L'Aquila

Roio invita i candidati sindaci a visitare le sue frazioni

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L’AQUILA – Quest’anno, vista la situazione in cui versano, le frazioni giocano un ruolo importante nell’elezione del sindaco del capoluogo abruzzese.

Prima del voto di giugno, sarebbe, dunque, opportuno invitare i futuri candidati a visitare le frazioni aquilane, con il fine di conoscere bene (e non genericamente) le esigenze del territorio per poi meglio amministrare.

Dopo otto anni ci si trova a discutere sempre delle stesse problematiche. L’unica differenza, non da poco, è il fattore tempo che inesorabile scorre e mette in evidenza gli errori di scelte che hanno dato il via alla ricostruzione dei centri storici dei paesi.

Ricordiamo i comparti? La suddivisione delle frazioni in comparti ha creato le prime disuguaglianze.

Vediamo perché. Benché gli elementi che ne hanno identificato le priorità si basano sul presupposto di equità, ciò non ha evitato la marginalità a cui sono stati relegati quei consorzi ubicati in sedimi villici non prioritari, nonostante abbiano oggettivamente un numero superiore di abitazioni principali di altri. Così capita che il consorzio di via Lucoli, a Roio Piano, quello con più prime case di tutto il paese, ricade nel penultimo comparto in ordine di precedenza.

Gli ex residenti, dunque, attendono con pazienza che vengano ricostruite prima le stalle, poi le cantine, poi i vecchi tuguri, poi le case che rimarranno chiuse e poi le prime abitazioni (max 4) di altri comparti. Nell’ambito delle diverse unità d’intervento è necessario fare i conti anche con i proprietari che hanno pareri discordanti circa la modalità di ricostruzione.

Uno degli esempi è dato da scelte riconducibili all’abbattimento o meno del proprio fabbricato che si interseca con quello di altri i quali, evidentemente, hanno opinioni diverse sulle modalità di ricostruzione. E, nella maggioranza dei casi, si tratta di persone che non hanno un’esigenza primaria nel recuperare l’immobile poiché residenti altrove o perché proprietari di altre case agibili! E proprio dell’abbattimento o no di semplici civili abitazioni che si disquisisce con la Commissione Pareri che cerca di recuperarle anche quando, oggettivamente, non c’è nulla da recuperare se non di sostituire per acquisire più sicurezza. C’è anche qualcuno che ha avuto un po’ più di fortuna di altri, il quale rientra in una casa ricostruita (nell’immediata periferia del centro storico) ma circondata da un contesto urbano fatto di macerie e strade in terriccio completamente disconnesse. Vedi a tal proposito le due nuove costruzioni ubicate in via Aia del Ceraso, sempre a Roio Piano.

Lo scettro delle lungaggini, però, lo possiamo tranquillamente assegnare alla burocrazia i cui protagonisti oggi si trovano a tirare le fila della ricostruzione. E ognuno di noi sa benissimo quali essi siano! In mezzo a questa confusione ci sono gli “ultimi”, i quali ogni tanto scorgono dalla finestra del proprio map i vicini che finalmente fanno ritorno a casa (o “salutare” altri, meno fortunati, che sono passati a miglior vita). Gli ultimi sono per lo più anziani che anelano semplicemente di rientrare nell’abitazione dove hanno vissuto sin dalla nascita, senza nulla pretendere se non che i lavori inizino presto e che la loro abitazione sia ricostruita sicura. Spinti dal desiderio di tornare alla normalità, se di normalità è ancora lecito parlare! Nello sguardo di alcuni di loro emerge la rassegnazione alimentata dall’impotenza e dall’abbandono a cui sono relegati.

L’ingiusta ricostruzione non fa altro che spargere sale su ferite che il trascorrere del tempo difficilmente potrà rimarginare. E’ bene mettere in evidenza storie come queste. Storie che danno voce a chi voce non ne ha. Dopotutto, ascoltare per poi provvedere è un esercizio che riesce a pochi. Ma, sono proprio quei pochi che hanno le caratteristiche per guidare una comunità “acciaccata” come la nostra!

(A cura di Fulgenzio Ciccozzi)

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