Home » Attualità » San Biagio in Abruzzo tra culto e folklore

San Biagio in Abruzzo tra culto e folklore

da Donatella Di Biase

Sono singolari e belle le tradizioni che nell’arco dell’anno si susseguono nei paesi abruzzesi in un mix riuscito di sincera devozione cristiana e remoti culti pagani.

Si tratta  di feste che coinvolgono comunità intere e meritano di essere salvate dall’oblio in cui stanno scivolando surclassate dalla modernità e dai suoi miti.

Riteniamo infatti che la graduale scomparsa di antiche tradizioni culturali insieme all’omologazione culturale   ( due degli otto peccati capitali di Konrad Lorenz) contribuisca pesantemente al processo di” disumanizzazione”.

Per questo scegliamo quando è possibile di ricordare riti e feste  riproposti nel nostro territorio , invitando  i lettori a gustare  voci,colori ,profumi …l’atmosfera  antica e familiare  di sagre  paesane.

SanBiagio :3 febbraio

LANCIANO (CH) – San Biagio, vescovo e martire morto per la fede il 3 febbraio nell’epoca dell’imperatore Licinio, è, secondo la tradizione cristiana, il protettore della gola in quanto liberò un bambino da una spina di pesce conficcataglisi nella gola.

Nel giorno della ricorrenza della morte del Santo,  a Lanciano  è consuetidine consolidata nel tempo, recarsi in chiesa per sottoporsi all’unzione della gola con l’olio benedetto o per intingere nell’olio un batuffolo di cotone da utilizzare per i familiari costretti a casa. Sin dalle prime ore del mattino si assiste ad un raccolto pellegrinaggio della cittadinanza lungo la strada che, attraversando il caratteristico quartiere di Lanciano vecchia, raggiunge l’antica chiesa di San Biagio dove il sacerdote è a disposizione dei fedeli per il rito.


In chiesa si riceve una candelina lunga e sottile detta “della candelora” e fuori non può mancare l’acquisto del tradizionale “tarallo di San Biagio”, anticamente preparato con la pasta del pane arricchita con semi di anice, oggi disponibile nei più vari tipi di impasto, anche come ricco prodotto dolciario.

Candelora: 2 febbraio, festa della purificazione della Vergine Maria.

Secondo la tradizione popolare é anche la festa dei ceri i quali, una volta benedetti, sono da conservare in casa per essere accesi in caso di eventi metereologici (grandine, fulmini ecc..) di particolare intensità.

TARANTA PELIGNA (CH) :3 febbraio 2011

In occasione della festa di San Biagio , 3 febbraio, protettore della gola e dei lanieri, a Taranta Peligna, ogni anno, si ripete un rito che risale al XVI secolo, legato alla tradizione della lavorazione della lana. Il Paese, fin dal Medio Evo, è noto per la lavorazione artigianale dei tessuti in lana e soprattutto per la realizzazione delle famose “tarante”, coperte di lana, senza “dritto” e “rovescio”, caratterizzate da decori floreali o geometrici, a più colori e belle frange annodate a mano. Per questa diffusa attività, la devozione a San Biagio, protettore dei cardatori di lana, è sempre stata profonda e sentita.

Dal giorno precedente la festa, tutti i tarantolesi sono coinvolti nella lunga e laboriosa preparazione delle “ panicelle “, piccoli pani, a base di farina ed acqua, dalla forma di mano benedicente. Le forme vengono posizionate su degli assi chiamati piatene e portati a cuocere al forno del paese in processione da ragazze e ragazzi in costume tipico; dopo la cottura e la benedizione, i pani vengono distribuiti ai fedeli, che li mangiano con devozione o li conservano al fine di ottenere protezione contro il mal di gola. Al termine della funzione religiosa, è consuetudine farsi benedire la gola dal sacerdote che pone sotto il mento due candele incrociate.

BUSSI SUL TIRINO (PE) : 2 e 3 febbraio 2011

E’ la Messa Solenne e l’ esposizione del busto di San Biagio, nelle prime ore del pomeriggio del 2 di febbraio, che danno inizio ai festeggiamenti del Santo Patrono Biagio a Bussi sul Tirino in provincia di Pescara. Al termine della funzione segue l’ unzione della gola, con la “penna” o” la piumma” (un tempo d’oca oggi di gallina). Il giorno 3, festività del Santo, si rinnova la Santa Messa Solenne a cui segue la processione, tempo permettendo, lungo le vie del paese.

Al rientro si ripropone il rito dell’unzione a cui segue il bacio della reliquia e la distribuzione delle ciambelle benedette dietro offerta. La serata si conclude con l’estrazione della lotteria per l’assegnazione del grosso ciambellone benedetto, “ju ciambellaun” dal diametro di 80 cm. Questo è ricoperto da una glassa decorata con le codine e i confetti di Sulmona. Si rinnova ancora la consuetudine di riportare a casa dell’ovatta o dei fazzoletti sui quali viene fatto versare l’ olio benedetto per far partecipi della ricorrenza gli infermi e gli inabili. A Bussi, ancora oggi, nelle case si preparano “l ciamball”, ( ciambelle infornate )” l ciamball allessat” (ciambelle lesse e poi infornate) e un piccolo “ju ciambellaun” (ciambellone)

LECCE DEI MARSI (AQ) :2 e 3 febbraio 2011

La sera del 2 febbraio, in località Vallemora, dopo la celebrazione eucaristica ha luogo una breve processione con la statua del Santo; poi si veglia accanto a enormi fuochi e si fa festa fino a notte inoltrata consumando piatti tipici e le tradizionali “sciambelle” di San Biagio. Il giorno successivo nella chiesa parrocchiale, durante la funzione liturgica, si benedice la gola dei presenti e le bottigliette d’olio che vengono portate nelle case.

MAGLIANO DEI MARSI(AQ) : 3 febbraio 2011

L’Associazione Pro Loco e l’Assessorato alla Cultura e Turismo hanno organizzato una manifestazione che prevede : la Santa Messa con l’imposizione delle candele sulla gola,la Benedizione delle ciambelle e la degustazione di prodotti tipici. Il tutto finalizzato  a recuperare  e tutelare tradizioni e antichi sapori.

“Chêrre chêrre Cannelore

cà mò arreve Biasciòle,

se ce nêngue e se ce piove

sême ‘mmézze a vérne ‘bbone,

se ce sta lu suletille

sême ‘mmézze a vernarille,

se ce sta lu sole ‘bbone

da li ‘mmérne seme fore”.

Corri corri Candelora

perchè adesso arriva S.Biagio,

se nevica e piove

siamo in pieno inverno,

se c’è un pò di sole

siamo alla fine dell’inverno,

se c’è sole abbastanza

l’inverno è finito.

Questa bella cantilena nel dialetto di Atri è tratta dal lavoro : “Proverbi,Modi di dire e Cantilene”  di Mons. Giuseppe Di Filippo su  Viaggio in Abruzzo.it.


Ti potrebbe interessare

Lascia un commento