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“Quota Mille” a Campotosto, dove é viva la tradizione della poesia a braccio

da Marina Denegri

A Campotosto è ancora presente la poesia a braccio, tipica dei pastori transumanti, che improvvisano usando la tecniche dell’ottava rima

Quota mille Campotosto

CAMPOTOSTO – Campotosto (Aq) 1420 metri sul livello del mare, è uno dei centri abitati più elevati dell’Appennino: è rinomato per il suo magnifico lago, a cui dà il nome. È posto all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga e il suo territorio, scarsamente antropizzato, restituisce un ambiente montano quasi del tutto integro.

Il nome sembrerebbe venire dalla lunga disputa per il possesso di questi territori tra l’Aquila e Amatrice. Una lotta senza esclusioni di colpi, che portò anche all’incendio dei campi, da cui campo tostato, e poi Campotosto.

I numerosi eventi sismici che si sono succeduti nel tempo danno oggi al paese uno stile architettonico piuttosto moderno, con poche rimanenze di tracce storiche.

Del passato resta una piccola chiesa dedicata a Santa Maria Apparente: “Leggenda locale racconta che nel 1604 la Madonna apparve a una giovane muta del luogo, intenta a fare i panni nel vicino fiume: voleva che le venisse eretta una chiesa, e ne disegnò la pianta a terra con una nevicata fuori stagione. La ragazza, allora, tornò in paese e miracolosamente fu in grado di raccontare, con la sua voce, l’accaduto”.

Così spiega lo scrittore Peppe Millanta che con le telecamere Rai e Sem Cipriani ha raggiunto il posto per la rubrica a cura di Paolo Pacitti,“Quota Mille”.

Nell’area di Campotosto è ancora presente la poesia a braccio, tipica dei pastori transumanti, che improvvisano usando la difficilissima tecnica dell’ottava rima. La sua origine risale ai tempi antichi quando i pastori, durante i lunghi viaggi e le lunghe solitudini con le greggi, imparavano a memoria i versi di classici come Dante, Ariosto o Tasso.

Quei libri, veri e propri tesori, una volta finiti venivano lasciati lungo i tratturi, a disposizioni degli altri pastori, in una sorta di bookcrossing pastorale. Erano costretti a farlo di nascosto perché i padroni delle greggi non vedevano di buon occhio lo studio, che era in qualche modo “sospetto”, portatore di ribellione.

E quei versi, quel ritmo, diventavano la base per inventare nuovi versi, spesso in risposta a un altro poeta in un vero e proprio ‘certamen’.

La tradizione della poesia a braccio qui ancora sopravvive e ogni anno è celebrata in una gara che si svolge a Mascioni che accoglie decine di turisti e curiosi.

Il viaggio tra i borghi d’Abruzzo continua su Buongiorno Regione; novità, curiosità e qualche piccola anticipazione sono sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/peppemillanta, dov’è possibile saperne di più anche sulla puntata dedicata a Campotosto.

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