E’ il titolo della mostra che porterà nel suggestivo borgo medievale abruzzese prestigiose opere d’arte della Galleria degli Uffizi, che ripercorrono i secoli della tradizione figurativa: dall’antichità al Novecento
SANTO STEFANO DI SESSANIO (AQ) – Si terrà, dal 28 luglio al 30 settembre, a Santo Stefano di Sessanio una grande mostra di opere d’arte della Galleria degli Uffizi di Firenze dal titolo “Condivisione di Affetti”. L’organizzazione dell’evento è curata dal Comune di Santo Stefano di Sessanio, dal Comitato per il rilancio di Santo Stefano e da CARSA the Thinking Company. L’evento, promosso dal Comune di Santo Stefano di Sessanio e dalla Galleria degli Uffizi, si inserisce nei programmi di recupero dei borghi dell’aquilano , devastati dal terremoto del 2009, offrendo un supporto e un’occasione di rinascita importante per il turismo nel territorio. La manifestazione culturale, tra le più prestigiose dell’estate abruzzese , segna anche un primo passo verso il gemellaggio culturale tra Santo Stefano di Sessanio e Firenze.
Un’iniziativa di rilancio turistico e valorizzazione che vede il nuovo Sindaco Antonio D’Aloisio, tutta la Giunta comunale e gli abitanti dello splendido borgo mediceo accomunati in uno sforzo comune per permettere a questo grande evento di essere realizzato, nonostante le grandi difficoltà logistiche ed economiche da affrontare. Un percorso che vede nuovamente in prima fila il giovane imprenditore Daniele Kihlgren che nel 2004 ha deciso di investire sul patrimonio artistico e ambientale di Santo Stefano di Sessanio, acquistando una parte del borgo per realizzarvi un “albergo diffuso”. Un proficuo “incontro” tra pubblico e privato (Comune, Ente Parco e Sextantio), sancito dalla Carta dei Valori, divenuto negli ultimi anni un significativo modello di sviluppo internazionale per tanti borghi storici abbandonati o spopolati, e che ha fatto di Santo Stefano uno dei luoghi più famosi d’Italia e apprezzato a livello internazionale, divenendo l’ormai noto “fenomeno Santo Stefano di Sessanio”.
La mostra “Condivisioni Di Affetti” si inserisce in questo contesto con un significativo valore culturale e scientifico, garantito dal prestigio della Galleria degli Uffizi e del suo direttore, nonché curatore della mostra, Antonio Natali. Prestigiose opere provenienti dal patrimonio del museo fiorentino, che spaziano dall’antichità al Novecento, attraversando i secoli grandi della tradizione figurativa, con un’attenzione particolare a quella fiorentina. Tante le opere interessanti da guardare con attenzione. La “Madonna della Gatta”, ritratto del ’600 di Federico Barocci, scelto anche come immagine di presentazione della mostra; il Ritratto di Sisto IV di Tiziano; la “Madonna col Bambino e i Santi Martino e Dorotea”, del pittore del ’500 Benvenuto Tisi detto Garofalo; i ritratti a Luce e Elica Balla dell’artista dei primi del Novecento, Giacomo Balla.
La mostra, nata con l’impulso determinate del Comitato per il rilancio di Santo Stefano di Sessanio presieduto da Walter Mazzitti, è concretamente, così come sottolinea il titolo stesso della manifestazione, una condivisione di affetti tra la città di Firenze e il borgo abruzzese. Entrambe vittime di due eventi che hanno provocato lutti e dolore. A Firenze una bomba, in via dei Georgofili, ferì in maniera crudele e senza giustificazione alcuna uno dei simboli dell’Italia nel mondo, la Galleria degli Uffizi, a Santo Stefano di Sessanio, un evento naturale, il terremoto, ha cambiato la geografia dei luoghi.
Le opere, come sottolineato da Antonio Natali, Direttore della Galleria degli Uffizi
nel 2003 furono in gran parte esposte agli Uffizi, nella sala delle Reali Poste, in una mostra che volli intitolare Inventario di affetti, perché si trattava per lo più di acquisizioni nuove e dunque di nuovi numeri inventariali; e però ognuno di quei numeri corrispondeva più a un sentimento che a un manufatto. Sicché oggi mutata l’occasione, ma pur sempre di sentimenti trattandosi, il titolo s’è di poco variato e in epigrafe s’è voluto fosse scritto: “Condivisione di affetti”.
L’evento è perciò un segno concreto di solidarietà da parte del prestigioso museo fiorentino nei confronti d’un luogo d’incanto, Santo Stefano di Sessanio, stretto da un legame indissolubile con la città di Firenze .Testimonianza di questa storia è la Torre Medicea, simbolo del paese, andata purtroppo distrutta durante il sisma del 6 aprile 2009 assieme ad altre autentiche perle dell’architettura aquilana. Interi borghi, testimoni di una storia millenaria tra le vette del Gran Sasso d’Italia e del Sirente-Velino, fortificazioni, chiese e palazzi storici, letteralmente sgretolati e trasformati, emblema oggi della distruzione di un patrimonio di cultura e di arte tra i più belli d’Italia.
La mostra, che sarà inaugurata il prossimo 27 luglio 2011, alle ore 18.00 (con apertura al pubblico dal 28 luglio) e che chiuderà i battenti il 30 settembre, è allestita nell’edificio comunale e in alcune caratteristiche sale del borgo mediceo, Le Carceri e le Botteghe dell’artigianato domestico, dei decotti e dei fermentati, dove sarà possibile ammirare le pregevoli opere d’arte, i dipinti e le sculture, facenti parte di una mostra (opportunamente rivisitata) già realizzata per celebrare il restauro di quella parte degli Uffizi che in via dei Georgofili, fu seriamente danneggiata da un attentato terroristico. La mostra “Condivisione di Affetti” è il primo passo di un percorso che funge da apripista a una serie di manifestazioni che vedrà i due comuni impegnati insieme per rendere più solido nel tempo un rapporto sancito nel periodo più importante dell’intera storia di Firenze. Prossimo appuntamento potrebbe essere infatti un gemellaggio culturale tra i due comuni proprio all’insegna della solidarietà. Un gemellaggio già caldeggiato dalle varie Amministrazioni che si sono succedute dall’inizio degli anni 2000 e confermato dall’interesse manifestato dall’Amministrazione fiorentina nei giorni successivi al terremoto per sostenere economicamente proprio la ricostruzione della Torre medicea di Santo Stefano di Sessanio.
Santo Stefano di Sessanio è un suggestivo borgo fortificato medievale costruito su una preesistenza italico-romana, collocato nelle montagne abruzzesi a oltre 1250 metri di altitudine, all’interno del Parco Nazionale Gran Sasso-Monti della Laga. Il borgo raggiunse in passato il massimo splendore come base operativa della Signoria di Firenze per il fiorente commercio della lana “carfagna” venduta in tutta Europa. Nel periodo feudale Santo Stefano di Sessanio rientra nel dominio politico-territoriale della Baronia di Carapelle, appartenuta per secoli a una illustre famiglia fiorentina, i Medici, fino alla sua estinzione. Il legame con Firenze e con il resto dell’Europa era dovuto all’importanza mercantile che la materia prima prodotta dall’economia locale, la lana, ebbe nel periodo medievale fino all’inizio dell’età moderna. Uno dei simboli delle testimonianze architettoniche lasciate in eredità dalla storica famiglia fiorentina agli abruzzesi e agli italiani è la torre dei Medici .
Questo piccolo borgo dell’Abruzzo, in cui antichi cortili di insolita bellezza, vicoli, passaggi coperti, logge e mura si fondono in una perfetta armonia con il territorio circostante , ha avviato un progetto di tutela del paesaggio e del suo patrimonio storico e sta promuovendo un nuovo modello di sviluppo turistico anche a livello internazionale . Il progetto di ridestinazione turistica del borgo storico di Santo Stefano di Sessanio, soggetto in un passato recente allo spopolamento quasi integrale, si basa su un approccio conservativo ,verso un patrimonio “minore” e del paesaggio circostante, fuori del comune. Infatti in controtendenza con altri borghi dove la ridestinazione turistica ha comportato inevitabilmente la rimozione sistematica della loro profonda identità, a Santo Stefano di Sessanio obiettivi prioritari sono mantenere il rapporto tra il borgo e il paesaggio circostante e conservare le caratteristiche di integrità storico – architettonica, paesaggistica e antropologica. Il “Modello Santo Stefano di Sessanio” si pone dunque come un esempio mondiale di salvaguardia dell’identità e di sviluppo dei tanti borghi storici abbandonati o mezzi spopolati del nostro meridione.