La vocalist di origini italiane, avvolta in elegante abito rosso lungo, è stata accompagnata sul palco da quattro straordinari musicisti: Justin Robinson (sax alto, flauto), Sullivan Fortner (pianoforte), Ameen Saleem (contrabbasso) e Quincy Phillips (batteria). Il concerto, variegato nella tracklist, ad alcuni è forse sembrato un pò difficile, ma la bravura dei session men e le capacità vocali della Gambarini hanno comunque regalato belle emozioni.
La cantante negli anni si è guadagnata con merito un posto di rilievo nel panorama del canto jazz americano ed ha aperto facendo subito sfoggio delle sue doti: in apertura del suo live infatti un brano eseguito a cappella. Si presenta poi al pubblico dicendo che ha bei ricordi in queste zone e con la frase “let’s get the party started” dà inizio al live vero e proprio.
Parte così un toccante ricordo di James Moody, suo mentore da giovane, con il brano Moody’s groove.
Molto gradite On a sunny side of the street, la malinconica Oblivion di Astor Piazzolla con un testo in francese che narra di un’ amore finito, di quelli che fa soffrire ma lascia un segno per sempre indelebile nei ricordi. Poi una versione del tutto personale di Sicily, scritta da Chick Corea come brano strumentale ma da noi famosa per la fantastica interpretazione di Pino Daniele che la inserì nel suo disco Che Dio ti benedica. Bella anche la versione di With every breath I take di Cy Coleman, originariamente destinata al musical City of Angels. Sono però Montecarlo Blues e la versione molto soft di Estate di Bruno Martino a strappare i maggiori applausi. Dopo un bis Roberta Gambarini lascia il Teatro D’Annunzio: buona la sua prima performance al Pescara Jazz.
Venti minuti circa di pausa e sale sul palco il veterano Al Di Meola con la sua World Sinfonia, formazione ormai attiva da molti anni: suoni ricchi di contaminazione ed apertura alle improvvisazioni, un trasporto emotivo che ha pochi eguali per un concerto che ha lasciato senza fiato. La formazione che ha accompagnato Di Meola a Pescara comprende Fausto Beccalossi alla fisarmonica, Kevin Seddiki alla chitarra e Peter Kaszas, alla batteria e alle percussioni. Insieme a loro un ospite d’eccezione, il pianista cubano Gonzalo Rubalcaba che non si è certo risparmiato, aggiungendo un tocco di vera classe alla già collaudata World Sinfonia.
Il virtuoso chitarrista ha ancora una volta messo in chiaro che è lui il vero pioniere della world music, grazie ad una tecnica e sensibilità sopraffine che hanno pochi eguali al mondo. Un mix stilistico di flamenco, tango suoni orientali e musiche di Brasile ed Africa ha letteralmente rapito la platea. Spazio a metà concerto anche per un meraviglioso momento di piano solo di Rubalcaba che ha stregato l’attento pubblico del D’Annunzio. Il suo “piano style” ben si è integrato con le acrobazie chitarristiche di Di Meola ed il live, anche grazie a questo riuscito incontro, è stato veramente molto apprezzato. Un’ora e mezza di grande musica dunque per un Al Di Meola in grandissima forma.
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