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Sin Bussi, il M5S deposita un nuovo esposto [VIDEO]

da Francesco Rapino

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PESCARA – Il MoVimento 5 Stelle torna sul capitolo inquinamento Bussi e presenta un esposto che verrà depositato alla Corte dei Conti di Lazio e Abruzzo, all’Anac e al Comando dei Carabinieri Forestali di Pescara, in merito alla gara di appalto indetta dall’allora Commissario Goio, che il Ministero dell’Ambiente sta portando a conclusione, per la bonifica di una piccola porzione del Sin Bussi, quella sovrastante lo stabilimento industriale.

A firmarlo i consiglieri regionali Sara Marcozzi e Domenico Pettinari, il deputato Gianluca Vacca e l’avvocato Isidoro Malandra.

“Questo atto nasce innanzitutto dal fatto che a dieci anni dalla scoperta dalla più grande discarica abusiva e chimica d’Europa nulla è stato fatto sostanzialmente – ha spiegato il deputato Gianluca Vacca – con il sito che continua ad inquinare, continua ad essere lì, nessuno ha avviato procedure di bonifica, adesso si vorrebbe bonificare una parte a monte che invece è la parte meno inquinata. Oltretutto si sta procedendo con l’assegnazione di un bando per la bonifica di questa parte a monte del sito più inquinato senza aver intimato i privati a bonificare come prevede la Legge.

Noi chiediamo di fare chiarezza su queste procedure, il Comune si sta accollando la gestione di una parte del sito inquinato. Anche questo a nostro avviso non è molto logico in considerazione del fatto che la gestione di un sito comporta degli oneri che un Comune piccolo come Bussi non può avere. Insomma si sta procedendo in una direzione che non porterà alla soluzione del problema, ma a nostro avviso anzi porterà ad ulteriori allungamenti e ad ulteriori problemi che allungheranno il tempo della bonifica che invece secondo noi andrebbe fatte prioritariamente dal Governo e da tutte le Istituzioni”.

Le otto criticità rilevate dall’esposto

Ci si chiede come sia possibile che, in nome della reindustrializzazione, sia data priorità alla bonifica di un’area di gran lunga meno pericolosa rispetto a quella su cui sorge la discarica TreMonti, dalla quale ancora oggi sembrano fuoriuscire sostanze fortemente inquinanti.

Ci si chiede come sia possibile che, per acquisire il consenso (probabilmente non necessario) di Solvay alla bonifica delle aree di sua proprietà a monte dello stabilimento industriale, il Comune di Bussi debba accollarsi il rischio di rispondere economicamente per i costi della bonifica “nei limiti del valore di mercato del sito, determinato a seguito dell’esecuzione degli interventi medesimi”, come previsto dall’art. 253 Codice Ambiente, e altri oneri come quelli che lo stesso Ministero dell’Ambiente ha indicato in un milione di euro l’anno per la gestione della barriera idraulica realizzata da Solvay.

Ci si chiede se sia consentito procedere con “misura preliminare e in sostituzione di Edison” quando il provvedimento che individuava Edison spa quale responsabile dell’inquinamento e, dunque, quale soggetto obbligato alla bonifica è stato annullato dal Consiglio di Stato.

Ci si chiede se sia consentito al Mattm, proseguire nelle attività di bonifica quando esse erano state concepite come integrative e complementari rispetto a quelle progettate da Solvay la quale pare non intenda eseguirle poiché “non dovute”.

Ci si chiede se sia legittimo e corretto che la gara di appalto sia indetta e i lavori assegnati pur in assenza dell’identificazione del responsabile della contaminazione e, dunque, prima ancora che siano scaduti i termini ad adempiere spontaneamente, con ciò esponendo la P.A. al rischio di non poter chiedere la restituzione delle somme spese così come paventato dallo stesso Ministero dell’Ambiente.

Ci chiede se sia legittimo e corretto che la procedura per l’individuazione del responsabile della contaminazione debba essere posta a carico della Provincia di Pescara, attraverso un procedimento ex novo, sebbene per le aree interessate dalla bonifica il Mattm aveva individuato e diffidato, il 9.9.2013, Edison spa; o se, non era più logico e corretto avviare un nuovo procedimento di diffida fondandolo sulle norme contenute nel D. Lgs. 152/2006, come peraltro velatamente suggerito dallo stesso Consiglio di Stato.

Ci si chiede se sia legittimo e corretto rimediare alla integrale mancanza di copertura finanziaria intervenendo a posteriori oppure se il vizio della gara sia insanabile, dovendo darsi l’integrale copertura al momento dell’indizione della gara stessa.

Ci si chiede se sia legittimo e corretto completare l’iter della gara nonostante il Ministero abbia dichiarato che il Progetto da realizzare con i lavori posti a gara non è adeguato alle numerose e pregnanti osservazioni/prescrizioni formulate dallo stesso Ministero.

“Dalla lettura dei documenti emergono tutta una serie di dubbi – ha affermato la consigliera regionale, Sara Marcozzi – il primo dubbio su tutti è per quale motivo il Ministero abbia interesse a sostituirsi al privato nelle operazioni di bonifica prima di diffidarlo. Di fatto è stato messo in dubbio quel processo fondamentale nei casi di inquinamento ambientale del ‘chi inquina paga’ cioè il responsabile del regolamento è, secondo la Legge italiana, colui che si deve occupare della bonifica.

Non capiamo dunque per quale motivo l’iter relativo al bando della bonifica sia stato iniziato e vada avanti prima di diffidare il responsabile dell’inquinamento ad effettuare le bonifiche. Questo ha una duplice conseguenza: il fatto che il Ministero si sostituisca ad un soggetto prima di diffidarlo e il fatto che le somme prese dalle casse pubbliche per la bonifica non potranno essere richieste al soggetto responsabile dell’inquinamento perché non è stato diffidato. Comunque mi sembra che ci sia un evidente danno erariale, l’esposto lo abbiamo indirizzato non soltanto al Corpo Forestale dei Carabinieri ma anche alla Procura della Corte dei Conti”.

In conclusione, l’idea che l’area di Bussi debba essere reindustrializzata a tutti i costi sembra stia dando già i suoi frutti avvelenati.

Il M5S chiede:

che il SIN di Bussi sia bonificato a partire dalle aree maggiormente pericolose, come l’area della discarica TreMonti, e nel rispetto del principio che “chi inquina paga”;

la tutela delle casse dello Stato, e dunque della collettività, dal rischio di esborso di fondi pubblici in futuro non recuperabili dal soggetto responsabile dell’inquinamento;

la sospensione dell’iter attivato dal Comune di Bussi relativamente all’acquisto delle aree di proprietà Solvay essendo, eventualmente, sufficiente una occupazione temporanea del sito da bonificare;

relativamente alle aree bonificate, in special modo quelle di enorme pregio ambientale situate nell’area di confluenza tra il Tirino ed il Pescara, il M5s chiede che siano risparmiate da una reindustrializzazione forzata e impattante dal punto di vista ambientale, e che invece le risorse pubbliche siano destinate a creare posti di lavoro nell’ambito del turismo ecologico e di qualità.

“Il Movimento 5 Stelle come sempre va fino in fondo e fa il proprio dovere fino in fondo – ha detto il consigliere regionale, Domenico Pettinari – abbiamo depositato già un esposto, questo è il secondo, noi ce la mettiamo tutta e dimostriamo che al seguito di atti di Governo e di sindacato istituzionale, quando non ci ascoltano andiamo anche agli organi di controllo esterni per far luce su eventuali procedimenti opachi, questo abbiamo fatto anche questa volta”.

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