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Secondo appuntamento questa sera al Teatro Fenaroli per la stagione di prosa

da Redazione

dna_scena teatroLANCIANO – Appuntamento questa sera, venerdì 1 dicembre ore 21 al Teatro Fenaroli di Lanciano con il secondo spettacolo della stagione di prosa 2017/2018.

In scena D.N.A. (bullying play) di Dennis Kelly con i migliori attori under 30 della scena italiana segnalati dalla critica, provenienti dall’Accademia Nazionale Silvio D’Amico e dal Centro Sperimentale di Cinematografia, insieme per l’allestimento del testo cult sul “BULLISMO” (rappresentato in 17 Paesi) dell’acclamato autore inglese Dennis Kelly.

INFO E BIGLIETTI

NOTE DI REGIA

“In natura i predatori puntano sempre l’animale più debole o più lento in un branco. Si assicurano il pasto con meno fatica e meno rischi”.

Adam è scomparso, inghiottito dal buio di un pozzo profondo in disuso.

É caduto giù, camminando in bilico su una grata, mentre i suoi amici si divertivano a lanciargli pietre addosso.

Ognuno di loro sente di essere colpevole, ma nessuno ha intenzione di essere scoperto.

In preda al panico, i ragazzi mettono in atto un improbabile piano per allontanare i sospetti e inscenare il crimine perfetto. Il piano riesce, al punto che viene processato e accusato un innocente.

Le tensioni nel gruppo sembrano allentarsi, quando un imprevisto rimescola le carte, rompendo i nuovi equilibri tra i membri di questa micro-società senza regole, modificando gerarchie e lotte di potere all’interno del branco.

D.N.A di Dennis Kelly è breve, acuto, scioccante: accumula abilmente i colpi di scena, mostrando come il senso di colpa e la paura lavorano sulle dinamiche di gruppo. Non importa che il tracciato è improbabile, perché è affilato: la scrittura riflessiva di Kelly entra dentro le teste dei personaggi. Una commedia nerissima che mette a nudo il modo in cui l’interesse personale, la pressione dei propri simili e l’incapacità di connettersi realmente ed entrare in empatia con l’altro porta ad un’abulìa dei sentimenti, fino a generare in un gruppo di adolescenti la determinazione a farla franca con l’omicidio.

D.N.A ha la semplicità e la chiarezza di una tragedia greca filtrata attraverso un episodio di bullismo.

D.N.A. COME TESTO FORMATIVO per RAGAZZI e STUDENTI, sul fenomeno del BULLISMO

“D.N.A.” esordisce al National Theatre di Londra nel 2008 conoscendo poi in Inghilterra e all’estero numerosissime edizioni ed allestimenti diventando il testo “cult” di riferimento sul bullismo. E’ stato rappresentato dagli studenti di college e scuole di tutto il mondo. Per il suo valore formativo e i temi trattati è entrato a far parte dei programmi di letteratura inglese e nelle scuole dove il teatro e materia di insegnamento.

D.N.A. & BULLISMO

Qualcuno avrà letto “il Signore delle mosche” di William Golding, una storia immaginata oltre cinquant’anni fa, che in qualche modo riproduce o comunque richiama la nascita di una società molto primitiva, animalesca, con gerarchie dure, fondate su rapporti di forza e ritualità magiche e terrifiche, mostrando come essa si sviluppa spontaneamente in un gruppo di fanciulli abbandonati a sé stessi.

Cosa spinge dunque l’uomo ad aggregarsi? Il bisogno di comunicare e di amarsi sì, ma non soltanto: un motore potente è la paura e quindi il bisogno di sentirsi protetti.

Si tende ad allinearsi ed allearsi con chi è percepito più forte (il più forte magari potrà proteggerci di più, ma soprattutto è meglio non averlo come nemico).

La coesione, l’unità di intenti, più che la partecipazione, l’obbedienza alle attività che vengono stabilite dal gruppo sono requisiti fondamentali al successo ed al raggiungimento degli scopi fissati.

La paura genera strutture di rapporti rigide e regimi tirannici e militari: chi ha paura è in guerra.

Quando in un gruppo i malesseri ed i timori, sono intensi quel gruppo tenderà ad assumere condotte di tipo persecutorio verso i soggetti più deboli, in questo modo ciascuno si sentirà “liberato” anche se solo transitoriamente ed illusoriamente: se succede ad un altro, non sta succedendo a me. Il capro espiatorio designato di norma deve presentare uno o più aspetti che lo rendano un bersaglio facile.

In preadolescenza ed adolescenza potremmo ipotizzare che alcuni atteggiamenti aggressivi siano anche condizionati dalle modificazioni ormonali in corso, ma probabilmente ciò che gioca la parte essenziale è la paura generata nella esperienza di parziale svincolo dai riferimenti protettivi familiari. Tipicamente gli atti di bullismo avvengono al di fuori del controllo degli adulti o delle autorità in genere.

Non tutti quelli che sono responsabili di piccoli e grandi abusi, sono giovani che vivono malesseri profondi: devono riuscire a cavarsela lontano dai genitori e possono riuscirci conformandosi al gruppo dei coetanei. Il consenso del gruppo fa apparire “normale” il comportamento.

Che piaccia o meno riconoscerlo, queste dinamiche sono operanti anche nella cosiddetta “società” degli adulti.

Nel testo di D. Kelly violenza, sopraffazione, crudeltà, sono come suggerisce il titolo riconducibili a un’istintualità primordiale, a un d.n.a. dell’essere umano. Non c’è nessun particolare contesto critico di degrado sociale a fare da sfondo.

L’azione scenica si muove tra un campo e un bosco, spazio nascosto, lontano dallo , punto di ritrovo di un gruppo di ragazzi che ha instaurato un “regime” al di fuori delle leggi.

La ripetitività strutturale delle scene sembra rimandare a una ciclicità della vita, della Storia, nel suo alternare lo schema: malessere, conflitto, persecuzione di un capro espiatorio.

Questa micro-società riproduce la tipica struttura di un regime tirannico – ci sono i leader, i seguaci fanatici, quelli che non prendono posizione, quelli che obbediscono per paura di essere esclusi, emarginati, “fatti fuori”. E’ una micro-società dalla miscela esplosiva, votata ad azioni violente e irrazionali.

Se le relazioni in un gruppo, in una collettività, non sono fondate sull’ empatia, l’altruismo, la cooperazione non è possibile nessuna emancipazione della nostra specie, “il branco” continuerà a ricaderci addosso ciclicamente, perché nessun animale fa tanto ricorso a guerre inutili quanto l’uomo.

Antonia Renzella – Compagnia TAG( Teatro#Abruzzo#Giovane)

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