Tanti ricordi nel live “intimista” del cantautore lombardo
CHIETI – Due ore di concerto hanno allietato domenica sera i numerosi spettatori presenti in occasione della festa di San Giustino, patrono di Chieti. Una serata dal clima quasi estivo con temperatura sui 20 gradi e vento prevalentemente caldo. Un live che sin dalle prime note ha avuto un’impronta molto marcata verso uno spiccato senso di “intimità”.
Ron si presenta sul palco con la sua chitarra duettando, a luci soffuse, con il violoncello e corista, Giovanna Famulari. Due grandi successi aprono il concerto come “Una cità per cantare” e “Il Gigante e la bambina” oltre a “60 minuti” che è racchiusa nel suo ultimo album, “Un abbraccio unico”.
Viene accompagnato quindi anche dal resto della sua band composta da Stefano Brandoni alla chitarra, Antonio Petruzzelli al basso, Roberto Gualdi alla batteria e Patrick Denifei alle tastiere. In scaletta ben sette melodie della sua ultima produzione (dalla canzone che dà il titolo all’album a “La foto che è in me”, da “Cuore nudo” a “Sabato animale”) dove, sottolinea come scava nel profondo di se: “… in queste canzoni ci sono dentro completamente e sono felice di poterle cantare per la prima volta a Chieti”.
L’artista presenta quindi uno scenario molto “familiare”, il classico “salotto” di casa con i musicisti posti attorno ad una poltrona:
“Quando sei a casa tua e allora viene qualcuno a trovarti e a volte vengono dei tuoi colleghi è molto bello quando arrivano, si portano una chitarra e il salotto si anima. Quello che viene fuori da quei momenti che all’amicizia che poi lega, sono momenti davvero irripetibili. Bisognerebbe registrarli sempre con un microfono al centro ed una piccola telecamera che potesse girare. Vengono fuori delle cose davvero magiche. In questa tournèe volevo portare una sorta di salotto di casa mia anche per cantare le mie canzoni anche in un altro modo, forse in una vesta più acustica, più comunicativa, più intimista”.
Il concerto nel suo insieme vive senza grossi eccessi, in tono spiccatamente delicato e con diversi interventi che hanno portato alla memoria alcuni ricordi del passato con il nome del grande Lucio Dalla a fare da motivo ricorrente. Un concerto che scivola via piacevolmente con i brani del suo ultimo album e con le musiche e parole che fanno eco al suo passato. Parte da un aneddoto dove racconta la sua sintonia con le persone care che sanno comprenderti e leggerti nel profondo:
“La sintonia esiste indipendentemente dalle ore, dai giorni, forse dagli anni che hai passato poi a lavorare con una persone e perchè anche alla morte che arriva… Io mi ricordo che quando venne scritta questa canzone era il ’92, ero una persona abbastanza infelice perchè non godevo del successo che avevo cioè cercavo sempre di più, cercavo sempre un tavolo più importante, una trasmissione pazzesca da fare piuttosto che la classifica, i dischi. Devo dire che Lucio non sopportava più questo mio malessere e così invece di parlarne davanti ad un buon bicchiere di vino come facevamo molto spesso, scrisse un testo, lo scrisse per me. L’ho ritirato fuori dopo tanto tempo ci ho messo la musica ed è diventata “America”, questa canzone con questo testo inedito di Lucio e inedita la musica perchè sta dentro a un album tutto inedito”.
Momenti di particolare emozioni sono stati quelli dove interpreta Dalla in “Cosa sarà” o in “Cara”. Chiusura con i suoi capolavori “Joe Temerario” e “Non abbiam bisogno di parole” preceduti dal successo proposto nell’edizione 2006 di Sanremo “Vorrei incontrarti fra cent’anni”.
Simpatico siparietto nel riarrangamento di “Attenti al lupo” che viene anticipato da un passaggio dove, dialogando con il pubblico presente, spiega le origini del grande sucesso degli anni ’90, scritto da lui ma cantato da Lucio Dalla:
A volte le nonne diventano quasi di più delle mamme nel senso che ti puoi confidare con loro perchè in fondo di capiscono sempre e ti perdonano sempre. Ogni giorno alle 5 andavo da lei per prendere un thè e vedevo casa mia da lontano ed era piccola con finestrine piccole. Tornato a casa ho messo un pò le mani sulla tastiera. Era il periodo di Englishman in New York di Sting che aveva un tempo che mi piaceva e venne fuori questa canzone. Un giorno passò Lucio dalle mie parti e disse “fammi sentire un pò cosa hai fatto?” e gli faccio sentire delle nuove cose e questa canzone che non avrei mai fatto. La ascoltò e mi fermò dicendomi “se me la dai vendiamo un milione di dischi” (poi ne ha venduto un milione e mezzo di dischi).
Al termine dello spettacolo musicale i fuochi pirotecnici hanno salutato i visitatori accorsi a conclusione di una serata di ottima musica capace ancora di trasmettere emozioni con i testi e le parole di brani che hanno fatto la storia.
SCALETTA DEL CONCERTO DI RON A CHIETI:
Una cità per cantare
Il Gigante e la bambina
60 minuti
Un abbraccio unico
La foto che è in me
Cuore nudo
Sabato animale
America
Vorrei incontrarti fra cent’anni
Attenti al lupo
Anima
Cosa sarà
Chissa se lo sai
Sing in the rain
Le foglie e il vento
Cara
Joe Temerario
Non abbiam bisogno di parole.