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Riqualificazione aree produttive, la nota di CGIL, CISL, UIL e UGL

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Per i sindacati la proposta di legge deve mantenere la possibilità di favorire e sostenere nuovi reinsediamenti industriali eco-sostenibili

PESCARA – CGIL, CISL, UIL e UGL hanno presentato le loro osservazione e proposte all’audizione della II^ Commissione Permanente del Consiglio Regionale, Territorio, Ambiente e Infrastrutture, sull’iniziativa “Disposizioni per favorire il recupero, la riconversione e la riqualificazione delle aree produttive”.

Per le quattro sigle sindacale la proposta di legge deve mantenere in via prioritaria la possibilità, ovunque possibile, di favorire e sostenere nuovi reinsediamenti industriali eco-sostenibili nelle aree e negli stabilimenti degradati e dismessi, salvaguardando una vocazione industriale di quelle aree e dell’intera Regione Abruzzo, mai venuta meno da quando tali aree furono assegnate con tale obiettivo all’ARAP. “L’Abruzzo con il suo 26% di PIL prodotto dall’industria manifatturiera risulta essere la prima regione del Mezzogiorno e tra le prime dell’intera Italia; una vocazione quindi, – ritengono i tre Segretari Generali Ranieri, Malandra, Lombardo e De Amicis -, che vada non solo mantenuta e salvaguardata, ma implementata”.

Nella lettera indirizzata al Presidente, Manuele Marcovecchio, e ai Consiglieri Componenti della II^ Commissione del Consiglio Regionale D’Abruzzo le OO.SS. hanno suggerito di, dove non sia possibile riaffidare i siti a nuove attività industriali, consentire progetti di insediamento ad attività artigianali, del turismo, sportive e di servizio sociale, come anche ad opere di recupero del verde, centri culturali e di ricerca, limitando al commercio le autorizzazioni unicamente a piccoli esercizi. Ritengono altresì che tale riconversione debba comunque avvenire attraverso gli strumenti previsti dalle vigenti norme”.

CGIL, CISL, UIL e UGL hanno, inoltre, espresso netta contrarietà a qualsiasi norma che permetta di operare tra le proprie maglie e renda in tal modo possibili azioni speculative edilizie e/o commerciali, con l’obiettivo di trasformare capannoni ed aree degradate e dismesse in superfici commerciali estese fino a 2500 mq di vendita, più in generale per creare -di fatto- nuovi “Centri/Parchi Commerciali”. Tale contrarietà è motivata dalla già denunciata sovraesposizione nella nostra Regione di Parchi Commerciali, i quali, peraltro, sono in evidente stato di difficoltà e crisi a mantenere gli attuali livelli produttivi ed occupazionali. Va inoltre tenuto in considerazione che gran parte delle aree in questione è ubicata a ridosso di periferie urbane; preoccupa quindi il rischio concreto di mettere in pericolo la sopravvivenza stessa di migliaia di negozi di prossimità e servizi di quartiere e, conseguentemente, la tenuta stessa del tessuto socio-economico delle nostre città.

In ultimo i sindacalisti hanno proposto di specificare nel provvedimento Linee Guida che, fermo restando il ruolo dei Comuni, indichino a questi ultimi il perimetro e, pertanto, i limiti legati alle nuove destinazioni che potranno attuarsi previo esame congiunto da attivare – da parte dei medesimi Enti – con le parti sociali territoriali al fine di garantire che il migliore recupero delle aree interessate avvenga tenendo conto dei risultati attesi in termini sociali ed economici.

Pubblicato da
Marina Denegri

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