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Sessantesimo della Tragedia di Marcinelle (8 agosto 1956 – 8 agosto 2016)

da Redazione

Se solo li avessero ascoltati “Marcinelle” non ci sarebbe stata. Ricordiamo ed onoriamo questi coraggiosi eroi della verità

jean van lierde

PESCARA – Jean Van Lierde e Gastone Lodolo sono a loro modo degli eroi. Entrambi, da diverse posizioni sociali, ebbero il coraggio della denuncia. Per entrambi la Miniera del “Bois du Cazier” andava chiusa ed immediatamente perché insicura. Altrimenti la tragedia sarebbe stata inevitabile. Per aver detto solo la verità pagarono un durissimo prezzo. Solo il tempo avrebbe, purtroppo e tragicamente, dato loro ragione.

Jean Van Lierde

Nel 1952 il Ministro della Difesa belga propose ad un giovane obiettore di coscienza (probabilmente in primo in assoluto in quella nazione) di andare a lavorare per due anni, in sostituzione del servizio militare, in una miniera. Quel ragazzo si chiamava Jean Van Lierde, nato a Charleroi il 15 febbraio del 1926, e successivamente diverrà un punto di riferimento del pacifismo e dell’antimilitarismo europeo. Jean Van Lierde non poté fare altro che accettare. La miniera a cui fu destinato era il “Bouis du Cazier” di Marcinelle. Nel 1953 il giovane belga ebbe il coraggio di pubblicare un piccolo opuscolo nel quale descriveva le umilianti condizioni di lavoro dei minatori e la pericolosità di quella che lui definiva la “tomba della dignità umana”. Parlando dei minatori e delle loro famiglie diceva: “ Una volta qui sono trattati come bestie”. Parlando della miniera diceva: “Sembra di essere uomini vivi in attesa di morire. Nulla qui risponde alla logica della tutela e della sicurezza dei lavorati. Ma tutto mira al conseguimento del massimo utile”. Naturalmente per Jean Van Lierde arrivarono provvedimenti ed inviti a tacere. Poi nell’agosto del 1956 la tragedia. Subito dopo scriverà un libro “6 mois dans l’enfer d’une mine belge : le Bois du Casier à Marcinelle avant la catastrophe du 8 août 1956”. Si proprio così: “6 mesi nell’inferno della miniera”. Quando, molti anni dopo, gli verrà chiesto di lasciare una sua testimonianza dirà: “Ricordo il caldo terribile, chilometri sottoterra prima di raggiungere i cavalli, i topi che mangiavano il mio pane, e dei rumori sinistri di cui i vecchi minatori avevano una sinistra paura. E i capi che ci chiedevano di essere sempre più veloci. Gli italiani mi sembravano rassegnati.”. Racconterà che un anziano minatore italiano gli disse: “ Il Grisoù è inodore per tutti tranne che per i minatori. Questa miniera sarà la nostra tomba”. Jean Van Lierde morirà il 15 dicembre del 2006.

Gastone Lodolo

Si è persa, colpevolmente, nel tempo la memoria del coraggioso gesto di Gastone Lodolo il minatore friulano, nato ad Udine il 7 ottobre del 1919, che si assunse la responsabilità di denunciare durante un’assemblea sindacale, tenutasi nella cittadina di Dampremy, le pesanti condizioni di vita dei lavoratori e la totale insicurezza della miniera. Solo qualche giorno dopo Gastone Lodolo riceveva un foglio di via perché “nuoceva all’economia del paese”. Al suo rifiuto di abbandonare il Belgio seguirono prima il suo arresto, nella prigione di Charleroy, e subito dopo l’espulsione. Tutto questo nel colpevole silenzio delle autorità italiane. Successivamente, difeso dall’avvocato Jacques Mois, ottenne tramite una sentenza del Consiglio di Stato l’annullamento del provvedimento di espulsione e quindi il diritto di poter rientrare in Belgio. Intanto, purtroppo, si era consumata l’8 agosto del 1956 la tragedia di Marcinelle che Gastone Lodolo aveva tristemente annunciato. Subito dopo rilasciò una toccante intervista a “L’Unità” nella quale, tra le altre cose, fece capire: “Li avrei voluto salvare. Ma non mi hanno voluto ascoltare”. Anche per questo il minatore friulano non volle mai più tornare in Belgio. Gastone Lodolo morirà nella sua Udine il 10 febbraio 1994.

(a cura di Geremia Mancini – Presidente onorario “Ambasciatori della fame”)

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