Peduto e Graziano invitano a riflettere sui dati del rapporto del Consiglio Nazionale dei Geologi , sulla sicurezza dei nostri centri storici e sulla loro esposizione al rischio sismico
Il Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi , Gian Vito Graziano ,ieri, ricordando l’anniversario del terremoto dell’Irpinia ( 23 Novembre del 1980) in cui migliaia di persone persero la vita,ha invitato ad avere coscienza del rischio sismico, come di tutti i rischi naturali ed ha ribadito l’importanza di investire in prevenzione.
Ha dichiarato Graziano:
in Italia dobbiamo accelerare nella prevenzione sismica e dobbiamo farlo nell’interesse dell’intera collettività, in difesa delle vite e dei tanti beni di cui il nostro Paese è ricco. Deve esserci la cultura della prevenzione da tutti i rischi naturali. E’ vero che i terremoti non sono prevedibili, ma dobbiamo essere consapevoli di vivere in un Paese ad alto rischio sismico e dunque puntare sulla prevenzione delle nostre abitazioni, delle nostre scuole e dei nostri luoghi di lavoro.
Il Presidente, in partenza per Bruxelles , dove Venerdì si terrà il vertice europeo di tutti gli Ordini e le associazioni nazionali dei geologi dei rispettivi Paesi e alla vigilia dell’importante Conferenza in programma a Firenze lo stesso Venerdì 25 Novembre, durante la quale i geologi lanceranno ufficialmente un appello al Governo Monti, ha ribadito l’importanza
della prevenzione a tutto campo anche sul fronte sismico e di dover operare nella direzione di una pianificazione urbanistica basata sulla microzonazione sismica, ovvero verso la conoscenza degli effetti del sisma su un dato sito. In Italia si registrano ben 2000 terremoti all’anno, in larga parte di bassa energia, sotto la soglia della percezione umana. Ma quelli più forti, dal 1968 ad oggi, hanno procurato circa 4.600 morti e 500.000 senza tetto .
I numeri del rapporto del Consiglio Nazionale dei Geologi , parlano chiaro :
Ben 725 sono i comuni italiani che si estendono in zone ad alto rischio sismico – ha ricordato Graziano – mentre 2.344 sono quelli a medio rischio . Il 40% della popolazione italiana abita in una zona considerata a rischio sismico, ben 3 milioni di cittadini sono in aree classificate ad alto rischio e 21,2 milioni in quelle a rischio medio. In zone ad elevato rischio sismico si trovano 6,3 milioni di edifici, di cui 27.900 sono scuole e 2.188 ospedali . Il 60% degli 11,6 milioni di edifici italiani a prevalente uso residenziale è stato realizzato prima del 1971 mentre l’introduzione della legge antisismica per le costruzioni in Italia è del 1974.
Francesco Peduto Presidente dell’Ordine dei Geologi della Campania interviene sulla sicurezza nostri centri storici e denuncia a livello regionale l’assenza di pianificazioni e di strumenti legislativi al passo dei tempi e dei progressi delle conoscenze tecnico – scientifiche.
Si chiede Peduto e gira la domanda a tutti gli enti competenti a partire dalla Regione Campania
se dovesse ripetersi negli stessi luoghi e con la stessa intensità un sisma come quello che ha colpito la Campania e la Lucania nel 1980 come prima o poi succederà, tenuto conto della ciclicità di quel tipo di terremoti, cosa accadrà? Dopo più di 30 anni dal terremoto dell’Irpinia, possiamo dire che i nostri centri storici oggi sono realmente sicuri? Il terremoto del 1980 è stata un’occasione sprecata per pianificare un reale recupero ed una valorizzazione dei tessuti insediativi storici, ma soprattutto in Campania come al solito, accusiamo ancora oggi l’assenza di atti normativi e di pianificazione al passo dei tempi e dei progressi delle conoscenze tecnico – scientifiche e la carenza di controlli sullo stato di salute dei nostri edifici storici. Come per la Difesa del suolo non si sa chi deve fare cosa e chi è responsabile di cosa. Da diversi anni sono in vigore norme in materia di rischio sismico che hanno portato ad un incremento della categoria sismica per buona parte dei centri abitati della Campania, ma nessuno si chiede soprattutto per quanto riguarda i centri storici, se gli edifici che nel migliore dei casi, sono stati sismicamente adeguati secondo quanto previsto dalle normative in vigore negli anni ottanta e novanta, siano oggi da considerare effettivamente sicuri. In Campania purtroppo, a livello legislativo, siamo fermi alla L.R. 9/83, uno strumento normativo sorpassato ed obsoleto, dove gli elaborati cartografici di base non dialogano e non sono sovrapponibili nemmeno con quelli previsti a base della pianificazione delle Autorità di bacino. Sarebbe necessario quindi, rimettere gli studi geologici, geomorfologici e di microzonazione sismica al centro della prevenzione ed alla base di qualsiasi seria azione di pianificazione del rischio sismico e di governo del territorio, andrebbero previsti controlli e verifiche su tutto il territorio regionale, andrebbe istituito il fascicolo del fabbricato che è come il libretto medico per le persone, da dove si evince lo stato di salute, le malattie e le cure. Anche nel caso del rischio sismico perciò, prima che sia troppo tardi, prima che il malato muoia, andrebbe ricostruita una filiera normativa che aggiorni la L.R. 9/83 e metta insieme le Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni, il fascicolo del fabbricato e i Piani di Protezione Civile Comunali.