Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di Giancarlo Odoardi a margine di COSMOBIKE, formidabile concentrato di sapienza ciclistica
PESCARA – Dall’11 al 15 settembre scorso, nello spazio fieristico di Verona, si è svolto uno dei più importanti eventi nazionali espositivi dedicati al ciclismo urbano. Oltre agli stand, l’iniziativa si è caratterizzata per la fitta sequenza di conferenze che si sono succedute per 4 giorni consecutivi.
Tra quelle che ho ascoltato, quasi tutte, ve ne sono state alcune che hanno indagato sul ruolo delle Regioni sul fronte della mobilità ciclistica. Da queste è scaturito un quadro a tinte fosche, più ombre che luci, tranne alcune eccezioni, figlio a sua volta da una situazione nazionale in grande affanno e in ritardo rispetto a alcuni altri Paesi europei.
Una relazione, a mio avviso, ha ben fotografato, ahimè in negativo, lo stato dell’arte richiamato, grazie a un lavoro di ricognizione realizzato all’interno del “Corso di perfezionamento e aggiornamento professionale per una nuova figura professionale: Esperto di mobilità ciclistica”, promosso dall’Università di Verona e coordinato da Marco Passigato.
La ricerca si è basata su un questionario di 16 domande a cui anche la Regione Abruzzo, insieme ad altre 12, ha risposto. Come sottolineato dagli organizzatori: “…il risultato della ricerca rappresenta una fotografia né esaustiva né completa, ma illustra la grande difformità nella gestione della mobilità ciclistica all’interno delle varie Regioni e al contempo consente di individuare buone pratiche da imitare e diffondere”.
Da un utile confronto con i funzionari che hanno risposto alle domande si è scoperto come molto spesso le informazioni e le azioni siano ripartite tra numerose strutture (infrastrutture, ambiente, lavori pubblici, turismo, programmazione, parchi, agricoltura, demanio fluviale) e che queste spesso non dialoghino tra loro o neppure sappiano con precisione fatti e situazioni importanti che riguardano la mobilità ciclistica del proprio territorio.
La Regione Abruzzo è una delle poche italiane ad essersi dotata di una legge regionale, la n. 8/2013, ancorché ancora troppo disattesa nei contenuti. Nel frattempo ha promosso alcuni progetti spot, anche ambiziosi, come “Bike to Coast” e il servizio di bike sharing regionale “VIAVAI”, e ha istituito un tavolo permanente con associazioni e vari interlocutori operanti sul territorio, forte di sole due sedute. Al di là di questo, si deve però dire che la Regione si caratterizza ancora per elementi di debolezza pianificatoria, in particolare per quanto attiene:
la costituzione di un ufficio regionale della mobilità ciclistica;
la redazione di un master plan della mobilità ciclistica;
la individuazione di una rete ciclistica regionale;
la produzione di manuali professionali per la progettazione della mobilità ciclistica;
la predisposizione di una segnaletica standard di riferimento per i percorsi;
la predisposizione di un programma specifico o un sito dedicato al cicloturismo;
la promozione del trasporto della bicicletta su altri vettori, come il treno;
i monitoraggi regionali sulla diffusione dell’uso della bicicletta;
i programmi di promozione d’uso della bicicletta per finalità ambientali e di salute pubblica;
interventi con misure di sostegno al ciclismo urbano a livello locale;
la dotazione finanziaria della legge regionale, ad oggi rimandata a fondi nazionali.
Da qui scaturisce l’esigenza di un percorso pianificatorio e progettuale nuovo, di cui il primo step è sicuramente la costituzione di un Ufficio regionale della mobilità ciclistica, con personale che abbia professionalità e passione riconosciute nel campo, sia valorizzando figure già in organico o potenzialmente tali sia esterne, capace di intercettare da subito le seguenti aree di attenzione (tratto dal un decalogo FIAB):
pianificazione, coordinando i desideri e le azioni dei territori in una pianificazione territoriale e finanziaria pluriennale, che gestisca anche un SIT (Sistema Informativo Territoriale) della mobilità ciclistica;
infrastrutture, coordinando gli interventi progettuali, esecutivi e i finanziamenti;
ciclabilità urbana, promuovendo le zone 30, le reti ciclabili e finanziando opere conformi a manuali e Bici plan locali;
salute e prevenzione, promuovendo stili di vita attivi, sicurezza stradale, il benessere delle persone per ridurre la spesa sanitaria;
assistenza agli Uffici mobilità ciclistica di ambito comunale e intercomunale;
cicloturistica, coordinando lo sviluppo della rete cicloturistica regionale e locale, la numerazione degli itinerari e la redazione della cartografie dedicate;
promozionale dei territori verso i mercati ed i clienti nazionali ed internazionali, costituendo banche date sui flussi cicloturistici, marketing coordinato e prodotti turistici;
servizi materiali, intermodalità e trasporto bagagli ed immateriali, siti web, marchi, brand, reti di impresa, club di prodotto
intermodalità con il treno, trasporto bici sui treni, accessibilità alle stazioni ferroviarie, ciclo stazioni, bike sharing sovra comunali
formazione generale per tecnici, operatori economici, politici e decisori
Per quanto ho potuto vedere e capire, tra i partecipanti all’evento fieristico non mi è sembrato di aver notato grandi rappresentanze amministrative pubbliche (ma posso sbagliarmi) e per la mia Regione, l’Abruzzo, solo, e quindi da citare, un assessore del Comune di Vasto (non me ne vogliano eventuali altri che forse non ho incontrato, ma non credo avendo seguito tutte le sessioni).
E allora, in conclusione, non mi resta che rivolgere un appello alla Regione perché questa, capace di indubbie potenzialità di crescita, esca con sollecitudine da una situazione di evidenti incertezze e prenda decisamente il largo sul fronte di un nuovo sviluppo sociale, ecologico ed economico complessivo, di cui la mobilità in bici, urbana e cicloturistica, è assolutamente un cardine.