‘La pazza gioia’ di Paolo Virzì; ‘Antonia’ di F.C. Filomarino per il Concorso Italiano
SPOLTORE (PE) – Nuove e interessanti proposte al 43° Flaiano Film Festival per domenica 26 giugno all’Arca di Spoltore.
In Sala 5 alle ore 18.30 sarà proposto un interessante documentario dal titolo “Hitchcock/Truffaut” di Kent Jones: 1962: mentre la Nouvelle Vague si afferma nel mondo, François Truffaut, giovane critico dei “Cahiers du Cinéma” chiede un’intervista “in profondità” al celebre regista Alfred Hitchcock, inglese di stanza a Hollywood, dove sta ultimando il suo quarantottesimo film (Gli uccelli). In linea con i colleghi della prestigiosa rivista francese, l’obiettivo è ribadire la statura di “autore” di Hitchcock, che negli Stati Uniti era considerato piuttosto un “intrattenitore”, con pregiudizio rispetto al successo tv di Alfred Hitchcock Presents. Dalle fitte conversazioni tra i due scaturisce un volume, anche fotografico, fondante e accessibile: François Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock (da noi pubblicato da Pratiche nel 1977, poi rieditato da Saggiatore).
Alle ore 20.30 è la volta di Paolo Virzì e del suo ultimo film “La pazza gioia”, protagoniste Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti: Beatrice Morandini Valdirana ha tutti i tratti della mitomane dalla loquela inarrestabile. Donatella Morelli è una giovane madre tatuata e psicologicamente fragile a cui è stato tolto il figlio per darlo in adozione. Sono entrambe pazienti della Villa Biondi, un istituto terapeutico per donne che sono state oggetto di sentenza da parte di un tribunale e che debbono sottostare a una terapia di recupero. È qui che si incontrano e fanno amicizia nonostante l’estrema diversità die loro caratteri. Fino a quando un giorno, approfittando di una falla nell’organizzazione, decidono di prendersi una vacanza e di darsi alla pazza gioia.
Paolo Virzì, con la collaborazione di Francesca Archibugi alla scrittura, ha lasciato il freddo Nord di Il capitale umano per tornare nell’amata Toscana che gli consente di fondere, come solo lui sa fare, ironia, buonumore e dramma muovendosi tra le diverse temperature emotive con una sensibilità che si fa, film dopo film, sempre più acuta e partecipe delle sorti dei personaggi che porta sullo schermo. Si sono già scritte nel passato pagine e riflessioni su un Virzì erede della commedia italiana degli Anni d’Oro ma quello che si può aggiungere ora è che al suo personale capitale di autore si è aggiunta una capacità di sguardo sul mondo femminile che nel cinema italiano diretto da uomini non è per nulla usuale.
Alle ore 22.45 “Weekend” di Andrew Haigh: al termine di una serata con gli amici storici, Russell conosce Glen in un gay club e i due trascorrono la notte insieme. Glen chiede a Russell di raccontarsi al registratore, dove tiene una sorta di archivio di tutti i suoi incontri sessuali, che vorrebbe trasformare in un progetto artistico. Diversi, con un passato diverso e idee diverse sul futuro, Russell e Glen cominciano a conoscersi e passano insieme l’intero weekend.
In Sala 4 alle ore 19, per il concorso italiano, “Antonia” di Ferdinando Cito Filomarino: Antonia è il ritratto di un’artista, Antonia Pozzi, riconosciuta dal premio Nobel Eugenio Montale come uno dei più grandi poeti del Novecento: eppure nella sua breve esistenza non ha mai saputo di esserlo. “Antonia” è un film di Ferdinando Cito Filomarino, presentato in concorso in anteprima mondiale alla 50esima edizione del Festival di Karlovy Vary. Il film ripercorre gli ultimi dieci anni della vita della poetessa, vissuta a Milano durante il ventennio fascista. Sedicenne, scrive in segreto febbrilmente sul suo diario l’amore impossibile con il suo professore del liceo, gli incontri, i tormenti, le passioni; il regista la segue nella trasformazione dal reale al poetico, riflessa sul viso, sul corpo, nelle fotografie che scatta e sulle pagine che scrive. Fino a quando, a soli ventisei anni, il 3 dicembre del 1938, Antonia Pozzi si toglie la vita. Fino a quel giorno non aveva mai pubblicato nessuna delle sue poesie.
Alle ore 21.30 infine “Appena apro gli occhi-Canto per la libertà” di Leyla Bouzin in versione originale sottotitolata: Farah ha diciotto anni appena compiuti e una grande vitalità: vuole vivere libera, senza paura, scegliendo per se stessa, nella Tunisia del 2010, a pochi mesi dalla rivoluzione. Insieme al suo ragazzo, Borhène, e ad un gruppetto di amici, ha messo in piedi una band. La voce di Farah canta i problemi del suo paese, i sogni dei ragazzi, le ingiustizie. Hayet, sua madre, si riconosce in lei ma non può fare a meno di preoccuparsi. Farah, invece, non conosce la cautela: sgattaiola fuori la notte per cantare nei locali, recita poesie in pubblico e finisce per pagare amaramente il suo comportamento, quando viene prelevata e portata via dalla polizia.