Festa del Rock per i 50 anni dei Beatles e dei Rolling Stones .”Le Belve” di Oliver Stones e “Il sole dentro” di Paolo Bianchini tra le altre proposte
CHIETI – Nuovo appuntamento da non perdere al 22° Scrittura e Immagine Chieti Film Festival che per oggi 28 novembre ha in serbo grandi proposte. La giornata è in parte dedicata alle due grandi band della storia musicale: i Beatles e i Rolling Stones a 50 anni dalla nascita.
Alle ore 16,00 sarà proiettato “Yellow Submarine”: con un sottomarino giallo i Beatles sono in viaggio verso il Paese di Pepperland soggiogato dai Biechi Blu, nemici della gioia e del colore, che vi hanno instaurato una triste dittatura. I Beatles combattono a suon di canzoni d’amore. Un film festoso da vedere.
Si prosegue alle ore 17.30 con “Il sole dentro” di Paolo Bianchini: 1999. Yaguine e Fodé, due adolescenti della Guinea, decidono di scrivere una lettera “Alle loro Eccellenze i membri e responsabili dell’Europa” per descrivere la condizione dei bambini nel loro Paese e chiedere aiuto. Vogliono però consegnarla personalmente e, per far ciò, si nascondono nel vano carrello di un aereo che ha Bruxelles come destinazione. 2009. Thabo, ragazzino prelevato dal suo villaggio guineiano come possibile promessa del calcio, viene abbandonato in mezzo a una strada perché ritenuto non sufficientemente dotato.
Il compagno di allenamenti Rocco lo rintraccia e inizia con lui un avventuroso viaggio verso N’Dola il luogo in cui Thoba ha la sua famiglia. A volte il cinema riesce a cogliere quanto la realtà si riveli superiore a qualsiasi immaginazione. La vicenda di Yaguine e Fodé potrebbe apparire come il parto di uno sceneggiatore ricco di fantasia e invece è accaduta realmente ed ha costituito l’innesco per questo film che è stato girato nelle location reali utilizzando in Africa (caso più unico che raro) maestranze locali.
Alle ore 20,00 sarà proiettato “Le Belve” di Oliver Stones con John Travolta, Benicio Del Toro e Salma Hayek: Ben e Chon sono due amici per la pelle che condividono tutto, dall’amore per la bella Ophelia – detta O – all’attività di coltivatori e spacciatori della miglior marijuana della California del Sud. È stato Chon, ex marine, a riportare i primi semi dall’Afghanistan, poi è venuto Ben, botanico e buddista, che ne ha fatto un prodotto sopraffino, buono per far dollari così come per alleviare il dolore dei malati terminali. La vita scorre dunque idilliaca per il fortunato trio e i loro amici, finché un brutale cartello di trafficanti messicani non decide di fare affari con loro, che lo vogliano o meno. Non c’è dubbio che una delle cose che riescono meglio a Oliver Stone sia il ritratto di uno o più personaggi che s’invischiano in qualcosa di più grande di loro: solo laddove c’è una frontiera che altri non valicherebbero, sconsigliata e inopportuna, i suoi film vibrano più di altri; il coraggio, che all’inizio può essere tanto provocazione quanto reale ardimento, si fa a quel punto materia di vita o di morte e il film diventa una strada da percorrere fino in fondo, piena di svolte imprevedibili e dissestata quanto basta per tenere alta l’adrenalina. Tutti ingredienti che non mancano certo a Le belve, ambientato a cavallo della frontiera delle frontiere, e che ne fanno uno spettacolo cinematografico assolutamente efficace, complice l’estetica acida che lo permea da cima a fondo e, pur con qualche eccesso di maniera, ben racconta il clima da paradiso perduto e da avventura folle e schizzata.
Infine alle ore 22,00 omaggio ai Rolling Stones con “Shine a Light” di Martin Scorsese: Shine A Ligh tè un viaggio che ripercorre la storia degli Stones attraverso canzoni memorabili (“Jumpin’ Jack Flash”, “Sympathy for the Devil”, “Brown Sugar”, “(I Can’t Get No) Satisfaction”) riproposte con l’energia di sempre e con la voglia di darsi a un pubblico (e a un regista) adorante. Non ci sono transenne a separare gli astanti dal palco, non ci sono maschere sui volti di Mick, Keith, Ron e Charlie, solo sorrisi e ammiccamenti di chi la sa lunga, ha vissuto a fondo la propria esistenza, ha contribuito a dare vita al rock ‘n’ roll (o, per usare le parole di Lester, alla “Vera Religione del Puro Rhythm ‘n’ Blues”) e ora si lascia celebrare.