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Rocca di Mezzo ospita i film conclusivi del festival del cinema abruzzese

da Redazione

ROCCA DI MEZZO (AQ) – Volge al termine la rassegna Hub C Abruzzo Cinema, festival del cinema abruzzese organizzato e promosso dall’associazione culturale Altair dell’Aquila allo scopo di promuovere il territorio regionale attraverso le numerose produzioni cinematografiche che hanno avuto l’Abruzzo come proprio set naturale, giunto quest’anno alla sua terza edizione. Sarà il comune di Rocca di Mezzo ad ospitare i film conclusivi previsti dal ricco cartellone in programma. Entrambi inseriti all’interno della sezione Abruzzo e il cinema del passato, oggi 3 agosto alle ore 21.30, alla presenza dell’attrice Pamela Villoresi verrà proiettato Il Sole anche di notte di Paolo e Vittorio Taviani, opera girata in parte a Campo Imperatore e presentata all’epoca fuori concorso al Festival di Cannes.
Domenica 4 agosto ci si potrà perdere nel Tibet immaginario di Milarepa della regista Liliana Cavani. Anch’esso girato quasi interamente nella nostra regione, così fu presentato da Pier Paolo Pasolini sulle pagine della rivista Cinema Nuovo nel 1974: «…una successione di inquadrature ferme, di panoramiche per lo più irregolari su un mondo profilmico stranamente geometrico anch’esso: un Abruzzo brullo e azzurro, spesso con nuvole o nebbie vaganti su distese di rocce perdute in una solitudine particolarmente profonda». Ospite d’onore della proiezione conclusiva sarà l’attore Paolo Bonacelli.
Ricordiamo, infine, che all’interno di Hub C Abruzzo Cinema ha avuto luogo il primo concorso nazionale di cortometraggi no budget Generazione 2020, con la partecipazione di numerosi lavori giunti da ogni parte d’Italia. Dopo una prima selezione ad opera di una giuria popolare composta da rappresentanti delle quattro province abruzzesi, i corti finalisti sono stati visionati dalla giuria di eccellenza presieduta dal regista aquilano Luca D’Ascanio, la quale ha assegnato il primo premio di 2.000 euro al corto Io non parlo mai del filmaker lucano Raffaele Salvaggiola, capace di affrontare in maniera ironica ma profonda il problema del precariato nel mondo della scuola

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