia, ero ospite; cinque minuti è durato l’intervento il tempo solo di aggirare l’ostacolo della Rogatoria internazionale.

L’udienza si è aperta subito con una defezione quella del teste Giuseppe Cantagallo, assente per gravi problemi di salute; pertanto il PM Varone ha chiesto al giudice di mettere a verbale le dichiarazioni rese dal Cantagallo a suo tempo davanti alla Polizia Giudiziaria.

I difensori di Toto e D’Alfonso si oppongono alla richiesta e chiedono al giudice di esercitare il proprio diritto ad effettuare il controesame al teste; a questo punto il Giudice Antonella Di Carlo, rigetta la richiesta del PM e decide di effettuare l’esame del teste presso il proprio domicilio insieme con i due avvocati difensori La Morgia e Milia. Il PM Varone però  rinuncia ad interrogare il teste Cantagallo “ non si può interrogare un teste in quelle condizioni “ ha esclamato Varone.

Dopo questo inizio infuocato l’udienza si è svolta regolarmente per l’avv. Nello Brocchi, difensore di Vincenzo Cirone sono stati ascoltati Giuliano Rossi e Dante Farchione; mentre per l’Avv. Mirko D’Alicandro che assiste Giacomo Costantini sono stati ascoltati Albano Colangeli e Pierluigi Di Tonno e per l’avv. Di Girolamo che difende Marco Molisani ha chiamato a testimoniare Elena Casalini e Antonio Forese; gli altri testimoni Raffaele Di Pietrantonio, Diego Fanì e Marcella Nicotri non sono stati ascoltati per facoltà dei rispettivi legali.

La prima testimone ad essere ascoltata è stata Elena Casalini, all’epoca dei fatti impiegata nell’ufficio di gabinetto retto da Marco Molisani. L’impiegata durante la sua breve deposizione ha chiarito di come si operava nell’ufficio e il perché della possente fascicolazione degli atti.

Poi è stata la volta di un dipendente della Provincia di Pescara, Antonio Forese, l’avvocato Di Girolamo, ha chiesto come il dirigente “Molisani” fosse passato dalla Provincia al Comune, mentre il Giudice ha chiesto spiegazioni su chi effettua le chiamate in comando in altro ente e perché, domande a cui il testimone risponde di non sapere.

In successione sul banco dei testimoni sono saliti due tecnici rispettivamente Giuliano Rossi e Dante Farchione, entrambi impiegati nel settore lavori Pubblici dal 2003 in poi. Questi due tecnici hanno chiarito il meccanismo della chiamata diretta, consentita per legge per lavori sotto i 100 mila euro, applicata più volte al Comune nell’era D’Alfonso, anche in base a precise circolari richiamate dei due dipendenti. Entrambi i testimoni hanno poi, dichiarato di non sapere che la ditta più volte chiamata la “ Eredi Cardinale”, stesse facendo anche la villa a Lettomanoppello dell’ex sindaco.

In modo particolare Rossi ha chiarito la modalità pubblica del procedere sui lavori: “ Venivano riferite ai cittadini le tre fasi dei procedimenti – dice – la presentazione dei progetti, l’apertura del cantiere e l’inaugurazione”.

Dopo i due tecnici sono stati chiamati a deporre dall’avv. D’Alicandro difensore di Giacomo Costantini, due dipendenti della ditta Appalti Engineering, rispettivamente Albano Colangeli contabile e il geometra Pierluigi Di Tonno.

Il contabile ha riferito che erano diverse, le donazioni che l’imprenditore elargiva, citando politici di varia appartenenza; mentre il geometra ha aggiunto che venivano effettuati versamenti anche per le feste patronali e a fronte delle domande della difesa ed ha aggiunto inoltre che la ditta ha avuto appalti dal Comune anche dopo il 2008.

L’udienza si è poi conclusa, ora ci sarà una pausa ed il processo “ Housework”, riprenderà il prossimo 14 novembre per proseguire poi il 28 ed infine tutti i Lunedì di dicembre fino al 19; per la prossima udienza saranno ascoltati quindici testimoni della difesa.

 

 

Pubblicato da
Rita Consorte

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