Il Processo, che ha preso il via lo scorso 16 maggio 2011 , conta ben 24 imputati tra politici, imprenditori, ex dirigenti comunali. L’ultima udienza quella celebrata il 19 dicembre scorso è stata interamente dedicata all’appalto dei cimiteri, filo conduttore di quasi tutto il Processo.
Nella sessione mattutina dell’udienza sono stati ascoltati gli ultimi testimoni degli imprenditori Angelo e Massimo De Cesaris, che sono accusati di corruzione perché, tra i vari episodi contestati dall’accusa sarebbero stati indotti da D’Alfonso a “ mettergli a disposizione gratuitamente operai e materiali per la ristrutturazione gratuita della casa di Pescara”.
“Non ho mai ricevuto pressioni per gli appalti sulle aree di risulta – dichiara l’architetto incalzato dall’avvocato Lino Sciambra a difesa di Giampiero Leombroni, ex dirigente dei Lavori pubblici al Comune di Pescara. E poi aggiunge e rimarca – La cosa interessante è che non ho mai ricevuto pressioni da nessuno. E questa è una cosa abbastanza rara”.
“Abbiamo partecipato e vinto un concorso internazionale per le aree di risulta e di conseguenza abbiamo avuto rapporti con l’amministrazione pescarese – dice Monestiroli – Dopo aver vinto sono stato convocato dall’amministrazione anche sulla base di un nostro progetto, fatto da uno studio associato di cui fa parte anche mio figlio Tommaso . Il bando era per un parco pubblico all’80 per cento dell’area, con attività ludiche e noi prevedemmo una biblioteca e mediateca e una sala a disposizione dei cittadini, una sala delle feste. Poi c’era da affrontare e risolvere il progetto di viabilità pubblica e privata. Avevamo progettato due stazioni per gli autobus e una quantità notevole di parcheggi interrati”.
“Riducemmo la biblioteca, ed eliminammo il salone delle feste e in questo si è sostanziato il nostro lavoro, un nuovo ridimensionamento fu fatto anche per il secondo appalto, alla base i costi che dovevamo abbattere – conclude – l’architetto – avevamo rapporti con il responsabile del procedimento nel primo caso, Leombroni e sindaco e assessori, naturalmente. Nel secondo caso con il Rup del nuovo appalto. Ma mai, in nessun caso, abbiamo ricevuto pressioni”.
Di Pietrantonio:” l’eredità della nonna Rosa a D’Alfonso”
La deposizione del teste Sergio Di Pietrantonio riporta a galla i problemi familiari dell’ex sindaco, ma soprattutto con le sue dichiarazioni la difesa tenta di smontare le accuse fornite finora dall’accusa.
“ Luciano si occupava di tutti i problemi era il punto di riferimento della famiglia – dichiara Di Pietrantonio – davanti al giudice, la nonna di D’Alfonso era proprietaria di una tabaccheria a Lettomanoppello, e poi è stata venduta.
La trattativa – dice il teste – venne seguita da D’Alfonso e immagino di sì, che sia stata la famiglia dell’ex sindaco a incassare i soldi.”
Di Pietrantonio incalzato dalle domande dell’Avv. Milia, continua il suo racconto: “ Luciano percepiva anche la pensione di invalidità della zia. Nonna Rosa aveva poi anche un locale in via Silvio Pellico e una casa a Sant’Eufemia gestiti da D’Alfonso”.
“ Quando è scomparsa la nonna Rosa – afferma Di Pietrantonio -, nel suo armadio, c’erano i risparmi e i libretti degli assegni”.
Si spiegano così secondo la difesa, i conti dormienti dell’ex sindaco, conti che sono stati analizzati a fondo dal pm Varone e dal suo perito che, in una udienza fiume, analizzò tutti i movimenti che vanno dal 2003 – 2007, basti ricordare, che nel 2004 dalla carta di credito dell’ex sindaco furono registrate uscite per 96 euro. Varone – dice – una cifra irrisoria per le esigenze di una famiglia, secondo il pm il sostegno economico sarebbe arrivato da altri canali.
“ La tabaccheria – spiega Di Pietrantonio -, è diventata poi prima sede della DC e poi della Margherita. Facevo parte del direttivo della Margherita, ha detto l’ex dipendente comunale, prendevamo i soldi dalle tessere e ci autotassavamo. All’inizio davamo a D’Alfonso 2 milioni di lire per pagare l’affitto della sede della Margherita e, poi, circa 2 mila euro”.
Dichiarazioni queste che ora dovranno essere vagliate dal Tribunale di Pescara e soprattutto dal giudice Antonella Di Carlo, i colpi di scena in questo Processo “ Housework”, sono sempre dietro l’angolo è di certo c’è ne saranno altri.
Poi a rotazione sono stati ascoltati altri testimoni della difesa questa volta convocati dall’Avv. De Monte, difensore degli imprenditori Angelo e Massimo De Cesaris. Tino Di Pietrantonio e Vito Di Paolo hanno riferito sui lavori di ristrutturazione dell’immobile di Lettomanoppello, ex locale del partito della Margherita. Franco Donatelli e Cardone William sono stati chiamati per raccontare dell’utilizzo da parte di Massimo De Cesaris di un locale – garage di Francavilla.
Nella sessione pomeridiana spazio soprattutto ai due consulenti sempre a difesa dell’imprenditore De Cesaris, l’ing. Luciano De Gregorio e il prof. Luciano D’Amico, che hanno illustrato in aula il contenuto, esaminati i documenti in atti, i dati storici relativi alle spese e ricavi del Comune di Pescara inerenti le attività e i servizi cimiteriali comunali, esprimendo parere in ordine alla correttezza formale e sostanziale della proposta e del piano economico finanziario presentato dall’ATI De Cesaris – La Rocca afferenti le proposte di Project Financing riguardanti i cimiteri di Pescara, con particolare riferimento al piano tariffario proposto , confrontandolo con quello del Comune di Pescara.
L’udienza è stata rinviata al 16 gennaio alle ore 9,30.
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