Scuola: diritto o conquista?

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L’istruzione come mezzo di apprendimento a volte può rivelarsi anche un fattore discriminante

PESCARA – Tutti gli uomini per loro stessa natura desiderano imparare! Già Aristotele aveva percepito la necessità e l’importanza dell’istruzione per l’uomo, un diritto ancora oggi negato in alcune circostanze.

Sembrerà paradossale ma è proprio così : vi sono condizioni in cui l’istruzione che dovrebbe essere garantita a tutti, diventa una battaglia quotidiana!

E’ il caso di una famiglia di Collecorvino, cittadina dell’hinterland pescarese che lotta da anni contro l’abbandono delle istituzioni ,la loro negligenza e i loro rinvii nel provvedere ad assicurare costantemente un insegnante domiciliare al figlio minore affetto da un grave tumore alla colonna vertebrale da quando aveva pochi mesi che ha comportato cicli di chemioterapia a soli undici mesi di vita, la tracheotomia a tredici mesi e una tetraparesi sopraggiunta per compressione midollare.

Con infinito coraggio e forza i genitori di questo piccolo fanciullo che oggi ha otto anni, si sono presi cura di lui alternando lunghissimi periodi di ricovero in ospedale a controlli periodici e attenzioni quotidiane a casa che gli impediscono di frequentare la scuola elementare del paese, rivelandosi per lui un ambiente pericoloso in quanto ad alto rischio di contagio per le malattie; il suo sistema immunitario, già molto indebolito verrebbe gravemente provato nelle aule scolastiche.

Un calvario indefinibile affrontato con fede, serenità e tenacia derivate dalla gioia espressa dagli occhi del loro figlio che ha tutta la voglia di vivere e vorrebbe anche apprendere come tutti i bambini della sua età; questa impossibilità non si riesce ad accettare, non la malattia!

Esistono infatti, delle normative di riferimento che tutelano queste situazioni di particolari di degenza domiciliare allo scopo di promuovere la piena integrazione e salvaguardare il diritto Costituzionale all’istruzione di ogni individuo, almeno in teoria.

In pratica dal 2005 il bambino è seguito in assistenza domiciliare integrata (A.D.I) della Asl territoriale, ma la scolarizzazione domiciliare, nonostante le richieste documentate presentate più volte alla scuola di appartenenza, non è mai arrivata completamente e costantemente.

Le motivazioni? Molteplici: la scuola non rispetta le scadenze per l’invio del progetto all’Usr, i fondi regionali non ci sono,la maestra di sostegno non è disponibile al servizio domiciliare. Conclusione di tutto ciò il bambino ha saltato il primo anno di scuola elementare e nei successivi cambia spesso insegnante perdendo l’opportunità di seguire un programma adeguato al corso di studi e l’instaurazione di un rapporto professionale con il docente quindi il diritto di continuità sancito dalla Legge Quadro sull’Handicap 104/92 non viene considerato affatto, come anche il rapporto 1:1 ossia un insegnante su un solo alunno previsto nei casi gravi.

Il Servizio di istruzione domiciliare decretato dalla Legge 104/92 infatti, tutela la piena integrazione scolastica dei soggetti con handicap e ha come riferimenti importanti la Carta Europea dei diritti del bambino in ospedale e varie Circolari Ministeriali, così come importantissimi Accordi di programma tra i vari enti locali. Una nota a proposito è la recente C.M. 24/3/2011 – n. 24, dove il Miur comunica la ripartizione di euro 2.950.550 a sostegno e potenziamento di questo settore, per l’anno 2010/2011. La cifra non è stata esigua ed unica ma vi sono anche altre risorse finanziarie in ogni ambito territoriale regionale e istituzionali, necessitava solo di una buona amministrazione.

E questo caso della famiglia abruzzese non è l’unica! Molteplici i genitori che hanno in casa una situazione simile, posso testimoniare le medesime inefficienze e mancanze di solidarietà e professionalità. Si spera che per il prossimo anno i cancelli delle scuole siano aperti a tutti, anche a questi ragazzi!

Se vuole la scuola può farlo, ha i mezzi a disposizione per la loro integrazione come:

-Il Profilo dinamico funzionale (P.D.F.): è un documento che definisce la situazione di partenza e le tappe di sviluppo conseguite o da conseguire, mettendo in evidenza difficoltà e potenzialità dell’alunno.Viene redatto per la prima volta all’inizio del primo anno di frequenza dal Consiglio di classe, dagli operatori della ASL e dai genitori .

-Il Piano educativo individualizzato (P.E.I.): redatto all’inizio di ogni anno scolastico dal consiglio di classe, ASL e genitori ed è sottoposto a verifiche ed aggiornamenti periodici. Il PEI consiste in un vero progetto di vita in cui vengono definiti gli interventi finalizzati alla piena realizzazione del diritto all’integrazione scolastica.

-L’Insegnante di sostegno: a cui si può affiancare l’ Assistenza specialistica nel caso in cui la situazione dell’alunno lo richieda per affrontare problemi di autonomia e/o di comunicazione. Esso ha la funzione di accompagnare l’alunno in situazione di handicap nei locali della scuola, ai servizi igienici e la cura dell’igiene personale.

-Trasporto scolastico

-Barriere architettoniche: gli edifici scolastici progettati, costruiti o interamente ristrutturati dopo il 28.2.1986 devono essere accessibili a tutti(art. 32 Legge 41/1986). Gli edifici costruiti precedentemente dovranno comunque essere adeguati e resi accessibili (art. 1 comma 4 DPR 503/96) sotto la competenza del Comune per la scuola materna, elementare e media e della Provincia per la scuola superiore .

-Accordi di programma: garantiscono il coordinamento tra i diversi servizi al fine di facilitare una tempestiva formulazione delle diagnosi funzionali e dei PEI, nonché per garantire un inserimento adeguato anche agli alunni disabili gravi. Solitamente coincidono con il territorio delle ASL, comprendente spesso diversi Comuni e vengono stipulati tra il legale rappresentante del Consorzio di Comuni o il Sindaco del Comune ; il dirigente del CSA (ex Provveditore agli studi), i legali rappresentanti delle ASL. Nell’accordo di programma devono essere chiaramente definite le competenze e gli interventi a carico di ciascun ente; l’ufficio competente all’erogazione dei servizi ; gli stanziamenti finanziari previsti dai rispettivi bilanci e il collegio di vigilanza. Gli accordi di programma spesso sono realizzati come se fossero delle semplici intese, non provvedendo purtroppo, ad indicare accanto alle prestazioni dovute per legge i correlativi impegni finanziari ed i poteri sostitutivi del Collegio di vigilanza.

Essendoci i mezzi a disposizione per migliorare l’inclusione scolastica e vista la diminuzione delle risorse finanziarie, occorre puntare su soluzioni che riducano gli sprechi dei costi, realizzando una maggiore efficacia degli interventi. Le possibili soluzioni sono sicuramente l’eliminazione di inadatte prassi amministrative, come ad esempio l’utilizzo improprio di docenti per il sostegno in supplenze in altre classi; la contrattazione collettiva che chiarisca senza margini di dubbio il dovere del personale docente e non docente della scuola e la volontà concreta della distretto scolastico di investire i fondi a disposizione anche nelle attività destinate ai bambini con disabilità.

I genitori di questi ragazzi, finora tenuti fuori dalle mura scolastiche, non smetteranno sicuramente di rivendicare i loro diritti, ci auguriamo che vengano ascoltati concretamente!

Pubblicato da
Annarita Ferri

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