SCANNO (AQ) – Domani,10 novembre a partire dalle 18.00 ,si svolgerà a Scanno la Festa conosciuta come “Glorie di San Martino”, una festa speciale e particolarmente sentita dedicata appunto a San Martino. Si rinnova così una delle tradizioni più antiche e più suggestive fra quelle sopravvissute al potere del tempo e che accomuna nella gioia e nella spensieratezza nuove e vecchie generazioni.
Le glorie sono tre grandi torri realizzate con cataste di legna alte fino a 20 metri, che verranno bruciate in onore del santo, nelle località di Cardella, La Plaia e San Martino, poggi che circondano il paese e che all’improvviso risplendono con gli immensi falò, che arrivano ad altezze elevate.
Al tramonto, tutta la gente del paese, per assistere a questo suggestivo rito, si riunisce nella grande valle di Sant’Angelo da cui si riescono a vedere le tre torri che, bruciando, regalano ai presenti uno spettacolo magico e al tempo stesso rinnovano, anno dopo anno, una tradizione antica che è sopravvisuta al corso della storia e all’avvento dei tempi moderni.
A seconda delle contrade di appartenenza, o per un legame affettivo che risale ai tempi dell’infanzia, ognuno dichiara migliore questa o quella “gloria”. Quando il fuoco comincia a indebolirsi , i ragazzi, discesi dalle alture, percorrono il paese con campanacci e strumenti vari e il frastuono dura fino a note tarda.
Non è ben chiara l’origine di questa tradizione nè si hanno certezze sul suo significato. Vuole essere forse un addio alla stagione estiva? O forse un saluto all’imminente stagione invernale? Simili forme erano tipiche delle civiltà pagane. Probabilmente la tradizione antichissima e di origine pagana ha assunto nel tempo un significato religioso che, tuttavia, sembra essere andato perduto nuovamente in quest’ultimo periodo per diventare tradizione puramente folcloristica.
La leggenda di San Martino
Era l’11 novembre: il cielo era coperto, piovigginava e tirava un ventaccio che penetrava nelle ossa; per questo il cavaliere era avvolto nel suo ampio mantello di guerriero. Ma ecco che lungo la strada c’è un povero vecchio coperto soltanto di pochi stracci, spinto dal vento, barcollante e tremante per il freddo.
Martino lo guarda e sente una stretta al cuore. “Poveretto, – pensa – morirà per il gelo!” E pensa come fare per dargli un po’ di sollievo. Basterebbe una coperta, ma non ne ha. Sarebbe sufficiente del denaro, con il quale il povero potrebbe comprarsi una coperta o un vestito; ma per caso il cavaliere non ha con sé nemmeno uno spicciolo.
E allora cosa fare? Ha quel pesante mantello che lo copre tutto. Gli viene un’idea e, poiché gli appare buona, non ci pensa due volte. Si toglie il mantello, lo taglia in due con la spada e ne dà una metà al poveretto.
“Dio ve ne renda merito!”, balbetta il mendicante, e sparisce.
San Martino, contento di avere fatto la carità, sprona il cavallo e se ne va sotto la pioggia, che comincia a cadere più forte che mai, mentre un ventaccio rabbioso pare che voglia portargli via anche la parte di mantello che lo ricopre a malapena. Ma fatti pochi passi ecco che smette di piovere, il vento si calma. Di lì a poco le nubi si diradano e se ne vanno. Il cielo diventa sereno, l’aria si fa mite.
Il sole comincia a riscaldare la terra obbligando il cavaliere a levarsi anche il mezzo mantello. Ecco l’estate di San Martino, che si rinnova ogni anno per festeggiare un bell’atto di carità ed anche per ricordarci che la carità verso i poveri è il dono più gradito a Dio. Ma la storia di San Martino non finisce qui. Durante la notte, infatti, Martino sognò Gesù che lo ringraziava mostrandogli la metà del mantello, quasi per fargli capire che il mendicante incontrato era proprio lui in persona.