Benedizione animali, fuochi e tradizioni gastronomiche. In Abruzzo il 17 gennaio devozione e culto per il Santo si manifesta con questi riti
REGIONE – Anche quest’anno il 17 gennaio in Abruzzo tornano i festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate. Un eremita egiziano, vissuto nel IV secolo dopo Cristo, che, stando a quanto riporta il suo agiografo Sant’Attanasio, dedicò la sua esistenza alla preghiera e all’aiuto verso i bisognosi.
Spesso raffigurato nell’iconografia tradizionale accanto a un maialino con al collo una campanella, Sant’Antonio Abate é riconosciuto come protettore degli animali domestici. Per questo motivo, fin dai tempi del Medioevo, il 17 gennaio, in molte zone si benedicono le stalle e si portano a benedire gli animali per preservarli dalle malattie.
La figura di Sant’Antonio Abate é legata anche al fuoco, inteso come simbolo sia di purificazione sia di vittoria del bene sulle tentazioni. In molte centri é tradizione accendere falò. A Fara Filorum Petri, nel giorno che precede la festa del Santo, nel piazzale antistante la Chiesa, vengono incendiate le farchie, enormi fasci di canne dal diametro di circa un metro ed altre dieci. Mentre i dodici falò (uno per contrada) rischiarano la notte, i presenti festeggiano con canti e musica della tradizione popolare abruzzese, vino e piatti tipici. La festa delle farchie prende origine da un miracolo per intercessione di Sant’Antonio Abate, che nel 1799, appiccando il fuoco a un bosco, mise i fuga i francesi che stavano per saccheggiare il paese. Fuochi in onore di Sant’Antonio Abate vengono accesi anche a Scanno, Ateleta, Pollutri, Celano e Pretoro
In alcune località della Marsica, del Sangro e del Vomano, il 17 gennaio, è diffusa la tradizione di preparare le panette di Sant’Antonio, ossia far saltare in padella chicchi di granoturco e poi condirli con olio e peperoncino. A Collelongo nelle abitazioni private viene allestita la “cuttora” dove ai visitatori vengono offerte panette, ciambelle, un bicchiere di vino, e i “cecerocche” ossia granturco bollito per ore. A Villevallelonga, nella notte tra il 16 e il 17 gennaio, si tiene la cena della panarda e la mattina successiva si distribuiscono fave bollite e panette. Nel teramano si preparano, invece, gli uccelletti di Sant’Antonio, dolci delicati a forma di uccelli e ripieni di marmellata d’uva, che vengono offerti ai figuranti che si aggirano per le case.