PESCARA – L’ assessore al Commercio del Comune di Pescara, Gianni Santilli , replicando all’intervista di un ex titolare di bar in merito ai requisiti oggi richiesti per l’avvio di un pubblico esercizio, ha precisato :
nessuna vessazione né malaburocrazia, ma piuttosto l’istituzione di criteri precisi e seri che sono garanzia di qualità per l’apertura di nuovi esercizi pubblici sul territorio: chiedere a una nuova attività di prevedere la presenza di uno steward e di addetti al controllo nel proprio locale, o il menù anche in lingua straniera, o ancora l’installazione di telecamere, requisiti che nel resto d’Europa sono già normalità e consuetudine, è stata un’esigenza voluta dall’amministrazione comunale per porre un freno all’apertura indiscriminata e selvaggia sul territorio, a partire dalle aree di pregio, di bar e locali in cui si serviva il cicchetto facile a un euro, senza neanche curarsi dell’età del cliente. Oggi chi vuole aprire un locale deve investire, adeguarsi a criteri di qualità fissati in un preciso Regolamento che garantiscano la sicurezza degli avventori e della città stessa e di fatto i risultati positivi li stiamo vedendo. Comprendo il disagio del singolo imprenditore che magari si è trovato in un momento di difficoltà personale, ma è anche vero che oggi Pescara, che ha l’ambizione di essere ‘città metropolitana’ a vocazione turistica, deve garantire standard minimi che il cliente si aspetta.
Ha spiegato Santilli:
per comprendere come e perché è nato quel Regolamento varato dal mio predecessore, Stefano Cardelli, e condiviso dall’intera maggioranza bisogna dare uno sguardo al passato. Nel 2009 abbiamo trovato una completa deregulation in merito all’apertura degli esercizi pubblici nelle nostre aree di pregio: in sei anni solo nelle tre stradine del centro storico erano state aperte circa 69 nuove attività, in aggiunta alle 5-6 storiche, generando il caos totale. Locali aperti in 35 metri quadrati, dove troppo spesso ci si limitava a servire il famoso ‘cicchetto a 1 euro’. Il caos si è presto tradotto in disordine pubblico e ordinanze restrittive negli orari di attività. Nel 2010 è arrivata la norma sulla liberalizzazione delle licenze creando il timore di aperture selvagge di centinaia di nuovi locali, che avrebbe solo aggravato la confusione già imperante. A questo punto la nostra amministrazione comunale ha voluto istituire un Regolamento ad hoc al fine di agevolare l’apertura solo di locali di qualità, ossia per aprire un locale a Pescara oggi è sufficiente una comunicazione al Comune, ma occorre anche dimostrare di essere in possesso di determinati requisiti, alcuni obbligatori, altri facoltativi, che per noi sono una garanzia per l’insediamento solo di iniziative di standard elevato. E tra i requisiti obbligatori abbiamo volutamente previsto, tra l’altro, la dotazione di telecamere e impianti di videosorveglianza all’esterno e all’interno dei locali, il possesso delle attrezzature per la raccolta differenziata dei rifiuti, la presenza di personale d’accoglienza alla clientela e di addetti al controllo fuori dalle attività, la cura e il decoro dell’immagine esterna del locale, l’uso di attrezzature per il risparmio energetico e il menù in almeno due lingue straniere. A fronte di tali requisiti, abbiamo però garantito un’apertura di credito agli imprenditori allungando gli orari di lavoro sino alle 3 o le 4. In realtà quelli adottati a Pescara sono requisiti che altrove, in Europa, ma anche in Italia, in città come Firenze, Rimini, Milano, o anche in Sardegna, ossia in città che hanno una vocazione turistico-economico-ricettiva, sono ormai consuetudine, normalità, e certo non sono sinonimo di ‘calvario’ o ‘malaburocrazia’. La verità è che vogliamo proporre per Pescara e le sue imprese un salto di qualità, che sia anche una garanzia di sicurezza per i consumatori. Comprendo il disagio dell’imprenditore costretto a chiudere, e che, malauguratamente, si è trovato a dover affrontare un disagio in più, ossia la mancata agibilità di un locale che però, per sua stessa ammissione, era stato realizzato prima del 1939, dunque forse un maggior approfondimento della vicenda prima di avventurarsi nel progetto imprenditoriale gli avrebbe evitato anche sperperi di tempo e denaro. La realtà è che quel Regolamento varato dal Consiglio comunale ha funzionato: ha evitato la giungla delle aperture selvagge, a tutela degli stessi imprenditori, e soprattutto oggi consente a Pescara di avere solo attività di elevata qualità.