Secondo Di Loreto, Presidente dell’Ordine dei Geologi del Lazio, oggi in Italia il rischio frana risulta avere un elevatissimo impatto sociale ed economico, secondo solo a quello sismico
Il Presidente Di loreto ricordando dati, numeri, notizie e fatti sul dissesto idrogeologico in Italia invita a riflettere seriamente sul problema che quasi quotidianamente è tristemente protagonista nella cronaca nazionale.Settantamila persone coinvolte tra il 1980 ed il 2000 da alluvioni e frane, più di 40.000 persone evacuate durante l’emergenza in occasione dell’alluvione del Po dell’ottobre – novembre del 2000. Ben oltre 5.6 MLD di euro di soli danni strutturali dovuti alla stessa alluvione del Bacino del Po, 550 MLN di euro stanziati per gli interventi nei 13 Comuni colpiti dalla tragedia di Sarno. L’alluvione che colpì l’Italia nord-occidentale nel Novembre del 1994, produsse in soli 5 giorni danni per 8-13 miliardi di euro, oltre che disoccupati temporanei, mancati guadagni, ed un numero imprecisato di ore di lavoro perse (rapporto IRPI-CNR).Per questo si terrà a Roma, presso il Centro Congressi Frentani , il 16 Giugno alle ore 9.00, il Forum sul dissesto idrogeologico in Italia degli Ordini Regionali dei Geologi d’Italia e del Consiglio Nazionale dei Geologi , un evento altamente significativo dal punto di vista sociale, culturale e mediatico. Dati, numeri, cartine di comuni italiani a rischio saranno divulgati dagli Ordini Regionali dei Geologi nel corso della conferenza alla quale parteciperanno esperti di grande fama e del briefing con la stampa italiana e straniera. Non mancheranno immagini particolarmente spettacolari e significative di frane note ma anche di quelle fino ad oggi sconosciute.
Ha detto il Presidente dell’Ordine dei Geologi del Lazio:
il 2010 è già stato un anno drammatico in cui abbiamo avuto ancora frane , morti, danni sociali ma soprattutto economici. Nella sola Calabria abbiamo 300 nuove frane che si sono attivate nell’ultimo inverno e ben 1 MLD di euro per danni da dissesto idrogeologico negli ultimi due anni”. C’è dissesto idrogeologico diffuso nella nostra Italia.Nell’ambito dei rischi geologici che caratterizzano il nostro Paese oggi il rischio di frana risulta avere un elevatissimo impatto sociale ed economico, secondo solo a quello sismico. Questo anche perché in Italia il rapporto tra le aree di montagna e collina e le aree di pianura è elevato, e negli alti e medi bacini sono spesso presenti formazioni geologiche erodibili e franose. Sempre più spesso, tuttavia, è l’uomo artefice o concausa dei fenomeni di dissesto, ma ne è anche la principale vittima, e quindi si impone con urgenza di avviare, a tutti i livelli, adeguate azioni di previsione, prevenzione e mitigazione del rischio. Oggi l’estensione delle aree a più elevata criticità idrogeologica del territorio italiano risulta pari al 9.8% del territorio nazionale, il 6.8% coinvolge direttamente zone con beni esposti (centri urbani, infrastrutture, aree produttive, ecc..), strettamente connessi con lo sviluppo economico del Paese. Dunque c’è un dato chiaro, netto :Più dell’80% dei comuni presenta almeno un’area a rischio elevato di frana o di alluvione (Fonte: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare).
Un aspetto fondamentale è rappresentato dalla conoscenza delle cause e dei meccanismi dei dissesti idrogeologici, non solo allo scopo di prevederli (quando è possibile) e prevenirli, ma anche per poter intervenire in modo adeguato quando essi si sono già manifestati. La politica negli ultimi anni si è espressa più volte definendo la difesa del suolo “l’infrastruttura pubblica prioritaria per lo sviluppo del paese”, ma a questa considerazione non è seguito un adeguato sistema di prevenzione, dal momento che ogni anno i fondi destinati alle opere di messa in sicurezza del territorio subiscono decisi tagli”.
Ha concluso Di Loreto:
e questo malgrado ormai almeno una volta all’anno si sia costretti a far ricorso ai fondi della protezione civile per qualche emergenza causata da un dissesto idrogeologico. Fondi che, utilizzati invece per la prevenzione, avrebbero consentito di mettere in sicurezza aree molto più estese, con un miglior rapporto costi/benefici e, magari, evitando la perdita di vite umane.