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Processo Housework, Dezio: “non mi sono mai occupato di appalti”

da Rita Consorte

PESCARA – Dopo la lunga deposizione dell’ex sindaco Luciano D’Alfonso, avvenuta nell’udienza scorsa il processo “Housework”, quello relativo alle presunte tangenti al Comune di Pescara, che conta ben 24 imputati tra politici, imprenditori ed ex dipendenti comunali, è tornato di nuovo in aula ieri mattina.A movimentare la giornata sono state le dichiarazioni dell’ex braccio destro di D’Alfonso, Guido Dezio, imputato in questo processo, che a causa di questa inchiesta  è finito agli arresti domiciliari per ben due volte: la prima nel maggio 2008 e la seconda il 15 dicembre 2008 insieme a D’Alfonso e De Cesaris.

La deposizione di Dezio, viene aperta dall’esame diretto effettuato dal Pm Varone, titolare dell’inchiesta che chiede all’imputato lumi su quanto riguarda la famosa “ lista Dezio”, che fu ritrovata negli appunti dell’ex braccio destro al momento delle perquisizioni da parte della polizia Postale, una lista contenente un elenco di imprenditori con relativi importi, al fianco di ogni nome una cifra e poco distante una dicitura per alcuni “ b” per altri “n”. Secondo l’accusa si tratterebbe di tangenti, quelle con la lettera “b” regolarmente contabilizzate, quelle con la lettera “n”, in nero.

Dezio durante l’esame ha chiarito questo aspetto: “ questa lista – ha dichiarato Dezio -, faceva parte di un faldone custodito nella segreteria politica del partito della Margherita e che è stato portato in Comune nel 2008 quando l’ex sindaco  a seguito di un primo interrogatorio in Procura, mi chiese di recuperare del materiale contabile per fornire dei chiarimenti al magistrato.

Questa lista non é altro – afferma Dezio –  che un elenco di imprenditori amici ai quali i responsabili del partito avevano chiesto un contributo per varia attività politica e per sostenere la campagna elettorale. La dicitura “b” sta ad indicare il buon fine del contributo, la “n” l’esito negativo.”

Durante il controesame effettuato dall’avv. Spagnolo, Dezio ha risposto anche alle domande inerenti la vicenda del bar del tribunale.

Secondo l’accusa Dezio avrebbe preteso una tangente dal gestore del Bar del tribunale, da 20 mila euro per l’appalto del Bar con  la promessa di affidargli il servizio e pressandolo con frequenti controlli da parte della Polizia Municipale. Dezio, ha spiegato “ quando c’è stato il mio  insediamento  mi sono  reso conto che per quanto riguarda questo servizio era necessario fare un nuovo bando di gara perchè il precedente era carente”.”  Nei diversi colloqui, il gestore del bar – ha detto Dezio – esigeva da subito una stabilizzazione tanto che in una circostanza minacciò di rivolgersi al procuratore. A quel punto io ipotizzai‘ un contratto di affidamento temporaneo in attesa del nuovo bando di gara”. “Chiesi, così, ha detto Dezio il pagamento di un deposito cauzionale di 20 mila euro o in alternativa una polizza fidejussoria in modo da poter continuare l’attività in attesa di far partire la gara d’appalto. A quel punto  il gestore del bar si rifiutò di presentare documentazione contabile e di pagare questo canone, lo farò solo quando avrò la certezza di aver vinto la gara.” “ Solo in un secondo momento  venni a sapere dei controlli della Polizia Municipale – ha riferito Dezio –  di cui non sapevo nulla e che il gestore del bar aveva raccontato ad un vigile urbano che io gli avevo chiesto dei soldi.

Nel corso del controesame l’avv. Spagnolo, chiede all’imputato anche chiarimenti circa i fondi della Pescara Calcio, riferendosi in modo particolare alla vicenda Di Nardo. “ Personalmente, non mi sono mai occupato di questa vicenda, non ho mai partecipato ad una riunione; l’incontro con Di Nardo, avvenne – spiega Dezio – casualmente in Comune – , lui mi disse in un primo momento che era intenzionato ad acquistare una quota importante della società Pescara Calcio; mi diede così un assegno di 10.000 mila €; io, gli dissi però che dovevo chiedere a chi dovevano essere intestati presi questi assegni e feci delle fotocopie.

Dopo 2-3 giorni incontrai di nuovo Di Nardo, che mi disse che non era più disposto a comprare delle quote ma, se serve una piccola sponsorizzazione io sono qui, a quel punto mi chiese degli assegni e se lì avessi consegnati e mi disse che lì rivoleva, a quel punto io – afferma Dezio -, non ho fatto altro che riconsegnargli gli assegni che mi aveva dato.”

Dopo l’interrogatorio di Dezio, sono stati ascoltati Di Mascio, Antonio Dandolo e Marco Presutti tutti imputati di questo processo; ora si ritornerà in aula il 5 novembre prossimo spazio di nuovo al Project Financing, sui cimiteri e all’escussione dell’imputato Giampiero Leombroni; poi, nell’ultima udienza spazio alle arringhe dei difensori ed alla requisitoria del Pm, con le relative richieste di condanna.Sarà il giudice dottssa Di Carlo, in camera di consiglio a decidere le sorti di Luciano D’Alfonso e degli altri imputati.

 

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